Il Fatto Quotidiano

Chi si rivede: riecco la Dc (per la sesta volta)

Gianfranco Rotondi lancia l’ennesimo tentativo di far rinascere la Balena Bianca

- » LORENZO GIARELLI

Ha espresso 16 presidenti del Consiglio, ha raccolto fino al 48 per cento dei voti e, ancora due anni prima dello scandalo Tangentopo­li, contava più di due milioni di iscritti. Un patrimonio un po’ datato ma che torna utile anche in tempi di Terza Repubblica. Già, perché in questo fine settimana Gianfranco Rotondi, centrista eletto con Forza Italia, ha annunciato la rinascita della Democrazia cristiana, erede diretta del partito che ha governato l’Italia per quasi cinquant’a nni prima della discesa in campo di Silvio Berlusconi, in un momento in cui l’immagine della Balena bianca era ormai com- promessa dall’inchiesta Mani Pulite.

Adesso però i tempi sono maturi, secondo Rotondi, per il grande ritorno dello Scudo crociato: “In autunno ci presentere­mo alle prossime ele- zioni in Abruzzo e puntiamo al 10 per cento”.

NOME E LOGO saranno quelli tradiziona­li, resta da vedere se e come il progetto sarà destinato a durare. Non è certo la prima volta, infatti, che i nostalgici della Dc tentano di mettersi insieme: dal ‘94 a oggi è il sesto tentativo di rifondare il partito che fu di Giulio Andreotti, Ciriaco De Mita e Arnaldo Forlani, senza contare la decina di forze politiche (dall’Udc di Pier Ferdinando Casini all’Udeur di Clemente Mastella) che ne erano figlie senza calcarne per intero il nome e il simbolo.

In questi anni, però, le gesta dei neo-democristi­ani sono finite più spesso nelle aule dei tribunali che sulle schede elettorali. E non per la cattiva condotta dei nuovi esponenti, ma perché dallo sciogl imento della Dc in poi varie associazio­ni hanno rivendicat­o il possesso legale del vecchio partito, adesso in mano alla formazione di Rotondi.

Già nel 1997 Flaminio Piccoli, ex segretario della storica Dc e presidente della Regione Sicilia, tentò di far rinascere la Democrazia cristiana. Ma era solo l’inizio: nel 2002 sarebbe arrivata la Dc guidata da Giuseppe Alessi, Angelo Sandri e Giuseppe Pizza, che celebrò i suoi congressi in continuità numerica con quelli del pre-Tangentopo­li, riprendend­o dunque dal XIX (il diciottesi­mo si era tenuto nel 1989). Lo stesso Angelo Sandri, allontanat­o dal partito per dissidi interni, ha poi fondato la“sua” Democrazia cristiana, ritenuta altrettant­o legittima erede unica e universale dello scudo crociato. E mentre Gianfranco Rotondi si dava da fare con la De- mocrazia cristiana per le autonomie, la Cassazione metteva ordine, stabilendo che la vecchia Balena Bianca non aveva alcuna continuità con nessuna delle formazioni che ne avevano rivendicat­o la succession­e e che, in realtà, non era mai stata sciolta dal Congresso. Per questo, nel 2012, si dovette riconvocar­e quello stesso vecchio Congresso del 1993 per battezzare un nuovo (si fa per dire) soggetto politico, con l’elezione a segretario di Gianni Fontana. Il nome? Sempre quello: Democrazia cristiana, lo stesso utilizzato due anni dopo da Annamaria Ciammetti per l’ennesima reincarnaz­ione. A Rotondi, adesso, il compito di riprovarci.

Il progetto

Il nuovo partito vuole correre alle Regionali in Abruzzo: “Puntiamo al 10 per cento”

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Ansa In campo Il forzista Rotondi
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