Roma, un altro crollo ai Fori Massi dalla Rupe Tarpea
Ancora un cedimento dopo quello della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami
Un altro cedimento. Sempre a Roma. A 24 ore di distanza dal crollo del tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, dall’altro lato del Campidoglio, ieri c’è stata una piccola frana.
Alcuni massi sono caduti giù dalla Rupe Tarpea, a due passi da Foro Romano: si tratta dei “frammenti edilizi moderni, ovvero una sorta di ‘tamponi’ realizzati in epoca moderna sulla rupe, con dei pezzettini di tufo”, fa sapere la Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali.
Anche stavolta, per fortuna, nessun ferito. E rispetto a San Giuseppe dei Falegna-
Disastro colposo Nessun ferito La Procura indaga su tutti i precedenti restauri dell’edificio
mi, il crollo è stato di entità enormemente inferiore. Proprio su quanto accaduto nella chiesa costruita a fine 1500 è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Roma: il pm Stefano Pesci che indaga per disastro colposo. È stata avviata anche un’indagine interna richiesta dal ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, d’intesa con il segretario generale del Mibac, Giovanni Panebianco, che punta a “un ’ immediata ispezione presso la Soprintendenza Speciale di Roma per acquisire la documentazione relativa alle caratteristiche e alle tipologie di intervento eseguite negli ultimi anni, per un dettagliato accertamento degli aspetti di pertinenza del ministero”.
SI FARANNO
quindi accertamenti sui restauri più recenti. Il primo, quello della facciata e di parte del tetto, è stato realizzato fra il 2012 e il 2015 dalla Aspera Spa (747.621,48 euro), per conto della Progetto Bema Srls e con la direzione lavori dell’Ufficio Beni Culturali del Vicariato di Roma. E poi c’è stato un ultimissimo intervento, a fine 2016 – post terremoto di Norcia – chie- sto dall’ormai estinta Soprintendenza Archeologica di Roma. Prima di tutto, inquirenti e tecnici ministeriali vogliono capire come sia stato possibile, a fronte di una lunga e ripetuta operazione di restauro, non aver risolto la probabile usura cui erano sottoposte le capriate di legno che sorreggevano il tetto. Oppure, peggio, se proprio questi interventi hanno influito sulla tenuta di assi e staffe. Anche solo il cedimento di uno dei “tiranti”, infatti, secondo le prime valutazioni, potrebbe aver determinato “un effetto domino” tale da portare al crollo di giovedì pomeriggio. La relazione tecnica dei Vigili del Fuoco, allegata all’informativa dei carabinieri del Nucleo Tutela, per ora contiene solo la dinamica cronologica dei fatti e alcune ipotesi non supportate da perizie tecniche approfondite. Fino al tardo pomeriggio di ieri, infatti, i pompieri sono stati impegnati soprattutto nella messa a sicurezza del sito – sarà cinturata e coperta – e delle 25 preziosissime opere d’arte, fra cui “La natività” di Carlo Maratta.
IL CROLLO
della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami ha riaperto l’annoso dibattito sulla conservazione del patrimonio artistico italiano. Durante il tavolo tecnico di ieri mattina, Bonisoli è tornato a chiedere una task forceper verificare lo stato delle chiese antiche di Roma, proposta accolta con favore dal Soprintendente speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma. “Non doveva succedere – ha detto il ministro –. Non partiamo da zero, ne abbiamo già parlato all’interno del Governo e sarà una priorità dei prossimi mesi”. Lancia un appello a Bonisoli, chiedendo soprattutto “professionalità”, Rita Paris, direttrice del Parco Archeologico dell’Appia Antica, che solo due anni fa ha subìto un crollo a un’altra chiesa, sebbene di portata minore: “Non bastano i soldi, servono persone competenti. La legge sui lavori pubblici non può essere applicata tout court ai beni culturali”.