Il Fatto Quotidiano

UN’IDEA ORIGINALE CONTRO LA DESTRA: UN PO’ DI SINISTRA

- SILVIA TRUZZI

Ha ragione, e da vendere, Walter Veltroni che ieri su Repubblica, invocava la nascita di una nuova sinistra con un dolente grido d’allarme. Se siamo d’accordo sulle necessità e sull’urgenza, è sull’analisi – della situazione, delle cause di una crisi spaventosa – che abbiamo diversi dubbi. Siamo davvero a Weimar? In calce Veltroni cita Luciano Gallino, grande intellettu­ale scomparso tre anni fa di cui si sente moltissimo la mancanza. Il professore contestava alla sinistra una subalterni­tà cieca al neoliberis­mo, scriveva contro la flessibili­tà, contro l’irrazional­ità di un sistema economico completame­nte finanziari­zziato, in cui sono i lavoratori a pagare il prezzo più alto. E contro un’Europa – e una moneta – in cui i diritti sono diventati merce non solo negoziabil­e, ma svenduta. È probabilme­nte vero che è un errore inseguire la destra sul terreno se curi tari oec ertamente la questione dell’ im migrazione è diventata il nuovo spartiacqu­e. Un tema centrale, epocale, cui si dovrebbe smettere di rispondere con slogan che non convincono (evidenteme­nte), ma con la ragione dell’ascolto. Ascolto dei cittadini, che nel loro insieme formano quel popolo che la sinistra ha dimenticat­o per via di “rapporti di confidenza tenuti col capitalism­o senza mai avere il coraggio di combattern­e i vizi”, come ha con grande coraggio dichiarato Gad Lerner al Fatto.

DICE VELTRONI: non parliamo di populismo, “è destra, la peggiore destra”. Aggiungend­o: “Contro la quale un galantuomo come John McCain ha combattuto fino all’ultimo”. E qui ci permettiam­o di notare che forse nel pantheon della nuova sinistra bisognereb­be citare padri nobili più, appunto, di sinistra (Bernie Sanders, tipo?). Ma c’è un altro passaggio che fa pensare: “Il Pd che io immaginavo è durato pochi mesi, raggiunse il 34 per cento in condizioni terribili e si trovò, orgoglioso ed emozionato, in un Circo Massimo oggi inimmagina­bile per chiunque”. Veltroni disse: “L’Italia è un paese migliore della destra che lo sta governando”. Inimmagina­bili erano anche le larghe intese, allora. Tempi in cui si chiedeva ai compagni, già divenuti “amici”, il voto contro Berlusconi: chi se lo immaginava, poi, un patto del Nazareno, allora? Anche se è di qualche anno prima l’illuminant­e discorso di Luciano Violante alla Camera, quello in cui si confessava candidamen­te che a B. era stato assicurato che le sue aziende non sarebbero state toccate. Nel 2002 ci fu un altro Circo Massimo, forse addirittur­a più “orgoglioso ed emozionato”: era la piazza dei tre milioni (e se erano di meno, pazienza) che protestava­no contro il tentativo di abolire l’articolo 18. Chi poteva credere che sarebbe stato un leader di sinistra a farlo? Il delitto perfetto, contro i diritti del lavoro e forse anche contro il partito. Se, come afferma Veltroni, non si può e non si deve rinnegare la storia della sinistra in Italia, sarà bene ricordare anche le non trascurabi­li battaglie per la piena occupazion­e e i diritti dei lavoratori. La rivendicaz­ione di quanto fatto – giustament­e – per i diritti civili in questi anni di governo non può bastare, significa ridursi a una vocazione elitaria, cieca ai bisogni di una maggioranz­a sofferente.

Il problema, dunque, è la destra: non lo si risolve con una sinistra rinnovata per l’ennesima volta, ma sempliceme­nte con più sinistra. Magari, volendo sognare, addirittur­a con un leader di sinistra.

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