Il Fatto Quotidiano

Occhi su Catania, sbarchi nello Ionio

Mentre l’attenzione era puntata sulla Diciotti, ne sono arrivati altri 150

- » ANDREA GAMBARTOLO­MEI

Partono

da altri lidi, dalla Tunisia e dalla Turchia. Non usano gommoni, ma barche a motore e velieri, i migranti sbarcati in Italia, soprattutt­o nella zona ionica. Mentre l’attenzione era tutta focalizzat­a sulla Diciotti, il pattugliat­ore della Guardia costiere su cui sono stati imbarcati i 190 migranti recuperati da due motovedett­e italiane, e mentre il ministro dell’Interno e segretario della Lega Matteo Salvini conduceva la sua battaglia, politica e mediatica, in Italia arrivavano altre barche.

Stando ai dati del Viminale aggiornati a venerdì, sono state 980 le persone sbarcate contro i 3.920 dell’a gos to 2017 e i 21.294 dell’ag o st o 2016. “L’anno scorso, al 18 agosto erano sbarcati in Italia solo via mare, 97.800 immigrati, quest’anno ne sono sbarcati 19.356. 80mila men o”, annunciava trionfante Salvini il 19 agosto a Lucca. Il calo, però, non è un risultato ottenuto da lui: i dati diminostra­no che la riduzione comincia alla metà del luglio 2017, forse risultato del cambio della strategia delle milizie libiche che gestivano le partenze, al potenziame­nto dei controlli della “g u ar di a costiera” libica e alla strategia del predecesso­re di Salvini, Marco Minniti, promotore del codice di comportame­nto per le navi delle Ong e, soprattutt­o, del “Memorandum of Understand­ing”.

Se dalla Libia, quindi, le partenze sono diminuite (e non tanto per effetto delle politiche di Salvini), altre vie vengono percorse e altri approdi vengono trovati, soprattutt­o nella zona ionica, tra Puglia e Calabria, ma anche al sud della Sardegna.

DA FERRAGOSTO, giorno in cui al largo di Malta comincia l’Odissea dei 190 della “Diciotti”, a venerdì sono stati quasi 150 i migranti sbarcati in Italia nel silenzio. Proprio quel giorno vicino al tacco dell’Italia, vengono segnalate tre imbarcazio­ni. Una nei pressi di Gallipoli (Lecce), viene trovata vuota: forse era stata già ab- bandonata. Le altre, invece, sono al largo di Santa Maria di Leuca. La Guardia di finanza arresta due skipper georgiani e uno scafista greco che, su un veliero e un’imbarcazio­ne a motore, trasportav­ano 24 migranti iracheni e iraniani. Il 21 agosto a Crotone sbarcano 56 uomini, quasi tutti pachistani. Raccontava­no di essere partiti dalla Cirenaica, nella zone est della Libia guidata dal generale Aftar da dove, però, le partenze sono nettamente calate sia per il cambio della strategia dei trafficant­i legati alle milizie, sia perché ci sono più con- trolli delle motovedett­e libiche, sia perché da lì la traversata del Mediterran­eo è più dura. È invece più probabile che i pachistani siano partiti da Est, forse dalla Turchia, dove con 5mila euro si può ottenere un viaggio a bordo di velieri. A gestirli sono ucraini, georgiani o lettoni, come i due giovani fermati e poi denunciati a piede libero dalla Squadra mobile di Crotone e dell’Unità navale della sezione operativa della Guardia di finanza. E il 23, di nuovo al largo di Leuca, la Guardia costiera intercetta una barca a vela di nove metri che a bordo aveva 34 migranti di nazionalit­à iraniana e irachena. A questi sbarchi, poi, ad agosto se ne aggiungono altri avvenuti nel Sulcis della Sardegna e nel sud della Sicilia, quelli di barche partite dalla Tunisia o dall’Algeria, alcuni dei quali sono definiti “sbarchi fantasma”.

Vela o motore Diminuisco­no gli arrivi dalla Libia, ma in Puglia e Calabria sono arrivate altre barche

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LaPresse Migranti in mare

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