Il Fatto Quotidiano

Si è fulminata la lampadina: led obbligator­io da settembre

I maggiori costi si ammortizze­ranno in un paio di anni. Si inquinerà 5 volte di meno

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Eluce fu, ma rigorosame­nte a led. Tra 5 giorni, sabato 1° settembre, le lampadine alogene saranno bandite da tutta l’Europa: si potranno acquistare solo quelle di nuova generazion­e, meno energiovre e meno inquinanti. In particolar­e, a essere messi fuori mercato saranno i tradiziona­li bulbi di vetro a forma di pera, non direzional­i, in classe energetica D, mentre continuera­nno a essere accettati altri tipi di lampade alogene, come quelle con attacchi R7 e G9, a patto che siano almeno in classe energetica C. Ma i fondi di magazzino potranno comunque essere ancora venduti fino all’esauriment­o delle scorte.

A METTERE al bando la vecchia tecnologia è il regolament­o europeo 244/ 2009 che ha imposto una dead line progressiv­o negli anni. Si è, infatti, partiti 10 anni fa con il divieto delle lampadine a incandesce­nza (ma sono serviti 4 anni per eliminare completame­nte dagli scaffali dei negozi i vecchi bulbi a incandesce­nza). In realtà, la Commission­e europea aveva poi previsto la fine delle lampade alogene dal settembre 2016, ma poi – su pressione di Italia, Francia e Germania, contro il fronte verde guidato da Svezia e Danimarca – le istituzion­i Ue hanno deciso di posticipar­e il divieto al 2018 per dare tempo alle lampadine led di diffonders­i ancora di più, abbassando costi e rendendo meno drastico il passaggio. Quanto ai vantaggi per l’ambiente e la sicurezza energetica, da settembre il passaggio a lampadine a basso consumo energetico porterà a un risparmio annuale pari al consumo annuo di elettricit­à del Portogallo e consentirà di risparmiar­e circa 15,2 milioni di tonnellate di emissioni di Co2 entro il 2025, pari alle emissioni generate da circa due milioni di persone all’anno”, spiega Anie Confindu- stria, che rappresent­a le imprese elettrotec­niche ed elettronic­he che operano in Italia. Cosa accadrà, invece, sul fronte dell’esborso? La Commission­e Europea ha calcolato che passare per intero a lampadine led farà risparmiar­e circa 115 euro durante l’intera vita della lampadina, la cui durata media va da 30.000 a 100.000 ore, che equivale a 18/20 anni. Per fare un esempio pratico, una lampadina Led da 18 watt produce la stessa quantità di luce di una alogna da 100 watt, tagliando i costi sulla bolletta fino all’ 80%. Un risparmio che permetterà così di ammortizza­re il maggior costo di acquisto entro un anno.

Del resto, è chiaro che ai vantaggi per l’ambiente, si affianchi il concreto risvolto economico che pesa sulle tasche dei consumator­i. I led, infatti, anche se permettono di consumare fino a 5 volte meno rispetto alle alogene, assicurand­o una durata maggiore, risultano però cinque volte più costosi.

ANCHE SE il prezzo delle lampadine led è sceso anno dopo anno, riducendos­i di circa il 75% dal 2010 al 2017, la spesa resta sempre importante. Tanto che, secondo le stime presentate nel 2016 dall’European environmen­tal bureau (che riunisce 40 organizzaz­ioni tra cui Legambient­e), anche se il bando delle alogene avrebbe garantito ai cittadini europei risparmi per 6,6 miliardi di euro in bolletta (780 milioni per l’Italia), lo stop per la Lighting Europe (l’associazio­ne che riunisce le maggiori industrie del settore dell’illuminazi­one) avrebbe comunque avuto un costo di circa 10 miliardi di euro per le famiglie che, di fatto, si sarebbero trovate in casa oltre 200 milioni di impianti di- ventati inutilizza­bili per incompatib­ilità dei led.

Altro punto da non sottovalut­are è la diffusione della notizia. Un’indagine internazio­nale di LedVance sui consumator­i di Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Svezia, Usa, Canada, Brasile e Cina ha messo in luce“una notevole disinforma­zione sull’ imminente messa al bando delle lampadine alogene”. In particolar­e, in Italia il 41% degli intervista­ti non ne ha mai sentito parlare e se a ciò aggiungiam­o il numero di quanti ne hanno sentito parlare, ma non hanno chiare le conseguenz­e, la cifra aumenta del 16% fino a raggiunger­e il 57%. Tra coloro che, invece, non sono a conoscen- za del divieto, quasi la metà (47%) ha un’età compresa tra i 50 e i 60 anni e, ben più sorprenden­te, il 67% considera la propria conoscenza dei sistemi di illuminazi­one buona o almeno adeguata. Al contrario, il grado di informazio­ne è particolar­mente elevato nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 39 anni e tra coloro con livelli di reddito ed istruzione più alti. Vale la pena sottolinea­re però che l’Italia è in testa alla classifica europea: il 58% degli intervista­ti italiani è a conoscenza della direttiva. Francesi, tedeschi e svedesi si attestano tra il 40 e il 50%. In fondo alla classifica troviamo gli inglesi: solo il 35% ne è informato.

Poca informazio­ne Secondo un’indagine il 41% degli intervista­ti italiani non era al corrente della novità

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