CENSURE AD ARTE Con il politicamente corretto addio Lolita, Carmen e pure Alice
Gli autori e le opere che non sarebbero sopravvissuti alla scure del bigottismo contemporaneo
Adesso basta, è ora di schierarsi: stiamo con l’artista, maledetto, imperfetto, fallibile, pericoloso, disperato, che irresponsabilmente e indipendentemente da salite e cadute della sua biografia crea bellezza, divertimento, meraviglia durevole, o con questi padroni del silicio, virtual- capitalisti del terzo millennio, miliardari in dollari o bit coin per meriti che afferiscono poco al sacro fuoco e molto all’opportunismo, che si accodano alla moda del momento a puri scopi pubblicitari e senza intelligenza né grazia censurano l’opera del primo additandolo come depravato?
MA COME si permette Jeff Bezos, il capo di Amazon (che evidentemente non trova immorale guadagnare 250mila dollari al minuto), di parlare a nome della moralità pubblica ritirando la distribuzione del nuovo film di Woody Allen, A Rainy Day in New York, sulla scia sterilizzatrice del #MeToo? Na tura lmen te, come sempre quando si parla delle scelte di questi signori, c’entrano gli affari: Bezos ha temuto che il nuovo film di Allen, storia di un 44enne che ama una 15enne, soffrisse al botteghino gli effetti collaterali del movimento anti-molestie che ha colpito l’Occidente, nonché gli strascichi della vecchia accusa mossa ad Allen dall’ex moglie Mia Farrow di aver violentato la figlia adottiva Dylan. Dunque, niente cinema e niente streaming, come se un film fosse un video dell’Isis o un manuale di istruzioni, e gli spettatori degli imbecilli lobotomizzati pronti a riprodurre le efferatezze che vedono sullo schermo, tra le quali, non sia mai, quella di corteggiare una donna senza l’autorizzazione dei social. Se i produttori di allora avessero applicato il criterio demente con cui Bezos protegge i suoi quattrini (il pubblico è scemo e potrebbe punire gli incassi) non avremmo visto Manhattan( 1979), dove il personaggio interpretato da Allen è un 42enne che ha una relazione con una 17enne. Si deduce che Bezos toglierà dal catalogo di Amazon anche Le av- venture di Alice nel paese delle me rav igl ie, capolavoro del presunto pedofilo Lewis Carroll, e i dvd di Lolita, quello di Kubrick e il remake di Adrian Lyne, così come il capolavoro di Nabokov, e tanto più il suo prototipo, L’incantatore , che agli occhi dei non puri apparirà torbido come la pece (giacché sospettiamo ci sia ancora chi crede che Lolitasia un romanzo sul sesso coi minori e non sulla morte).
Sono le regole del mercato, e certo non si scoprono oggi. Ma la novità inquietante è che ad occultare la censura oggi ci sia la guaina di un politicamente corretto che sta facendo più danni di quanti ne facessero i molestatori. Sorpr ende, ma neanche tanto, che i geni della comunicazione tipo Bezos ragionino come Dario Nardella, che cambiò il finale della Car men presentata al Maggio fiorentino perché l’inconveniente che la protagonista morisse poteva offrire un incitamento a potenziali femminicidi melomani. Qualcuno, tra cui noi, calcolò che con questo criterio andrebbe decimato circa il 60% delle più alte opere d’arte e d’ingegno, dai greci al Settecento, da Dante a Shakespeare a Sade. Prima o poi qualcuno censurerà pure il mare color del vino di Omero, in quanto invito all’alcolismo. E si copriranno i capolavori di Caravaggio perché ha ucciso un uomo. Forse questi nuovi padroni del mondo vogliono somministrarci solo polpettoni innocui per renderci innocui, mentre loro continuano a fare il bello e il cattivo tempo, ad esempio sfruttando i lavoratori. Certo è che hanno tutti i vantaggi a creare un mondo senza sogno, tutto realtà virtuale, in cui la moralità è sostituita dal moralismo e la pornografia somministrata sotto controllo a favore della repressione; sta alle persone di cuore e intelligenti mettere un freno al loro potere.
Dai greci a Sade Prima o poi qualcuno vieterà il mare color del vino di Omero in quanto invito all’alcolismo