“Ancora torture ai migranti pure nei campi di al-Sarraj”
Il dossier dell’Onu Per il segretario generale Guterres a rischio i diritti umani dei profughi: “E il loro numero aumenta con le intercettazioni in mare”
Èil tono che colpisce: secco, come si conviene a un documento ufficiale. Eppure, l'ultimo rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, affonda la lama nel punto più delicato del dossier Libia, le condizioni dei migranti e dei rifugiati. Tema caldo, centrale, direttamente collegato con la politica italiana avviata da Matteo Salvini sul Mediterraneo centrale.
Il calo degli arrivi – iniziato nell'agosto 2017, quando al Viminale governava Marco Minniti, rafforzatosi con il leader leghista – in Italia non è a risultato zero.
CHE ACCADE dall'altra parte del mare? La risposta è arrivata il 24 agosto, firmata dalla più alta carica dell'Onu: “I migranti e i rifugiati continuano a essere esposti alla privazione della libertà e alla detenzione illegale – scrive Guterres – in centri ufficiali e non ufficiali”. Un punto chiave. Non ci sono infatti dubbi sulle condizioni all'interno dei campi di prigionia gestiti dai trafficanti: i fascicoli delle Procure italiane che indagano sugli scafisti sono pieni di testimonianze durissime. Il vero punto è quello che accade nei centri di detenzione gestiti dal governo di al-Sarraj, dove vengono portati i naufraghi salvati dalla Guardia costiera libica, finanziata e formata dal governo italiano. Quella parola, “ufficiali”, inserita nella denuncia del rapporto Onu ha dunque un valore politico di rilievo. Prosegue il dossier: ci sono “torture, includendo violenze sessuali, rapimenti a scopo di riscatto, estorsioni, lavoro forzato e esecuzioni extra- giudiziarie”.
Il rapporto del Consiglio di sicurezza dell’Onu evidenzia anche la correlazione tra la chiusura della rotta del Mediterraneo centrale con l'aggravamento delle condizioni dei migranti in Libia: “Il numero dei detenuti – si legge nel documento – è aumenta- to a causa dell'aumento delle intercettazioni in mare (effettuate dalla Guardia costiera di Tripoli, ndr) e la chiusura delle rotte marittime ai migranti, prevenendo la loro partenza”. Se da una parte si evita il rischio dell'attraversata, dall'altra le condizioni dei campi dove vengono portati, quando sono raccolti dai libici, sono inumane. Chi sono gli autori delle torture e delle detenzioni giudicate illegali? Guterres lo spiega chiaramente: “I perpetratori sono ufficiali dello Stato, gruppi armati, trafficanti di uomini e gang criminali ”.
LE CONDIZIONIsono particolarmente critiche nel centro di Zuwarah, città portuale a circa 100 chilometri a ovest di Tripoli. Il campo era già stato oggetto di denunce da parte di Medici senza frontiere lo scorso maggio: “La situazione è critica. Invitiamo con forza tutte le agenzie internazionali presenti in Libia, i rappresentanti dei Paesi di origine e le autorità libiche a fare tutto il possibile per trovare una soluzione per queste persone entro i prossimi giorni ”, aveva dichiarato Karline Kleijer, responsabile per le emergenze di Msf. Guterres usa parole ancora più gravi: “Unsmil (missione Onu in Libia, ndr) ha raccolto informazioni sulle condizioni di detenzione, sulle torture e suglia busi commessi aZ uw arah,c entro gestito dal Dipartimento per la lotta all'immigrazione clandestina ”. Agli ispettori Onu è stato impedito di proseguire l'inchiesta nei tanti campi di detenzione ufficiali: “Unsmil non ha potuto monitorare il rispetto dei diritti umani in nessuna struttura sotto il controllo dello stesso Dipartimento, a causa di ostacoli burocratici imposti dall'Ufficio di protocollo del ministero degli Affari esteri e dalle relazioni pubbliche del ministero dell'Interno libico”, si legge nel rapporto.
Situazione destinata ad aggravarsi con il deterioramento della sicurezza in Libia.
I centri di detenzione Nelle strutture gestite dal governo libico ostacoli all’accesso delle Nazioni Unite