Il Fatto Quotidiano

“Ancora torture ai migranti pure nei campi di al-Sarraj”

Il dossier dell’Onu Per il segretario generale Guterres a rischio i diritti umani dei profughi: “E il loro numero aumenta con le intercetta­zioni in mare”

- » ANDREA PALLADINO

Èil tono che colpisce: secco, come si conviene a un documento ufficiale. Eppure, l'ultimo rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, affonda la lama nel punto più delicato del dossier Libia, le condizioni dei migranti e dei rifugiati. Tema caldo, centrale, direttamen­te collegato con la politica italiana avviata da Matteo Salvini sul Mediterran­eo centrale.

Il calo degli arrivi – iniziato nell'agosto 2017, quando al Viminale governava Marco Minniti, rafforzato­si con il leader leghista – in Italia non è a risultato zero.

CHE ACCADE dall'altra parte del mare? La risposta è arrivata il 24 agosto, firmata dalla più alta carica dell'Onu: “I migranti e i rifugiati continuano a essere esposti alla privazione della libertà e alla detenzione illegale – scrive Guterres – in centri ufficiali e non ufficiali”. Un punto chiave. Non ci sono infatti dubbi sulle condizioni all'interno dei campi di prigionia gestiti dai trafficant­i: i fascicoli delle Procure italiane che indagano sugli scafisti sono pieni di testimonia­nze durissime. Il vero punto è quello che accade nei centri di detenzione gestiti dal governo di al-Sarraj, dove vengono portati i naufraghi salvati dalla Guardia costiera libica, finanziata e formata dal governo italiano. Quella parola, “ufficiali”, inserita nella denuncia del rapporto Onu ha dunque un valore politico di rilievo. Prosegue il dossier: ci sono “torture, includendo violenze sessuali, rapimenti a scopo di riscatto, estorsioni, lavoro forzato e esecuzioni extra- giudiziari­e”.

Il rapporto del Consiglio di sicurezza dell’Onu evidenzia anche la correlazio­ne tra la chiusura della rotta del Mediterran­eo centrale con l'aggravamen­to delle condizioni dei migranti in Libia: “Il numero dei detenuti – si legge nel documento – è aumenta- to a causa dell'aumento delle intercetta­zioni in mare (effettuate dalla Guardia costiera di Tripoli, ndr) e la chiusura delle rotte marittime ai migranti, prevenendo la loro partenza”. Se da una parte si evita il rischio dell'attraversa­ta, dall'altra le condizioni dei campi dove vengono portati, quando sono raccolti dai libici, sono inumane. Chi sono gli autori delle torture e delle detenzioni giudicate illegali? Guterres lo spiega chiarament­e: “I perpetrato­ri sono ufficiali dello Stato, gruppi armati, trafficant­i di uomini e gang criminali ”.

LE CONDIZIONI­sono particolar­mente critiche nel centro di Zuwarah, città portuale a circa 100 chilometri a ovest di Tripoli. Il campo era già stato oggetto di denunce da parte di Medici senza frontiere lo scorso maggio: “La situazione è critica. Invitiamo con forza tutte le agenzie internazio­nali presenti in Libia, i rappresent­anti dei Paesi di origine e le autorità libiche a fare tutto il possibile per trovare una soluzione per queste persone entro i prossimi giorni ”, aveva dichiarato Karline Kleijer, responsabi­le per le emergenze di Msf. Guterres usa parole ancora più gravi: “Unsmil (missione Onu in Libia, ndr) ha raccolto informazio­ni sulle condizioni di detenzione, sulle torture e suglia busi commessi aZ uw arah,c entro gestito dal Dipartimen­to per la lotta all'immigrazio­ne clandestin­a ”. Agli ispettori Onu è stato impedito di proseguire l'inchiesta nei tanti campi di detenzione ufficiali: “Unsmil non ha potuto monitorare il rispetto dei diritti umani in nessuna struttura sotto il controllo dello stesso Dipartimen­to, a causa di ostacoli burocratic­i imposti dall'Ufficio di protocollo del ministero degli Affari esteri e dalle relazioni pubbliche del ministero dell'Interno libico”, si legge nel rapporto.

Situazione destinata ad aggravarsi con il deterioram­ento della sicurezza in Libia.

I centri di detenzione Nelle strutture gestite dal governo libico ostacoli all’accesso delle Nazioni Unite

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Ansa PrigioniaI­l centro detenzione migranti di Zawiya, a 30 km da Tripoli

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