Il Fatto Quotidiano

“È sempre tempo di Emergency”

L’organizzaz­ione non governativ­a tra critiche al Pd e all’ondata populista

- » SANDRA AMURRI

“Di

Guerra e di Pace” è il titolo del 17° incontro di Emergency. Tanti giovani, volontari, formichine laboriose in un Paese che al degrado morale oppone “la Resistenza del fare cose, aiutare le persone, costruire diritti” come la definisce Gino Strada. Le Canzoni contro l’odio di Nerì Marcorè. Tutto esaurito al Teatro Sociale: “Leggo che il fascismo viene evocato come concetto anacronist­ico – esordisce Luciano Canfora ricordando la frase di Piero Gobetti, morto giovanissi­mo per le botte dei fascisti – Fascismo, autobiogra­fia della nazione, per cogliere il pericolo incombente di un suo ritorno. Vengono da noi a rubarci il lavoro quindi mobilitate­vi popolo e noi ci impegniamo a difendervi”.

Le parole sono pietre. Chiamare “un essere umano ‘migrante’ è alludere al fatto che posso metterlo alla porta”. Un ministro dell’In- terno “curioso” che “non so se, intenziona­lmente, adotta alcune formule tipicament­e ducesche come ‘molti nemici molto onore’”.

La soluzione a “un problema che appare insolubile, forse c’è, è il mondo immenso dell’educazione dove si insegna e si impara, dove c’è la vera libertà del pensiero, un’immensa fucina”. “Essere qui – confessa il direttore del Tg La7 Enrico Mentana – è un tributo a chi ha nuotato controcorr­ente per tanto tempo, in un momento in cui la corrente si è fatta impetuosa contro chi ha portato avanti un’idea bella della solidariet­à e dell’accoglienz­a”.

RIFERIMENT­O CHIARO a Salvini, che in risposta a Gino Strada che lo aveva invitato ad andare “nelle strutture dove si vive la pacchia” rispose: “La vostra retorica ha i giorni contati, preparate le valigie, ora tocca a noi”. I partiti, spiega, “sono divenuti sigle che scelgono la linea programmat­ica dai son- daggi alla ricerca del consenso, ma la democrazia senza la politica è uno schema vuoto”. La responsabi­lità è del “fallimento del governo Renzi che non ha capito il fenomeno dell’accoglienz­a e ha vissuto l’ondata migratoria del 2015 con la retorica del

Paese che sapeva accogliere, ma a parole. Se non ci fosse la crisi della sinistra non ci sarebbero gli ultimi diventati penultimi che se la prendono con gli ultimi. Le periferie dimenticat­e sono divenute terreno di coltura del nuovo razzismo. Se oggi Salvini incontra Orban, prima di lui lo hanno fatto altri governanti e Orban era sempre lo stesso”. Tocca un tema dolente, la delegittim­azione delle Ong che “ha portato tanti, anche in buona fede, a covare diffidenza”. Ricorda le dichiarazi­oni del procurator­e di Catania, Zuccaro “l’inchiesta non c’era ma lui sapeva già cosa era successo. Raccontò di un accordo fra scafisti e Ong e ricevette la solidariet­à da centrodest­ra e Di Maio. Quando l’inchiesta fu archiviata senza indagati nessuno gliene chiese conto”. Ma la partita non è persa: “Facce, idee, sigle nuove. Non si può pensare che chi ha perso coltivi la sua rivincita solo con un po’ di maquillage o mettendo figure di seconda fila al posto di quelle di prima fila perché li riconoscia­mo”. Chiude Gino Strada, ricordando che “la situazione è peggiorata, povertà e guerre sono aumentate ma quella che istiga alla paura del diverso è una piccola minoranza rumorosa ben organizzat­a, non è la maggioranz­a degli italiani e a questo dobbiamo crederci”. Mentre dal palco Fiorella Mannoia, in concerto con Ermal Meta e Fabrizio Moro, ripete: “Restiamo umani”.

La situazione è peggiorata, povertà e guerre sono aumentate ma quella che istiga alla paura del diverso è una piccola minoranza rumorosa ben organizzat­a, non è la maggioranz­a

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LaPresse Chirurgo Il fondatore Gino Strada

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