Il Fatto Quotidiano

Bonafede: via la norma salva-cognato di Renzi e Finocchiar­o torni pm

Nuovo ddl Anticorruz­ione

- ▶ DE CAROLIS

Il disegno di legge Anticorruz­ione su cui lui e il Movimento puntano forte è ormai pronto. E nel testo, che in settimana arriverà in Consiglio dei ministri, il Guardasigi­lli a 5Stelle ha inserito anche una nuova norma che vale come un segnale, politico e simbolico. Ossia il ripristino della procedibil­ità d’ufficio per il reato di appropriaz­ione indebita, cancellata al suo ultimo respiro dal governo Gentiloni. Ma nell’attesa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha già detto due no, indiretti ma rumorosi, a due ex esponenti del Pd, Anna Finocchiar­o e Felice Casson (poi passato ad Articolo Uno). Con l’ex capogruppo dem che non potrà lavorare al ministero, ma dovrà accettare una sede dove tornare a fare il magistrato. Mentre Casson non otterrà il posto di magistrato di collegamen­to a Parigi.

COSÌ HA DECISO il dimaiano Bonafede, uno dei maggiorent­i del M5S, in questi giorni concentrat­o sugli ultimi ritocchi al ddl Anticorruz­ione. Nel quale ci sarà anche la procedibil­ità d’ufficio per l’appropriaz­ione indebita (quasi) abolita dal governo Gentiloni, con un decreto legislativ­o deliberato dal Consiglio dei ministri il 21 marzo, due giorni prima che si insediasse il nuovo Parlamento, e poi varato il 10 aprile.

E fu un’ottima notizia per i due fratelli del cognato di Matteo Renzi, Andrea Conticini, indagati proprio per quel reato con l’accusa di aver destinato a conti bancari a loro riconducib­ili soldi ricevuti ufficialme­nte per fare beneficenz­a ai bambini africani. E secondo la Procura di Firenze si parla di tanto denaro, circa 6,6 milioni di dollari. Ma a oggi Luca e Alessandro Conticini non sono perseguibi­li, senza la querela delle associazio­ni che versarono il denaro alla loro società, la Play Therapy Africa. Perché il precedente governo guidato dal renziano Gentiloni ha reso il reato procedibil­e solo su querela di parte, tranne che per pochi casi. E così la Procura toscana ha scritto all’Unicef e ad altre associazio­ni umanitarie statuniten­si e australian­e, chiedendo loro di denunciare i Conticini. L’unica via per contestare ai due quel crimine che commette “chiunque che per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso”. Un’accusa che si associa a quella di riciclaggi­o, per cui è indagato anche il cognato del- l'ex premier, Andrea. Dal governo gialloverd­e, ovviamente, hanno seguito la vicenda. E l’ha seguita anche Bonafede, che ha deciso di intervenir­e. Così riecco la procedibil­ità d’ufficio, che non varrà per i Conticini (si applica sempre la norma più favorevole all’indagato). Ma il segnale arriverà ugualmente, con una nuova formulazio­ne dell’articolo 649 bis del codice penale: “Si procede d’uf fi ci o qualora ricorrano circostanz­e aggravanti a effetto speciale, ovvero se la persona offesa è incapace per età o per infermità o se il danno arrecato alla persona offesa è di rilevante gravità”.

Un’innovazion­e necessaria anche per combattere la corruzione, sostengono i tecnici del ministero nella relazione sulla norma. Perché “sebbene non si tratti di un delitto contro la Pubblica amministra­zione, il reato di appropriaz­ione indebita è strumento che consente comunement­e (come il reato di falso in bilancio o i reati tributari) di formare provviste illecite utilizzabi­li per il pagamento del prezzo della corruzione”. Ma non solo. C’è anche l'esigenza, scrivono sempre i tecnici, di “prevenire censure di incostituz­ionalità, prospet- tabili sotto il profilo dell’eccesso di delega, delle norme introdotte in materia con il decreto legislativ­o 36 del 10 aprile 2018”. Ossia quello voluto da Gentiloni.

MA IN QUESTI GIORNI, il Guardasigi­lli ha fatto anche altre scelte, pesanti. Perché Bonafede ha scritto al Csm, spiegando che non intende utilizzare a Via Arenula l’ex ministra Finocchiar­o, magistrato in aspettativ­a. Era stato il precedente ministro della Giustizia Andrea Orlando, il 18 aprile scorso, a chiedere al Csm di destinarla al Dipartimen­to per gli Affari di giustizia con funzioni amministra­tive, e l'ente di autogovern­o dei giudici aveva approvato la richiesta. Però ora è arrivato il muro del nuovo ministro. E il Csm dovrò trovare una sede dove Finocchiar­o torni a fare il magistrato. Ma Bonafede ha respinto anche un'altra richiesta arrivatagl­i direttamen­te da Orlando, ossia quella di nominare l'ex senatore e pm, Felice Casson, come magistrato di collegamen­to a Parigi. In via Arenula si dicono convinti che non serva coprire quel ruolo. E hanno calato un altro no.

Un muro che vale anche come risposta alla decisione di Orlando di nominare in aprile alla direzione degli Affari penali Donatella Donati, già capo segretaria del suo sottosegre­tario Gennaro Migliore. Nel ruolo che fu di Giovanni Falcone, Bonafede avrebbe voluto il procurator­e di Palermo Nino Di Matteo. Ma la nomina di Donati con contratto triennale, a elezioni già avvenute, ha cancellato i suoi piani. E a distanza di mesi, il ministro a 5Stelle ha presentato il conto.

Le nomine

Niente ministero per l’ex capogruppo dem e il pm di Gladio non andrà a Parigi

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Ansa Guardasigi­lli Alfonso Bonafede
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LaPresse L’ex premier Matteo Renzi, oggi senatore
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