Sanzioni a Orbán: la Lega e FI contro, i 5 Stelle pro
Lega e Forza Italia schierate a favore del premier ungherese, I 5 Stelle contro. Il Ppe, spaccato, lascia libertà di coscienza
Il Ppe diviso, che alla fine opta per lasciare libertà di voto ai suoi europarlamentari, Lega e Cinque Stelle su posizioni opposte: oggi il Parlamento europeo vota sull’attivazione dell’articolo 7 del trattato sull’Unione europea nei confronti dell’Ungheria di Viktòr Orban. Una procedura utilizzata davanti a “un evidente rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori” della Ue che, se portata fino in fondo, può arrivare a imporre sanzioni gravissime, come la sospensione del diritto di voto nel Consiglio europeo per lo Stato interessato. Le scelte dei singoli gruppi sul voto di oggi e le loro ricadute sono il primo atto dell’anno che porterà alle elezioni europee del 2019, che potrebbero cambiare gli equilibri in campo. La procedura si basa sul rapporto della eurodeputata verde Judith Sargentini. Per il via libera servono due terzi dei voti.
Ieri, in Aula, il presidente ungherese ha dato l’altolà: “Noi non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione: difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l’immigrazione clandestina anche contro di voi, se necessario”. La sfida, prima di tutto, è nei confronti del suo gruppo: Orban fa parte del Ppe e i popolari sono determinanti. Gli europarlamentari in tutto sono 751 (mai tutti presenti), i popolari sono 217. Compatti per votare a favore del rapporto (e dunque contro Orban) i Socialisti e i Democratici (189 componenti), l’Alde (68), la Sinistra Unitaria Europea, la Sinistra Verde Nordica (52), i Verdi (51). E i M5s (che sono 15). Il Movimento si stacca, dunque, sia dal resto del suo gruppo a Strasburgo - l’Europa della Libertà e della Democrazia diretta, in cui gli inglesi dell’ Ukip sono 20 - sia dalla maggioranza con cui governa in Italia. Contro la relazione voterà tutta la destra: l’Europa delle Nazioni e delle libertà (il gruppo della Lega e della Le Pen, che conta 42 eu- roparlamentari), i Conservatori e i Riformisti (74).
Ieri il pallottoliere dei Socialisti e Democratici contava circa 370 voti complessivi a favore della relazione. I Popolari hanno passato la giornata a cercare soluzioni: Orban ha parlato con Berlusconi, che ha annunciato il voto contrario di FI. Mentre le delegazioni popolari di Svezia e Austria hanno annunciato voto a favore.
DOPO UNA RIUNIONEdi tutto il gruppo ieri sera (alla quale è nuovamente intervenuto Orban) la decisione è stata lasciare libertà di coscienza. Divisi i francesi, mentre la maggioranza dei tedeschi è a favore. In difficoltà, il capogruppo, il tedesco Manfred Weber. Candidato alla guida del Ppe alle elezioni, si trova nella posizione di dover difendere il modello di Europa attuale, a trazione tedesca, con la necessità di non spaccare il gruppo. Lui personalmente voterà a favore: “Si farà scattare l’articolo 7.1”. Il riferimento - esplicito - al primo paragrafo dell’articolo 7 allude a una versione “light” della procedura, che prevede generiche “r a cc om a nd az io n i” ne i confronti dell’Ungheria. Per arrivare al divieto di voto, ci vuole l’unanimità del Consiglio europeo. Per stare sul fronte italiano, ieri Palazzo Chigi faceva filtrare che Giuseppe Conte valuterà in un secondo momento: il suo governo è su fronti opposti. Matteo Salvini, chiarisce: “Il nostro obiettivo è una commissione popolari-populisti. Vogliamo cancellare il duopolio socialisti-democristiani”. Ma minimizza la posizione dei Cinque Stelle: il governo non deve essere messo in discussione prima delle Europee. E il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, spiega al Fatto la strategia: “Lavoriamo a un fronte unico tra Enf e Conservatori e Riformisti, per arrivare ad essere il secondo gruppo”.
La strategia Salvini: “Vogliamo una commissione tra popolari e populisti” Lorenzo Fontana tesse la tela