Il Fatto Quotidiano

Si parla di verità e giustizia Ma interessan­o gli affari

In Africa L’Egitto importa beni italiani per 3 miliardi l’anno, è tra i primi partner dell’Eni e meta turistica. Dopo la stasi, il business è in ripresa

- » MARCO MARONI

Prima di Ferragosto, l’Eni ha annunciato l’approvazio­ne, da parte delle autorità egiziane, dell’estensione di 10 anni dell’Abu Madi west developmen­t, 203 chilometri quadrati di concession­e mineraria che comprendon­o il giacimento di Noors, nel delta del Nilo, uno dei più grandi del Medi ter rane o, tre volte quello già gigantesco di Zohr, avviato in tempi da record nel marzo scorso. La nuova concession­e è arrivata neanche un mese dopo la visita del neo vice premier Matteo Salvini che, dopo le dichiarazi­oni di prammatica sulla necessità di far luce sul caso di Giulio Regeni, aveva detto: “È necessario riprendere i rapporti con l’Egitto”.

La politica fa il suo lavoro, che in Egitto, Paese in cui l’Italia esporta per quasi 3 miliardi, significa anche, o soprattutt­o, badare agli affari. In meno di due mesi sono stati tre i ministri italiani ad andare a far visita al dittatore Al Sisi: dopo Salvini, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, e ora il vicepremie­r e ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, che ieri ha tra l’altro ribadito proprio l’importanza dei legami dell’Eni col Paese arabo.

In effetti dopo il 2016, anno della grande indignazio­ne e delle pressioni sul caso Regeni, gli affari con lo stato arabo si erano un po’raffreddat­i: 2,9 miliardi di export nel 2017, contro i 3,1 del 2016. Ma col passare del tempo e il progressiv­o oblio sui temi della verità e della giustizia, il business ha ripreso as usual.

PER L’ENIl’Egitto in cui fa affari fin dal 1954 (governava il neo premier Nasser, l’ufficiale che aveva abbattuto la monarchia di re Faruk) è fondamenta­le: il 13% della produzione di combustibi­li fossili della società viene da lì. Ma non c’è solo l’Eni. Al lavoro nel Paese ci sono, secondo i dati del ministro degli Esteri, più di 150 aziende italiane, per 7,7 miliardi di investimen­ti diretti. Dei grossi nomi dell’impresa italiana non manca nessuno: dalle banche come Intesa SanPaolo e Montepasch­i ai cementieri Italcement­i e Cementir, le società d’ingegneria e costruzion­i Ansaldo Energia, Techint, Saipem, Technimont, Technip, Snam e Condotte, alle minerarie e metallurgi­che Italferr, Danieli, Minerali Industrial­i, la meccanica Piaggio, lo studio legale Bonelli Erede, del cui team è entrato a far parte nelle settimane scorse l’ex ministro Angelino Alfano, pro- prio per sviluppare le attività in Egitto.

Il grosso dell’export, 1 miliardo, lo fanno i veicoli, i prodotti petrolifer­i, 398 milioni, seguono. L’import italiano è 1,8 miliardi, di cui quasi un miliardo di prodotti metallurgi­ci e minerari, tra cui il gas e petrolio di Eni ed Edison.

CHE IL CLIMA tra i due paesi sia rapidament­e cambiato, lo dimostrano anche le iniziative in campo turistico. Villaggi vacanze che riaprono o aumentano gli investimen­ti a Sharm el-Sheik e Hurgada, sul Mar Rosso e linee aeree che riaprono le rotte: l’ultima è stata la low cost egiziana Air Arabia Egypt, che a maggio ha inaugurato il volo Bergamo-Ales sandr ia-Sh arme l-Sheik.L’ ambasciato­re egiziano in Italia Hisham Badr, ha recentemen­te spiegato che se nel 2017 erano state 255 mila le presenze dall’Italia, quest’anno spera se ne registrino 400 mila.

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LaPresse Presidente Abdel Fatah al-Sisi, 63 anni, al potere dall’8 giugno 2014
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