Le uniche candidabili sono Mara Maionchi e Maria De Filippi
La vorremmo eccome una Salvina, esibizionista e impudente, carismaticamente sovrappeso e impermeabile alle critiche, calda nella comunicazione quanto fredda e cinica nelle strategie. Ma ci sarà un motivo per cui la politica italiana, sia a destra che a sinistra, non riesce a tirare fuori uno straccio di donna, a torso nudo o in tailleur, in grado di rubare la scena ai maschi. Una Marine Le Pen, una Beata Szydlo, una Nicola Sturdeon, una Yuriko Koike, una Renho (sì, perfino nell’ultra tradizionalista Giappone ci sono più donne a capo di un partito che da noi). Ne abbiamo di più o meno brave, più o meno preparate, più o meno oneste, ma non una capace di far sognare almeno quanto fa arrabbiare, e che ne sia consapevole, e ci marci, sostenuta da un cocktail invincibile di ideali (giusti o sbagliati) e di ego. Una della razza che in passato si è declinata in nobilissime badass come Emma Bonino e Oriana Fallaci, disobbedienti e impavide, fisiologicamente incapaci di fare il “passo indietro” che in Italia si chiede sempre alle donne, anche alle migliori. E che le donne, specie le migliori, fanno, sempre – perché desiderare il potere effettivo, non quello manipolatorio della camera da letto, della culla e della cucina, è il vero peccato mortale, che non viene perdonato né dagli uomini né dalle altre donne.
SOPRATTUTTO a sinistra, dove è ammesso solo il profilo alla Hermione Granger – la sgobbona collaborativa di aspetto gradevole che affianca i protagonisti maschi e ne espone correttamente il pensiero nei talk show della mattina. Ma anche a destra le “toste” Meloni e Santanché, per non parlare della Mussolini, hanno dovuto ripiegare sulla grinta puramente decorativa delle pupe da saloon. La triste verità è che fino a quando Mara Maionchi e Maria De Filippi non si daranno alla politica, le possibilità di una leadership al femminile vicina al popolo sono pari a zero.