Vigili del fuoco: troppo pochi e troppo precari
SOTTO ORGANICO Le stragi di Genova e del Pollino sono state affrontate “grazie all’eroismo dei pompieri”. Per i sindacati mancano tra i 5 e gli 8 mila agenti
Il crollo del ponte Morandi a Genova è solo l’ultimo degli episodi che ricordano, se mai ce ne fosse bisogno, che in Italia i vigili del fuoco sono troppo pochi. Se ci limitiamo a prendere come riferimento il numero stabilito dalla legge, mancano ben 1.500 addetti alle emergenze. Se però consideriamo le reali necessità di un Paese come il nostro, con frequenti catastrofi naturali (e soprattutto artificiali), le stime di esperti e sindacati sostengono che la carenza di agenti si aggiri tra le 5 e le 8 mila.
Il problema del Corpo sotto organico torna in cima all’agenda politica sempre quando siamo in presenza di un disastro che ha provocato morti e macerie. Ma ogni volta, facendo i dovuti calcoli, si nota come la situazione non sia cambiata rispetto all’ultimo episodio simile: le falle restano, nonostante le tante promesse. Basti pensare che stiamo ancora arruolando persone in graduatoria da dieci anni, e che il sistema si regge anche su migliaia di super precari chiamati solo all’occorrenza con contratti molto brevi.
QUANDO È CROLLATOil ponte di Genova, la mattina del 14 agosto, in quel momento la Liguria non era in grado da sola di affrontare un evento di quelle dimensioni. Così è subito partito l’ordine di mandare squadre di vigili del fuoco da altre sei Regioni. Dal Piemonte si sono mossi in 95, 46 sono partiti dalla Lombardia, 31 dalla Toscana, 15 dall’Emilia Romagna e due dal Veneto. In casi come questi, è fisiologico che si chiamino rinforzi da altri territori. “Se però il terremoto nel Centro-Sud, avvenu- to lo stesso giorno, fosse stato più grave – sostiene Mauro Giulianella della Funzione pubb li caCg il–saremmo andati in affanno dovendo gestire due emergenze contemporaneamente ”. E poi vanno considerati i tempi di reazione: più agenti sono presenti sul territorio, prima si riesce a intervenire con un numero sufficiente di uomini. Se la carenza in una Regione impone l’invio di gruppi che vengono da più lontano, naturalmente, i tempi di viaggio rallentano l’intervento. Secondo il prefetto Saverio Ordine, capo della direzione centrale Risorse umane, “è solo grazie all’abnegazione dei nostri vigili, specialmente di chi ha voluto rinunciare alle ferie, che siamo riusciti a prestare un soccorso immediato”. “Sarebbe meglio – ha aggiunto parlando con il Fatto – che per certe cose non si rendesse necessario l’eroismo affrontando il problema della carenza di organico”.
A STABILIRE di quanti vigili del fuoco deve disporre il nostro Paese è la legge. Il numero indicato è 33.826: significa che ne avremmo ( condizionale d’obbligo) 0,5 ogni mille abitanti. Una quantità già di per sé definita da molti del tutto insufficiente. Il vecchio progetto “Soccorso Italia in 20 minuti”, risalente al lontano 2002, diceva che per creare una rete in grado di raggiungere ogni punto dello stivale con quelle tempistiche servirebbero almeno altri 3.500 agenti. Ma il problema è un altro ed è ancora più grave: quel numero ( 33.826) è solo scritto sulla carta; in realtà il totale dei vigili del fuoco effettivamente in servizio si aggira attorno ai 32 mila. Come spiega il prefetto Ordine, “se consideriamo i capi reparto, i capi squadra e i vigili, cioè il personale operativo, la carenza è di 1.450 agenti”. Insomma, se anche volessimo accontentarci di quello che dice la legge, comunque dovremmo assumerne quasi 2 mila per metterla in pratica. Se invece volessimo raggiungere una quota ideale, riportata in diversi studi tecnici, oltre alla dotazione di legge dovremmo aggiungerne trai 3 e i 5 mila. Stando all’opinione della Funzione pubblica Cgil, bisognerebbe rinforzare il Corpo con 8 mila ingressi e arrivare a un organico da 40 mila vigili. Qualunque sia la stima che vogliamo prendere come riferimento, più che di un buco dovremmo parlare di una voragine.
La politica finora ha fatto tanti proclami, ma alla fine è intervenuta solo con un po’ di stucco. L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, per e- sempio, ha provato a mettere una pezza. Con la legge di Stabilità 2018, infatti, il precedente governo ha aumentato di sole 300 unità la dotazione organica. Questo ritocco, connesso alla sostituzione di quelli che sono andati in pensione, ha permesso da inizio anno l’assunzione di 700 nuovi vigili del fuoco. I nuovi entrati sono presi dalla graduatoria di un concorso svolto nel lontano 2008. Entro fine anno giureranno altri 400. Ora che al Viminale è di casa un professionista della propaganda sulla sicurezza, non potevano mancare nuove promesse. Dopo il crollo di Genova, Matteo Salvini ha annunciato 1.500 nuove assunzioni. Non è chiaro però se queste vadano considerate in aggiunta o solo in integrazione alle 612 già previste (sempre dal precedente governo) nell’ambito degli 8 mila ingressi in tutte le Forze dell’ordine, ma ancora fermi per problemi di copertura finanziaria.
Quel concorso, però, non è l’unico canale di reclutamento. C’è anche l’infinita galassia di super precari definiti “discontinui”. Sono volontari, iscritti in un elenco, che vengono chiamati – a seconda delle esigenze – e assunti ogni volta per soli 14 giorni. Sempre la manovra 2018 ha previsto un piano di stabilizzazione. Al momento, ci sono ben 12.700 in quel registro, ma solo 7.800 sarebbero idonei per l’assunzione permanente. Anche qui, gli ingressi sono previsti con il contagocce: per quest’anno potranno entrare solo in 105. È però ancora tutto fermo: “Sulla situazione di questi precari – dice Costantino Saporito dell’Usb – abbiamo aperto un tavolo con il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Per noi devono essere assunti, sia perché ne hanno diritto sia perché il Corpo ha bisogno di loro”.
ANCHE AMMETTENDO il perfetto rispetto del piano di assunzioni, e il mantenimento della promessa di Salvini, saremmo comunque lontani dall’organico ideale. E mentre in Italia si fronteggiano le emergenze con l’acqua alla gola, negli altri Paesi europei si può contare su ben altre quantità, anche grazie a enormi schiere di volontari. Una tradizione, quella del pompiere non professionista, presente in Francia, Germania e Usa, tra gli altri. Non c’è un confronto ufficiale internazionale, ma un report del centro ricerche Ecorys – presentato a Rotterdam nel 2015 – fa notare come in Italia prevalgano in percentuale le forze di polizia che si occupano di lotta al crimine, mentre rispetto alle altre nazioni scarseggino quelle che si occupano di disastri causati dalla natura o dall’uomo.
TEORIA E PRATICA
Servono altri 2 mila operatori per arrivare ai 33.826 stabiliti dalla legge. Un numero comunque insufficiente
ASSUNZIONI CON IL CONTAGOCCE Dall’inizio del 2018 sono state reclutate 700 nuove persone Ferma la stabilizzazione di altri 105 “discontinui”