I video visti dal Papa sono credibili, la foto no
Il giornale Avvenire pubblica un’immagine sbagliata e si scatena la polemica
Serve
una doverosa premessa: le torture nei centri di detenzione di Tripoli – ufficiali e non ufficiali – sono vere e attuali, certificate, come raccontiamo in questa pagina, dall’ultimo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite. C’è la realtà e c’è poi la narrazione. È il caso di un articolo di Avvenire che ha scatenato polemiche e controinchieste. Al centro del contendere, l’autenticità di alcuni video che documentano quelle torture.
TUTTO HA INIZIO sull’aereo papale, di ritorno dall’Irlanda. È il 27 agosto, Bergoglio racconta ai giornalisti presenti: “Ho visto in un video che cosa succede a coloro che sono mandati indietro e che sono ripresi dai trafficanti. È doloroso, agli uomini praticano torture, le più sofisticate”. Il giorno dopo, martedì 28 agosto, il quotidiano cattolico Avvenire pubblica un articolo descrivendo alcuni dei video visionati da Papa Francesco. L’articolo è firmato da Nello Scavo, che da tempo segue il tema della migrazione. La pagina è illustrata da due fotografie, definite dalla didascalia come fotogrammi dei video. Un errore materiale, come vedremo.
Alle 10.48, su Twitter, tale Francesca Totolo chiede a Scavo di fornire la fonte dei video. Alle 12.34, l’account IamJamesTheBond – in stretto contatto con la stessa Totolo – accusa Avvenire di aver pubblicato una notizia falsa, spiegando che una delle due fotografie proverrebbe dalla Nigeria. Chi sono questi due debunker? Francesca Totolo è una collaboratrice del giornale di CasaPound Il Primato nazionale . È l’autrice della storia delle “unghie smaltate” di Josepha, la donna africana salvata dalla Open Arms. L’utente IamJamesTheBond è un ano- nimo, attivo in Rete dall’aprile 2017, specializzato nel preparare dossier contro le Ong.
Mercoledì 29 agosto il Primato nazionale pubblica un articolo firmato da Davide Di Stefano, esponente di CasaPound, sostenendo che “Avvenireci ha spacciato una fake newsbella e buona grazie al lavo- ro del bufalaro Nello Scavo”.
Il giorno dopo, 30 agosto, Avvenirespiega: “Nel creare la didascalia della foto abbiamo erroneamente scritto che erano frame. Ma i filmati esistono, sono drammatici e sono stati consegnati alla magistratura”. Il Fatto Quotidianoha visionato alcuni filmati che provengo- no, secondo fonti Caritas, da migranti e rifugiati giunti in Italia che dicono che “questo è quello che avviene in Libia, sono i filmati che mandano alle famiglie per costringerle a pagare”. Nessun elemento materiale consente di escludere che sia vero, ma neppure il contrario. Dalle prime analisi tecni- che, però, non emergono manipolazioni dei filmati.
IL 30 AGOSTO, il quotidiano La Verità pubblica un lungo articolo accusando Avveniree Repubblica – che aveva ripreso l’inchiesta del quotidiano cattolico, con un editoriale a firma Francesco Merlo – di aver pubblicato “foto e video falsi”. L’autore, Francesco Borgonovo, cita tre video: il primo, sostiene l’autore, sarebbe stato girato in Brasile; per quanto riguarda il secondo “non c’è nessuna prova che sia stato ripresi in Libia”; sul terzo, La Verità scrive che “la provenienza è incerta”. Comparando la descrizione dei filmati appare chiaro che i video raccontati da Avveniree da La Veritàsono in parte differenti. Nello Scavo aveva descritto altri filmati, salvo il terzo, riferito a una decapitazione.