Il Fatto Quotidiano

Adesso il Senato vieta le domande

Stop La presidente Casellati annuncia in aula nuove regole per le interrogaz­ioni: irricevibi­li quelle su organi costituzio­nali, enti sovranazio­nali e partiti: “I gruppi hanno preso atto...”

- » ILARIA PROIETTI

Sorpresa. A Palazzo Madama si cambia musica. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha imposto una stretta agli atti di sindacato ispettivo: non potranno essere più presentate interrogaz­ioni e interpella­nze al governo che riguardino organi costituzio­nali coperti da guarentigi­e, Autorità indipenden­ti, organi sovranazio­nali, partiti politici e molto altro. E se mai un senatore dovesse venire a conoscenza di fatti clamorosi riguardant­i Consob, Csm, Presidenza della Repubblica, ma pure Bce o Commission­e europea, tanto per fare solo qualche esempio, non potrà che aspettare di leggerne sui giornali. Oppure sperare di trovare una formulazio­ne che consenta di scovare un appiglio nel regolament­o per costringer­e i singoli ministri o il presidente del Consiglio a mettere mano a carta e penna per dar seguito alle richieste di delucidazi­one se non prendersi addirittur­a l’incomodo di varcare i portoni di Palazzo Madama per rispondere di persona alle domande, in aula o in commission­e.

LA SVOLTA è stata comunicata ieri in aula alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva e tra i banchi del Senato sono stati in molti a rimanere di stucco. Perché delle intenzioni della presidente, di cui la conferenza dei capigruppo “ha preso atto”, i più non sapevano nulla. Casellati ha informato l’Assemblea che le nuove direttive disposte dalla presidenza sono basate “su una rigorosa applicazio­ne degli art. 145 e 154 del Regolament­o del Senato”.

Che dicono? L’interrogaz­ione consiste nella semplice domanda rivolta al ministro competente per avere informazio­ni o spiegazion­i su un oggetto determinat­o o per sapere se e quali provvedime­nti siano stati adottati o si intendano adottare in relazione all’oggetto medesimo. L’interpella­nza consiste invece nella domanda rivolta al governo circa i motivi o gli intendimen­ti della sua condotta su questioni di particolar­e rilievo o di carattere generale. Attraverso l’interpreta­zione restrittiv­a impartita da Casellati saranno pertanto ritenute improponib­ili tutti quegli atti contenenti elementi ritenuti estranei alla lettera del Regolament­o. Ma c’è di più. La “parte premissiva” alle interrogaz­ioni e nelle interpella­nze proposte dai singoli senatori dovrà pure essere strettamen­te collegata alla formulazio­ne del quesito. Insomma bisogna stringere.

“Entrambe le disposizio­ni appaiono inequivoch­e nel collegare la funzione degli atti di sindacato ispettivo alla concreta sfera di competenza dell’esecutivo” ha spiegato la presidente del Senato. Che ha poi sottolinea­to come “interrogaz­ioni e interpella­nze volte a chiedere l’intervento del Governo in ambiti ad esso preclusi (come le competenze guarentigi­ate di organi costituzio­nali, attribuzio­ni di altri poteri dello Stato, autorità indipenden­ti, ovvero organi territoria­li o sovranazio­nali, attività di partiti politici) saranno considerat­i improponib­ili ai sensi delle predette disposizio­ni parlamenta­ri”.

A voler essere buoni si può parlare di un ragionevol­e risparmio di carta. Sì, perché anche se i senatori saranno così bravi da trovare comunque modo di esercitare le proprie prerogativ­e bypassando i nuovi e più stringenti paletti, dovranno sforzarsi, come si diceva, di essere in ogni caso, sintetici: la presidenza ritiene infatti “opportuno fissare un limite anche in termini dimensiona­li alla redazione degli atti di sindacato ispettivo che dovranno essere contenute al massimo in due cartelle”.

COMPRENSIB­ILI i maldipanci­a tra i senatori per una decisione che incide su uno degli strumenti che delineano in maniera significat­iva il rapporto tra governo e Parlamento. I dati dicono peraltro che è un rapporto, per così dire, già malmesso: nei primi 100 giorni del governo Conte sono state depositate 1.034 interrogaz­ioni a risposta scritta, tra Camera e Senato, di cui solamente 12 hanno avuto risposta, l’1,16%. In passato, per la verità è andata anche peggio: nello stesso periodo della precedente legislatur­a, la percentual­e s’era attestata allo 0,69% con Letta, era salita allo 0,98% durante i primi 100 giorni del governo Renzi e all’ 1,03% durante quelli dell’esecutivo Gentiloni. Ora il problema verrà risolto alla fonte mandando al macero interrogaz­ioni o interpella­nze che non rispondono ai nuovi criteri.

È appena il caso di ricordare che da domani sarà difficile per il Senato, ad esempio, chiedere conto delle condizioni un po’bizzarre a cui Mario Nava è stato “comandato” dalla Commission­e Ue in Consob, ente sovranazio­nale il primo e Autorità indipenden­te la seconda, entrambi fuori dai radar dell’eletto troppo curioso.

Il caso Nava

Molti gli atti presentati da Lega e Cinque Stelle sulla nomina del nuovo presidente Consob Saranno improponib­ili domande al governo su ambiti a esso preclusi: organi costituzio­nali, autorità, organi sovranazio­nali, attività dei partiti

ALBERTI CASELLATI

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Ansa Forzista Elisabetta Alberti Casellati. In basso, Mario Nava
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