Il Fatto Quotidiano

I 150 migranti sbarcano, Salvini affonda: cede e finisce indagato

Dopo 10 giorni finisce l’inutile stallo della nave Diciotti

- ▶ CAIA, DE CAROLIS, MANTOVANI, MASSARI E PALLADINO

■ Si chiude nel modo peggiore la vana prova muscolare del vicepremie­r. Che riesce a ottenere solo 20 ricollocam­enti in Albania un’altra ventina in Irlanda. Due eritrei: “Siamo fuggiti dalla nave di notte a nuoto”

C’è voluta meno di una settimana e alla fine l’inchiesta sulla Diciotti è arrivata ai massimi vertici del Viminale. Matteo Salvini è ora iscritto nel registro degli indagati della Procura di Agrigento per sequestro di persona. È sottoposto ad indagini anche il capo di gabinetto del Ministero dell’Interno, il prefetto Matteo Piantedosi nominato dal leader leghista. L’annuncio è arrivato dal procurator­e Luigi Patronaggi­o in una nota diffusa ieri in serata. Il magistrato ha confermato che i reati iscritti nel procedimen­to sono, oltre al sequestro, l’arresto illegale e l’abuso d’ufficio, nei confronti dei 177 migranti e richiedent­i asilo rimasti a bordo della nave della Guardia costiera dal 16 agosto scorso.

LA DECISIONE è arrivata dopo le attività istruttori­e svolte dalla Procura di Agrigento a Roma. Patronaggi­o ha ascoltato per più di tre ore, negli uffici di Piazzale Clodio, come persone informate sui fatti, i prefetti Gerarda Pantaloni, capo dipartimen­to per le libertà civili e l’immigrazio­ne del Viminale, e il suo vice Bruno Corda. Sono i due gangli vitali del sistema di gestione dei migranti, gli snodi attraverso i quali è passata la decisione di bloccare a bordo i 177 naufraghi della Diciotti.

Il procurator­e di Agrigento nel pomeriggio ha poi ascoltato, sempre come testimoni, gli ufficiali della Guardia costiera in servizio al Mrcc di Roma, il centro di coordiname­nto dei salvataggi in mare che ha seguito l’intera operazione. Nella capitale Patronaggi­o ha poi acquisito tutta la documentaz­ione prodotta dai due ministeri coinvolti, l’Interno e l’Infrastrut­ture. Carte che ora serviranno per la ricostruzi­one dettagliat­a dell’intera linea di comando. Centrale, per l’inchiesta, è quanto avvenuto nella sala situazioni del polo Tuscolano della Polizia di Stato al tavolo interforze che coordina i salvataggi e gli sbarchi dei migranti. Qui siede il funzionari­o del Viminale incaricato di fornire alla Guardia costiera il porto di sbarco su indicazion­e del Dipartimen­to guidato dal prefetto Pantalone, che evidenteme­nte ha seguito le indicazion­i del ministro trasmesse dall’ufficio di gabinetto. Il porto non è stato indicato e la nave è stata bloc- cata per dieci giorni, con 177 migranti (poi 150, dopo l’evacuazion­e di minori e di persone con problemi di salute).

Matteo Salvini ha riproposto per tutta la giornata di ieri su Facebook l’attacco alla magistratu­ra: “Mi spiace ci sia qualche giudice che ha tempo e denaro pubblico da perdere per andare a interrogar­e dei funzionari. Se devono indagare, interrogar­e qualcuno, vengano direttamen­te dal ministro che è colui che ha dato indicazion­i e disposizio­ni”. Salvini ha sfidato il titolare della indagini: “Il procurator­e di Agrigento ha chiesto ufficialme­nte i miei dati anagrafici. Per fare cosa? Non perda tem- po, glieli do io. Se vuole interrogar­mi, o magari arrestarmi perché difendo i confini e la sicurezza del mio Paese, ne sono fiero e lo aspetto a braccia aperte!”. La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati è arrivata poco dopo. Ora il procedimen­to passa al Tribunale dei ministri di Palermo.

In serata Salvini ha fatto l’ennesima diretta video su Facebook: “Ho saputo dieci minuti fa che sono sotto inchiesta per sequestro di persona, ma è difficile fermarci”. Il ministro dell’Interno chiama a raccolta l’esercito dei supporter sui social: “C’è un popolo stufo di essere servo: bloccare l’immigrazio­ne clandestin­a non è diritto ma un dovere di un mi- nistro; abbiamo fatto e speso anche troppo, lo dico soprattutt­o al popolo della rete, per fortuna che esiste, non possono imbavaglia­re nessuno”.

L’ATTACCO ai magistrati è frontale, come già era avvenuto in passato per l’inchiesta sui conti della Lega: “È una vergogna essere indagati per difendere gli italiani, serve la riforma della giustizia. Faccio affidament­o sulle migliaia di giudici per bene e ai magistrati che fanno il loro dovere: buttate fuori le correnti dalle aule e se qualcuno vuole fare politica per il Pd si candidi”. Nel suo discorso ha preso nuovamente di mira il procurator­e di Agrigento Luigi Patronaggi­o: “Lo aspetto con il sorriso a Pinzolo, aspetto un procurator­e che invece di indagare un ministro indaghi i trafficant­i di essere umani”. L’Associazio­ne magistrati (Anm) denuncia l’“interferen­za nelle prerogativ­e dell’Autorità Giudiziari­a” ma soprattutt­o i togati del Consiglio superiore della magistratu­ra hanno reso noto che dedicheran­no al caso Salvini-Diciotti la prima seduta utile del plenum a settembre.

I vertici del M5S hanno fatto sapere che non chiederann­o le dimissioni di Salvini: “In base al codice etico dei ministri può restare”.

Lo scontro

L’Anm denuncia “l’interferen­za”. I togati del Csm: “Ne parliamo al plenum”

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LaPresse Liberati Il momento dello sbarco di alcuni dei migranti trattenuti sulla nave Diciotti, a Catania
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