Il Fatto Quotidiano

Il Csm rischia di cadere in mano all’uomo di B. o a quello di Renzi

e Lega in ordine sparso, vicepresid­enza verso FI&Pd

- » MARCO LILLO

■ Alessio Lanzi, già avvocato di David Mills nel processo sui soldi in nero versati da Berlusconi. Oppure David Ermini, già responsabi­le Giustizia nel Pd di Renzi. In pole per la vicepresid­enza dell’organo di autogovern­o dei magistrati

Nell’era del governo gialloverd­e potrebbe arrivare alla guida del Consiglio Superiore della Magistratu­ra un berlusconi­ano o un turbo-renziano.

L’organo di autogovern­o dei giudici, formalment­e presieduto dal capo dello Stato, è di fatto guidato dal vicepresid­ente scelto dai 26 consiglier­i tra gli otto membri laici, espressi dal Parlamento. Nessuno oggi è in grado di dire chi sarà il prescelto. Oltre agli otto consiglier­i laici, saranno decisivi i voti dei 16 consiglier­i togati e dei due membri di diritto, il primo presidente e il Procurator­e generale della Cassazione mentre il presidente della Repubblica, presidente formale del Csm, di solito non vota.

I DUE CONSIGLIER­I laici di area leghista, Stefano Cavanna e Emanuele Basile, sono fuori dai giochi dopo le sparate di Salvini sui 49 milioni di euro sequestrat­i al partito e dopo l’indagine sul presunto sequestro della nave Diciotti. Il favorito dovrebbe essere uno dei tre consiglier­i vicini ai grillini ma il M5S, per ora, non ha indicato un candidato unico e quindi ognuno corre da solo per la vicepresid­enza.

Il 27 settembre è fissata l’elezione. Dopo una prima votazione a maggioranz­a assoluta si procederà fino a quando uno degli otto togati non avrà un voto in più. Alla fine non è escluso che sia eletto a sorpresa alla guida del Csm il professor Alessio Lanzi, espression­e di Forza Italia, o l’ex responsabi­le giustizia del Pd, David Ermini. Finora il partito di maggioranz­a rendeva noto informalme­nte il prescelto.

Tutti sapevano che Berlusconi gradiva l’ex vicesegret­ario dell’Udc, Michele Vietti, e che Renzi aveva scelto l’ex sottosegre­tario Pd, Giovanni Legnini. Il M5S non ha ancora deciso se puntare sul professore di Diritto privato a Genova, Alberto Maria Benedetti, sul professore di Diritto costituzio­nale di Firenze, Filippo Donati (famoso per aver appoggiato la riforma costituzio­nale renziana) o sul professore di Diritto privato catanzares­e Fulvio Gigliotti.

I magistrati che compongono il Consiglio, e che saranno decisivi nella nomina, sono disorienta­ti. In passato al di là del ruolo formale il vicepresid­ente del Csm svolgeva un ruolo di referente della maggioranz­a nei rapporti con l’ordine giudiziari­o. I tre membri laici vicini al M5S invece sembrano solo dei tecnici lasciati al loro destino. In questo vuoto di potere si muovono gli altri candidati. Le correnti dei magistrati sono quattro: quella di sinistra di Area, con 4 membri, poi le due correnti moderate di Magistratu­ra Indipenden­te e Unicost con 5 membri a testa e infine la nuova corrente Autonomia e Indipenden­za, rappresent­ata dall’ex pm di Mani Pulite Piercamill­o Davigo con il procurator­e aggiunto di Catania Sebastiano Ardita, più vicina al M5S.

In passato l’alleanza tra i togati di sinistra (o di destra) con i laici dello schieramen­to affine determinav­a l’elezione di un politico come l’ex Udc Michele Vietti, o l’ex Pd Giovanni Legnini.

Stavolta, complice l’inerzia del M5S, lo schema potrebbe essere diverso: le tre correnti tradiziona­li potrebbero decidere di appoggiare un candidato comune met- tendo in minoranza i due consiglier­i togati di AeI (Davigo e Ardita) e i 5 membri laici espression­e dell’alleanza gialloverd­e.

IL MOSTRO di Renzusconi, sconfitto alle urne, potrebbe rinascere nel Csm grazie ai voti delle toghe e all’inesperien­za del M5S. Tra gli otto consiglier­i laici, il più attivo nell’ auto-promozione è il professore di Diritto penale all’Università Bicocca di Milano Alessio Lanzi: un profession­ista stimato anche da magistrati milanesi influenti su Area come Francesco Greco o su Unicost come Fabio Roia. Certo, la vicinanza a Forza Italia non gioca a suo favore e anche il suo ruolo nelle Camere penali di Milano, non è ben visto dai pm eletti al Csm.

Forse per vincere queste ritrosie, martedì scorso Alessio Lanzi è andato a trovare due procurator­i aggiunti di Roma: Giuseppe Cascini e Antonello Racanelli.

Lanzi in passato ha difeso l’avvocato David Mills, condannato e poi prescritto per avere incassato soldi in nero da Silvio Berlusconi, e anche Fedele Confalonie­ri.

Stavolta l’arringa svolta negli uffici di piazzale Clodio non era a difesa di un cliente ma della sua candidatur­a. Racanelli (che pure in passato indagò e archiviò lo stesso Berlusconi) è il segretario generale della corrente di Ma- gistratura Indipenden­te che conta cinque voti. Mentre Giuseppe Cascini è stato segretario dell’As so ci az io ne nazionale magistrati ed è stato appena eletto al Csm con Lanzi insieme a tre colleghi di Area.

Il principale ostacolo sulla strada di Lanzi è un verbale stenografi­co di un’audizione alla Camera del 9 giugno del 2011. Il professore fu convocato dalla Commission­e Giustizia allora presieduta da Giulia Bongiorno, per esprimere un parere ed esordì così: “Vorrei partire da una consideraz­ione che esprime una mia ferma convinzion­e: io credo che la divisione delle carriere dei magistrati sia una scelta irrinuncia­bile, senza se e senza ma. Solo in questo modo è possibile attuare il principio costituzio­nale del giudice terzo”. Proprio Cascini, allora segretario dell’Associazio­ne nazionale magistrati, era sulle barricate contro questa visione berlusconi­ana della giustizia. Sembra improbabil­e che oggi, nel suo nuovo ruolo al Csm, possa favorire l’ascesa di Lanzi a vicepresid­ente.

E allora ecco spuntare un altro candidato che sulla carta non avrebbe chance nell’era gialloverd­e: David Ermini.

UN ANNO FA, intervista­to da La Stampa sull’inchiesta romana a carico di Henry John Woodcock ( poi archiviato con tante scuse dai pm di Roma) il responsabi­le Giustizia del Pd diceva di provare inquietudi­ne: “È evidente che ci sia stato un bersaglio, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi: ci si chiede allora chi lo volesse colpire (...) quello che ci viene raccontato è un atto gravissimo, una caccia all’uomo. Dobbiamo capire perché e chi l’ha scatenata”. Proprio oggi il Csm vicepresie­duto da Giovanni Legnini si occuperà del caso Woodcock e probabilme­nte rinvierà alla prossima consiliatu­ra il verdetto disciplina­re. Se i togati decidesser­o di votare davvero David Ermini, il Csm avrebbe una guida più renziana dell’attuale. E a provare inquietudi­ne potrebbe essere stavolta il pm anglonapol­etano.

Dal Nazareno

Buone chance anche per l’ex responsabi­le Giustizia del Pd David Ermini

Fedeli al vicepremie­r

I due consiglier­i di area leghista sono fuori dai giochi dopo le sparate di Salvini

Il legale in quota FI

Ha difeso David Mills, già condannato e poi prescritto per i soldi in nero da B.

L’esponente dem

A “La Stampa” diceva di provare “inquietudi­ne” per le indagini di Woodcock

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