Il “punto zero” Non è stato solo lo strallo ad aver causato il crollo
Si corre, ma con cautela. L’inchiesta della Procura di Genova sul crollo del ponte Morandi ha davanti un obiettivo decisivo: l’incidente probatorio. Per questo bisogna chiarire le cause reali che hanno prodotto la caduta della pila 9 e parte dell’impalcato (la strada) sul fiume Polcevera. Centrale un video tratto da alcune telecamere di sorveglianza. La novità è che il cedimento iniziale non sarebbe da imputare integralmente al tirante ( o strallo) rivestito da calcestruzzo compresso. Il “punto zero”, secondo le ultime ricostruzioni, che dovranno essere analizzate dai periti, è da collocare poco sopra l’estremità del pilone. Ad avvalorare questa ipotesi lavorativa, il fatto che il pilone sia crollato in modo perpendicolare. Un primo cedimento che potrebbe aver prodotto una lesione interna allo strallo. Questa dinamica non contrasta con la torsione effettuata dall’i mpalcato e prodotta dal cedimento del tirante. Ieri, l’attività investigativa si è concentrata sull’a nali si dei documenti. Si stanno analizzando anche i cosiddetti “tavoli informali” interni ad Autostrade, concessionaria del tratto crollato. In particolare comunicazioni intranet, email interne e verbali. Obiettivo: individuare un alert inascoltato nella catena di comando. Il procuratore Francesco Cozzi, dopo aver incontrato la Commissione ministeriale con il nuovo presidente Alfredo Mortellaro, stabilendo “ruoli e competenze”, ha smentito qualsiasi scontro istituzionale. Sul punto nodale del dissequestro ha però precisato che ogni richiesta del Comune o del commissario Giovanni Toti per essere approvata deve essere subito eseguibile per evitare “situazioni di limbo temporale”. Tutto potrà avvenire dopo l’incidente probatorio, la cui fissazione dipende dai prossimi avvisi di garanzia che si annunciano più numerosi del previsto. Proprio ieri sono stati acquisiti altri carteggi tra Autostrade e il ministero delle Infrastrutture.