Il Fatto Quotidiano

Ribaltone in appello: torna Mafia Capitale

IL VERDETTODà ragione ai pm sull’aggravante mafiosa

- » VELERIA PACELLI

■ La sentenza di secondo grado conferma il reato previsto dal 416 bis. Condanna a 18 anni per Salvatore Buzzi e a 14 anni e 6 mesi per Massimo Carminati. Otto anni all’ex presidente dell’Ama, Franco Panzironi

Mondo di mezzo torna a essere Mafia Capitale. La prima, quella immaginata dalla Procura di Roma che vedeva nell’ex Nar Mass imo Ca rm in at i, nel “r as ” d el le coop romane Salvatore Buzzie in altri, un gruppo mafioso. Ieri i giudici della III sezione penale di Appello, presieduta da Claudio Tortora, hanno dato ragione ai magistrati di Giuseppe Pignatone riconoscen­do per 18 dei 43 imputati l’accusa di 416 bis o di concorso esterno, ossia di essere un’unica associazio­ne a delinquere mafiosa decapitata con gli arresti del dicembre 2014.

Insomma, nel merito, i giudici hanno sostenuto che anche nella Capitale esisteva una mafia – molto più ridimensio­nata rispetto alle tradiziona­li associazio­ne come Cosa Nostra o camorra – ma con una forza di intimidazi­one tale da generare omertà e paura.

Nonostante a differenza del primo grado sia stato riconosciu­to il 416 bis, le pene inflitte sono minori e ciò dipende dal fatto che, consideran­do cessata l’associazio­ne nel momento in cui Massimo Carminati e gli altri sono finiti in galera, si applica la vecchia normativa penale.

E COSÌl’ex Nar è stato condannato a 14 anni e 6 mesi di reclusione; l’uomo ritenuto dai pm il suo braccio destro, Riccardo Brugia, dedito alla riscossion­e dei crediti, a 11 anni e 4 mesi. La pena più alta è stata inflitta a Salvatore Buzzi, l’ex patron della 29 giugno, la coop romana che si sedeva ai tavoli delle cene di finanziame­nto del Pd ma che parlava anche con la destra: è stato condannato a 18 anni e 4 mesi, più di Carminati.

E poi c’è la politica, con Luca Gramazio, ex consiglier­e regionale Pdl, che dopo aver ottenuto i domiciliar­i, ieri è stato condannato a 8 anni e 8 mesi anche per mafia.

Concorso esterno riconosciu­to invece per Franco Panzironi, ex amministra­tore delegato della municipali­zzata romana Ama, condannato a 8 anni e 7 mesi.

POI CI SONO coloro che non rientrano nell’a sso ci az io ne mafiosa: sono stati condannati a vario titolo per reati di corruzione e turbativa d’asta. Tra questi l’ex presidente dell’assemblea Capitolina, Mirko Coratti (4 anni e 6 mesi) e gli ex consiglier­i comunali Pierpaolo Pedetti del Pd (3 anni e 2 mesi) e Giordano Tredicine del Pdl (2 anni e 6 mesi).

La sentenza di ieri ha ribaltato completame­nte quanto deciso dai giudici di primo che avevano tracciato nella loro sentenza l’esistenza non di una ma di due singole associazio­ni “semplici”,“due mondi”, quello di Carminati dedito al l’usura e all’estorsione e quello di Buzzi agli appalti pubblici. Era una Roma corrotta quella che si raccontava nelle 3.200 pagine di motivazion­i di primo grado, ma non mafiosa. Una visione superata ieri: il “mondo di sopra” e quello di “sotto” tornano a parlarsi. Le conseguenz­e potrebbero esserci già nel breve termine: la Procura generale potrebbe chiedere di ripristina­re il 41 bis (il carcere duro) per Buzzi e Carminati, come pure potrebbe chiedere di far rientra- re in carcere chi è ai domiciliar­i.

In sei invece possono tirare un sospiro di sollievo. Come l’imprendito­re Giuseppe Iet

to che gestiva, prima dell’inchiesta, alcuni bar nelle sedi della Rai: è stato assolto per non aver commesso il fatto come l’imprendito­re Da n i el e

Pulcin i. Assolta anche, ma perché il fatto non costituisc­e reato anche Nadia Cerrito, ex segretaria di Buzzi.

Per Luca Odevaine, ex componente del tavolo per i migranti del Viminale, è stato accolto un patteggiam­ento a 5 anni e 2 mesi. “La sentenza conferma la gravità di come il sodalizio tra imprendito­ria criminale e una parte della politica corrotta abbia devastato Roma”, ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi, presente ieri in aula bunker.

MENO SODDISFATT­Ele difese. Giosuè Naso, difensore di Massimo Carminati, ha affermato: “L’insussiste­nza dell’accusa mafiosa mi sembrava inattaccab­ile. O non capisco più nulla di diritto, ci può stare, oppure è successo qualcosa di stravagant­e che ha in- fluito sulla sentenza. In questo Paese la magistratu­ra si arroga il compito di moralizzar­e la società”. Alessandro Diddi, difensore di Buzzi, parla di “fatto grave”:“Una bruttissim­a pagina per la giustizia del nostro Paese”. Twitter @PacelliVal­eria

Dopo il verdetto Ora la Procura potrebbe chiedere di nuovo il carcere duro (41 bis). I difensori: “Bruttissim­a pagina”. Raggi in aula: “Hanno devastato Roma”

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Ansa
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LaPresse Aula Bunker La lettura della sentenza su Mafia Capitale nell’aula bunker di Rebibbia
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Ansa I capi Salvatore Buzzi e Massimo Carminati in videoconfe­renza al processo
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