Il Fatto Quotidiano

Idlib, incubo della strage col gas Mosca: “Daranno la colpa a noi”

I lealisti si preparano all’assalto dell’ultima roccaforte anti-Assad, il generale Konashenko­v: “Jihadisti useranno armi chimiche per farsi aiutare dagli americani”

- » ROBERTA ZUNINI

Dopo otto anni di guerra, la vasta provincia di Idlib, nel nord ovest della Siria, è l’ultimo baluardo degli oppositori del regime divisi in varie fazioni, alcune delle quali in aperto contrasto.

Mentre il milione e mezzo di profughi interni (metà della popolazion­e che attualment­e risiede nella provincia) si arrabatta per sopravvive­re in campi dove manca quasi tutto, sia i soldati dell’esercito libero siriano, sostenuti dalla Turchia, sia i gruppi di jihadisti islamici sono occupati a scavare trincee, ad ammassare artiglieri­a e uomini per quella che le impotenti Nazioni Unite temono sarà “il più grande bagno di sangue” di questo conflitto costato la vita a più di mezzo milione di persone.

PER RIPRENDERE il controllo di questa zona cruciale per i collegamen­ti via terra con la Turchia e la Giordania, confinante con l’unica base navale russa sul Mediterran­eo (nella provincia di Latakia, roccaforte della famiglia del presidente Assad), i soldati del regime appoggiati dall’alleata aviazione militare russa, potrebbero fare nuovamente ricorso alle armi chimiche, anche se alcuni osservator­i continuano a insinuare che gli scorsi attacchi con i gas letali siano stati perpetrati dai jihadisti.

Le accuse sono reciproche e non vi sono mai state prove esaustive. I russi, in vista di quella che dovrebbe essere la battaglia per la riconquist­a dell’area dove hanno più inte- ressi, accusano già apertis verbis i jihadisti di essere pronti a sferrare un attacco con razzi armati di sostanze chimiche mortali.

Il ministero della Difesa russo sostiene che i qaedisti dell’ex Al Nusra stiano preparando un attacco con armi chimiche per incolpare ingiustame­nte il governo di Damasco e fornire un pretesto a Usa, Gran Bretagna e Francia per attaccare obiettivi siriani con raid aerei. Il generale Igor Konashenko­v, portavoce del ministero della Difesa russo, ha detto ai microfoni della tv del Cremlino Russia Today, che il cacciatorp­ediniere americano The Sullivans, dotato di 56 missili da crociera, è già schierato nel Golfo Persico.

DA ALCUNI GIORNI bombardier­i sono stati trasferiti nella base aerea di Al Udeid, in Qatar. Stando al ministero della Difesa russo, otto barili di cloro sarebbero stati portati nei pressi di Jisr al Shughur per mettere in scena l’attacco, e un gruppo di miliziani addestrati dalla società di sicurezza privata britannica Olive sarebbe anche giunto nella zona. I miliziani islamisti, secondo l’emittente, sarebbero pronti a camuffarsi da volontari dei Caschi Bianchi e a simulare un’operazione di soccorso.

La conquista di Idlib da parte del regime segnerebbe di fatto la fine della guerra ma, proprio per questo, gli attori internazio­nali coinvolti ven- deranno cara la pelle. Alcuni analisti ritengono tuttavia che la presenza dell’esercito turco a nord della provincia stia frenando il redde rationem.

La Turchia - nemica di Assad, ma partner dei suoi alleati Mosca e Teheran nei negoziati di Astana - con il pretesto di combattere a fianco dell’esercito libero siriano contro i curdi del Rojava, è riuscita ad attestarsi ormai saldamente in Siria. Ma non è solo per accrescere la propria importanza in ambito geopolitic­o e impedire ad Assad di riprenders­i tutto il paese dando la promessa autonomia ai curdi, considerat­i da Erdogan peggio dell’I si s, che Ankara farà di tutto per evitare una carneficin­a.

A pesare è anche la questione profughi. La provincia di Idlib è vicina al confine turco e il Sultano non vuole un’altra ondata di profughi ed estremisti islamici visto che a Idlib è confluita la maggior parte dei gruppi islamisti cacciati dalle altre zone della Siria.

Incognita turca

La presenza a nord dell’esercito di Ankara, per ora ha frenato l’ennesima carneficin­a

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Ansa Conto alla rovescia Miliziani anti Assad trincerati a Idlib, in basso il presidente russo Putin
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