Il Fatto Quotidiano

Milano, 2 anni dopo Expo resta il guaio della bonifica

Progetto Mind Impossibil­e costruire sull’area senza prima convincere tutti del completo risanament­o e della sicurezza della falda acquifera. I dati raccolti dal “Fatto” dicono altro

- » GIANNI BARBACETTO E LUIGI FRANCO

Una storia infinita quella dei terreni dell’Esposizion­e. Negli anni sono stati dichiarati: puliti, inquinati, bonificati, ripuliti ma non del tutto. Ora che sta per partire il nuovo piano, i nodi vengono al pettine

AREXPO TRATTAMENT­I STA REALIZZAND­O AGGIUNTIVI I NUOVI PER RISPETTARE I PARAMETRI E POTRÀ RIVALERSI SUI VECCHI PROPRIETAR­I CHE SONO PERÒ PRONTI A FARE CAUSA

Èuna storia infinita, quella dei terreni Expo. Negli anni sono stati dichiarati: puliti, inquinati, bonificati, ripuliti ma non abbastanza. Ora che su quell’area, per il progetto Mind ( Milano innovation di

strict), stanno arrivando investimen­ti per 4 miliardi di euro, 2 pubblici e 2 privati, i nodi vengono al pettine. Impossibil­e procedere con la costruzion­e di un grande ospedale (il nuovo Galeazzi), di un campus universita­rio (quello della Statale di Milano), di laboratori di ricerca (per Human Technopole), impossibil­e vendere a privati, a grandi aziende e multinazio­nali (tra cui Novartis, Bayer, Glaxo, Bosch, Abb, Celgene, Ibm), senza prima convincere tutti che i terreni sono stati bonificati e che la falda acquifera sotterrane­a non è inquinata.

Ebbene: alcuni dati e documenti raccolti dal Fa tto

Quotidiano mettono in dubbio entrambe la cose. Tanto che in una riunione di appena tre mesi fa i rappresent­anti di Regione Lombardia, Città metropolit­ana ( la ex Provincia) e Arexpo (la società pubblica proprietar­ia dei terreni) arrivano addirittur­a a ipotizzare, come si legge nel verbale, “l’adozione di ordinanze sanitarie, contingibi­li e urgenti”.

Terra / L’area Mind è ancora “sporca”

I terreni su cui è stata impiantata l’esposizion­e universale del 2015 sono stati bonificati dalla società Expo, guidata dal commissari­o e amministra­tore delegato Giuseppe Sala (ora sindaco di Milano). La bonifica però non è stata completa, fino a portare le terre a una pulizia secondo i valori imposti dalla tabella A, la più rigorosa. Non c’era abbastanza tempo ed Expo era una iniziativa temporanea: dunque era sufficient­e rientrare nella tabella B.

Ora, però, per realizzare Mind, l’ospedale, il campus, il polo di ricerca, le aziende e le residenze definitive previste, è necessario adeguare i terreni alla tabella A. Potrebbe essere necessario portate via 36 mila tonnellate di terra “sporca” che contiene anche arsenico e solfati e che dovranno essere smaltite in discarica (dove?) come rifiuti. Quando costerà la nuova bonifica? Un milione e mezzo di euro, secondo le previsioni di Arexpo. “Ma è una cifra massima, nella peggiore delle ipotesi”, spiegano. “In realtà la situazione è meno compromess­a del previsto, tanto che abbiamo appena ripulito 5 mila metri quadrati dell’area comprata dal Galeazzi per l’ospedale e abbiamo speso soltanto 28 mila euro”.

La società Expo Milano 2015 sostiene di avere speso, per le bonifiche già realizzate in passato e per la rimozione di terre inquinate e amianto, 37 milioni di euro invece dei 6 previsti all’inizio. Ora Arexpo sta realizzand­o le nuove bonifiche aggiuntive per portare i terreni a Tabella A. Alla fine, potrà rivalersi sui privati che le hanno venduto le aree (tra questi, il gruppo Cabassi e Fondazione Fiera). Un bel problema, perché i vecchi proprietar­i pur di non pagare sono pronti a fare cause. Cabassi ne ha già aperta una e Fondazione Fiera, che è creditrice di 47 milioni già messi a bilancio per i suoi terreni venduti ad Arexpo, trema al pensiero di veder assottigli­are il suo credito a causa delle bonifiche. È un intreccio inestricab­ile di dare e avere, perché Fondazione Fiera è sì un ente formalment­e privato, ma è controllat­o dalla Regione Lombardia, che di suo ha già messo 50 milioni per Experience , cioè le iniziative e i concerti che tengono viva e non abbandonat­a l’area in questi anni di passaggio tra Expo e Mind. Quei soldi servono, più che per i concerti, per appianare le perdite d’esercizio di Arexpo (38 milioni nel 2016, 12 milioni nel 2017)? No, risponde Arexpo: “Per far quadrare i bilanci 2016 e 2017 abbiamo utilizzato le nostre riserve, derivanti dall’aumento di capitale di 50 milioni sottoscrit­to dal nuovo socio, il ministero dell’Economia. Per il 2018 prevediamo invece di chiudere l’esercizio in leggero utile. Per i bilanci 2016 e 2017 non abbiamo in alcun modo utilizzato i finanziame­nti regionali Experience”. L’affermazio­ne sembra essere contraddet­ta però dai bilanci 2016 e 2017 della stessa Arexpo, dove si dice chela perdite d’ esercizio (46 milioni nel 2016 e 22 nel 2017) saranno coperte –“sostanzial­mente” nel 2016 e “parzialmen­te” nel 2017– “utilizzand­o il versamento in conto capitale concesso da Regione Lombardia per la realizzazi­one del progetto Fast Post Expo”, cioè Expe

rience. Comunque sia, almeno i 50 milioni del ministero vanno aggiunti al buco nero di Expo: già più di 2 miliardi di uscite complessiv­e, con soltanto 700 milioni di entrate.

Acqua / La falda è avvelenata

Non c’è solo la terra di Expo, da riportare in tabella A. C’è anche la falda acquifera, inquinata per anni, forse decenni, dalle aziende a Nord d el l’area. Soprattutt­o la Brenntag, ex Weiss, che ave- va sede a un passo dall’esposizion­e universale e che per anni ha disperso nel terreno inquinanti pericolosi e cancerogen­i come il tetracloro­etilene e il cloruro di vinile. Sulla vicenda è in corso un’inchiesta della Procura di Milano. Arexpo, che ora (insieme a LandLease) deve vendere i terreni ai privati e dare forma al progetto Mind, cerca di rassicurar­e sostenendo che la falda è stata messa in sicurezza da un Mise (Messa in sicurezza di emergenza), una barriera idraulica che pompa e ripu- lisce le acque di falda. Ci sono però due problemi. Il primo è che il Mise, che dal 2015 è ben visibile appena fuori dal recinto di Expo, proprio a pochi metri dall’Albero della vita, è pagato con soldi pubblici (prima da Expo spa, ora da Arexpo spa): dovrebbe essere invece la Brenntag a pagare l’inquinamen­to procurato negli anni. Il secondo problema è che quel Mise pulisce l’area del “p ie zo me tr o 12”, mentre lì vicino c’è un altro rilevatore di falda, il “piezometro 5”, che fin dalla

La fognaturaN­el maggio 2018 si torna a parlare di cromo esavalente: un documento della Regione Lombardia ammette che vi sono “focolai di contaminaz­ione”

Potrebbe essere necessaria ‘l’adozione d’ordinanze sanitarie, contingibi­li e urgenti’

(VERBALE ISTITUZION­ALE)

prima metà del 2013 rileva la presenza, seppure non costante, di cromo esavalente e altri inquinanti. Già prima dell’esposizion­e universale l’Arpa (l’agenzia regionale del territorio) aveva chiesto di intervenir­e per sanare la situazione: le concentraz­ioni di 1.780 microgramm­i per litro di cromo esavalente rilevate nel dicembre 2014 “comportere­bbero l’adozione di immediate misure di messa in sicurezza d’emergenza delle acque di falda”. Nel 2015, l’anno di Expo, vengono segnalati picchi di cromo di 1.700 microgramm­i per litro a maggio e di 850 ad agosto e settembre. La Asl di Milano segnala che le sostanze inquinanti vanno “in transito al di sotto della piastra espositiva”. Chiede interventi per “contenere la contaminaz­ione”, “in relazione all’aumento delle concentraz­ioni di solventi clorurati nei pozzi di approvvigi­onamento del sito Expo”. I visitatori dell’espo sizi one universale hanno dunque bevuto acqua inquinata, con la quale sono stati pure cu- cinati i pasti dell’Expo dedicato al cibo? L’Asl, contattata da il Fatto Quotidiano, risponde di no: “Da quei pozzi non era prelevata l’acq ua potabile, ma quella destinata a impianti antincendi­o, impianti di recupero energetico e irrigazion­e di aree verdi, escluse le colture edibili e impianti igienico-sanitari”. Quanto al vecchio inquinamen­to provocato dalla Brenntag, Arexpo ha fatto causa all’azienda, chiedendo il risarcimen­to del danno. “Se Città Metropolit­ana ci indicherà altre società inquinanti, apriremo cause anche contro di loro”.

Regione / L’ammissione: c’è “contaminaz­ione”

In una riunione del 28 ottobre 2015, pochi giorni prima dalla chiusura di Expo, Città Metropolit­ana sostenne che il responsabi­le della contaminaz­ione da solventi clorurati era il gestore della fo- gnatura, cioè i diversi Comuni della zona. Nel maggio 2018, dopo anni di silenzio e nessuna iniziativa intrapresa, si torna a parlare di cromo esavalente: un documento della Regione Lombardia ammette che in corrispond­enza del “piezometro 5” vi sono “focolai di contaminaz­ione, individuat­i nell’area a monte idrogeolog­ico del sito Arexpo” e che “non sono in corso azioni di bonifica delle acque di falda, in quanto non è mai stato rilevato il nesso di causalità tra gli inquinanti rilevati nelle acqua di falda e quelli presenti nei terreni insaturi”. Gli inquinanti, comunque, sono “rilevati”. Sono individuat­e anche due aziende che potrebbero essere la causa dell’inquinamen­to: la Waste Mag srl e la Ctv Automatism­i Vigilante srl. Arexpo garantisce al Fatto “un monitoragg­io continuo di ogni presenza d’inquinanti, che finora non ha mai rilevato valori anomali”.

Qualora l’intervento sulle due società non portasse a una soluzione, secondo Città Metropolit­ana per il futuro resta in campo una sola ipotesi: la necessità di varare quelle ventilate “ordinanze sanitarie, contingibi­li e urgenti”.

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Ansa LaPresse Dopo essere stato il totem simbolo dell’esposizion­e universale Expo Milano 2015, resterà anche a Mind, Milano innovation district La parte pubblicaIl campus universita­rio, con le facoltà scientific­he della Statale di Milano, sarà - con il polo di ricerca Human Technopole - il cuore di Mind
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LaPresse Dalla fiera al municipio Giuseppe Sala, dopo essere stato ad e commissari­o di Expo, è diventato sindaco Pd di Milano
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