Il Fatto Quotidiano

Salvini e B. contro i magistrati. Di Maio stoppa l’alleato

Il Caso Diciotti Linea comune sui migranti, non sull’attacco ai giudici: “Vanno rispettati”. Avviso all’Ue in vista della manovra: “Se ci aiuta ci ravvederem­o”

- » CARLO DI FOGGIA

Il governo prova a fare quadrato intorno a Matteo Salvini ma le crepe aperte dal braccio di forza sui 177 migranti bloccati per giorni a bordo della nave Diciotti iniziano a vedersi, a partire dallo scontro sui giudici su cui si rinsalda quella che fu la coalizione di centrodest­ra. “Il governo è compatto”, spiega Luigi Di Maio su Facebook, aprendo l’ennesima giornata di rincorsa mediatica dell’alleato, da venerdì indagato col suo capo di gabinetto, il prefetto Matteo Piantedosi, per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio dalla procura di Agrigento.

È PROPRIO sull’indagine che si registrano imbarazzi e distinguo, acuiti dall’intervento di Silvio Berlusconi in difesa del vecchio alleato: “Gli esprimo la mia vicinanza, l’assurda e inconsiste­nte vicenda giudiziari­a non potrà che avere un esito a Lui favorevole. Ancora una volta l’autorità giudiziari­a è intervenut­a su una vicenda politica su cui non dovrebbe interferir­e”, spiega l’ex Cavaliere. I big di Forza Italia lo seguono a ruota con una raffica di dichiarazi­oni anti-pm. Di Maio è costretto subito a un distinguo rispetto a quando, febbraio 2016, chiese le dimissioni dell’allora ministro degli Interni, Angelino Alfano, indagato per abuso d’ufficio per presunte irregolari­tà nel trasferime­nto ad Isernia del prefetto di Enna (finirà archiviato quattro mesi dopo). Matteo Renzi gli rinfaccia la doppia morale. “Mica c’è bisogno di un’indagine a carico di Alfano per chiederne le dimissioni, si deve dimettere in quanto tale, ne aveva fatte abbastanza...”, spiega, facendosi scudo col nuovo codice etico del M5S approvato a fine 2017, dove non è previsto l’obbligo per l’eletto di dimettersi se indagato, ma solo “nel caso in cui, avuta notizia del procedimen­to penale, emergano elementi idonei a far ritenere la condotta lesiva di valori o immagine del M5s”. Pure il contratto di governo non impone le dimissioni dei ministri indagati.

Poco dopo, a SkyTg24, detta la linea: “Salvini resta al suo posto. L’indagine è un atto dovuto, come accaduto a molti nostri sindaci. Non cambiamo linea: abbiamo chiesto le dimissioni anche di gente non indagata, perché faceva cose sconcertan­ti. Ma la decisione di non far sbarcare i migranti dalla Diciotti è stata di tutto il governo”. Tradotto: nessuno scontro, nonostante i malumori del presidente della Camera Roberto Fico. La presa di distanza è invece netta sui magistrati, attaccati sabato da Salvini (“è una vergogna essere indagati per aver difeso gli italiani”): “Chiedo rispetto per la magistratu­ra. Non ritorniamo alla guerra tra governo e giudici”, spiega il leader 5Stelle. “Può essere criticata, mai offesa: ventilare un movente politico dietro l’azione dei magistrati appartiene a una stagione politica tramontata”, rincara un altro 5Stelle di peso, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Un segnale anche ai molti malpancist­i grillini. Non a caso Di Maio prova almeno a smarcarsi dal collega, che vuole “rimandare indietro” le navi dei migranti: “Non facciamo politica sulla loro pelle. Quando arriverà un’altra nave, come sempre li aiuteremo, ma altri Paesi dovranno darci aiuto”. Salvini, però, non molla e attacca il procurator­e di Agrigento,

Luigi Patronaggi­o per nascondere il flop: “Diceva che il rischio di terroristi sui barconi è alto. Ha cambiato idea?”. Mercoledì i pm trasmetter­anno il fascicolo alla Procura di Agrigento, che lo “girerà” al Tribunale dei ministri, composto dai Gip Fabio Pilato e Filippo Serio e dal giudice del tribunale fallimenta­re Giuseppe Sidoti. Avranno 90 giorni, dopo le indagini, per archiviare o trasmetter­e gli atti alla Procura perché chieda l’autorizzaz­ione a procedere al Senato (Sal- vini è senatore), mentre sulla Diciotti sono stati fermati 4 presunti scafisti.

LA SINTONIA nel governo è invece totale sullo scontro con l’Europa dopo il fallito vertice di venerdì sulla condivisio­ne dei migranti, pure auspicata al Consiglio Ue di giugno. Come già fece Renzi, Di Maio minaccia il veto al prossimo bilancio europeo e lo stop immediato alla ratifica del Ceta, il trattato commercial­e Ue-Canada. Annuncia poi un “autunno caldissimo”. Lo scontro si sta già spostando sulla legge di bilancio. “Se l’Ue ci aiuta sui migranti, ma anche su reddito di cittadinan­za, flat tax e riforma Fornero, potremmo ravvederci”. C’è spazio anche per ribadire l’intenzione di “riportare in mano pubblica le autostrade”, dopo la tragedia di Genova. Un’altra battaglia oscurata dall’alleato. “La politica non deve esser fatta sulla pelle dei poveri”, attacca invece la Conferenza episcopale, che prenderà in carico un centinaio di migranti (altri 40 andranno in Irlanda e Albania). Domani Salvini incontrerà a Milano il premier ungherese Viktor Orban. I 5stelle lo hanno già bollato come incontro personale. Si vedrà se l’asse di governo reggerà ancora.

“Governo compatto” L’indagine sul collega non fa cambiare idea al M5s: “La decisione è stata unanime” Esprimo vicinanza a Salvini per l’assurda e inconsiste­nte vicenda giudiziari­a Ancora una volta i pm intervengo­no su una vicenda politica su cui non dovrebbero assolutame­nte interferir­e

SILVIO BERLUSCONI

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Lo sbarco dalla Diciotti
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Ansa I migranti scendono dalla nave della Guardia costiera. A destra, Salvini

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