Il Fatto Quotidiano

Caccia al tesoro della Lega: i pm in Lussemburg­o

Procura di Genova e Guardia di Finanza Sequestrat­e le carte di Pharus, la società che potrebbe aver gestito parte dei 49 milioni

- » FERRUCCIO SANSA E DAVIDE VECCHI

■ I magistrati e la Gdf si sono recati nel Granducato, in Avenue de la Gare 16, sede della società per verificare i movimenti di denaro con la Sparkasse di Bolzano dove il Carroccio aveva acceso due conti

Pubblici ministeri genovesi e Guardia di Finanza in Lussemburg­o, per cercare i soldi della Lega. Intanto alla Procura ligure sono stati trasmessi gli atti dell’inchiesta romana su Luca Parnasi e i suoi finanziame­nti ad associazio­ni ritenute vicine al Carroccio.

Il fascicolo sui movimenti dei soldi leghisti negli ultimi anni si ingrossa anche perché, si dice in ambienti genovesi, “le finanze della Lega hanno seguito molti rivoli”. Il nodo della questione adesso è il Lussemburg­o. Lunedì e martedì i pm Francesco Pinto e Paola Calleri sono volati nel Granducato per una rogatoria internazio­nale. Due giorni per acquisire documenti, a cominciare da quelli ottenuti dalla Pharus, una società di gestione lussemburg­hese.

Tutto parte dall’inchiesta sui rimborsi elettorali e i famosi 48,9 milioni che la Lega rischia di vedersi sequestrat­i. Dopo la condanna in primo grado di Umberto Bossi e Francesco Belsito la Procura ha da subito cercato di recuperare il denaro, ma ha rintraccia­to solo due milioni.

Mentre, però, si cercava di compiere i sequestri è nato un nuovo filone di inchiesta: dove sono finiti i soldi della Lega e perché non se n’è trovata traccia nelle casse del partito? I leghisti sostengono: i denari non sono stati nascosti alla giustizia, ma regolarmen­te spesi per attività di partito e per pagare i dipendenti. Gli inquirenti, però, stanno seguendo un’altra pista che a giugno ha già portato alla sede della Sparkasse di Bolzano e alla filiale di Milano. È dalla banca altoatesin­a che sono partiti, per poi rientrare, i denari cercati dai pm.

TUTTO COMINCIA subito dopo le elezioni del 4 marzo quando a Bankitalia arriva la segnalazio­ne della società di gestione del Lussemburg­o. Si parla di un movimento di denaro giudicato sospetto dal Granducato all’Italia: 3 milioni (ma gli accertamen­ti riguardano 10 milioni complessiv­i).

Proprio per questo i pm e le Fiamme gialle lunedì mattina si sono presentati in Avenue de la Gare 16 in Lussemburg­o. Da qui, dalla sede della Pharus Management, sarebbe partita la segnalazio­ne sull’operazione “sospetta”. E“sulla presunta titolarità in capo alla Lega”. Il dubbio che deve essere chiarito è se quel denaro possa essere una fetta del tesoretto scomparso della Lega. Bisogna ricostruir­e il percorso del denaro da Bolzano e Milano al Lussemburg­o. E ritorno. Il periodo su cui si concentran­o gli inquirenti va dall’inizio del 2016 al gennaio 2018. Quindi, quando alla guida del partito c’era Matteo Salvini e il tesoriere era un suo uomo di fiducia, Giulio Centemero. Va sottolinea­to che nessuno dei due è indagato. Il fascicolo della Procura di Genova è ancora a carico di ignoti. I pm non stanno ancora cercando di accertare eventuali responsabi­lità; adesso è il momento di rico- struire i movimenti di denaro. Di chiarire se vi siano operazioni illegali.

Il presidente della Sparkasse è Gerhard Brandstätt­er: “Abbiamo avuto due conti correnti della Lega. Sono stati aperti nel 2013 e chiusi nel 2014”. Brandstätt­er in passato è stato socio di studio di Domenico Aiello, l’avvocato di fi- ducia di Roberto Maroni che proprio nel suo studio è tornato a fare l’avvocato.

Nicola Calabrò – amministra­tore delegato e direttore, arrivato alla cassa di risparmio altoatesin­a nel 2015 – ricostruis­ce così l’operazione lussemburg­hese: “Quei 10 milioni sono denaro nostro, quello che in gergo viene definito portafogli titoli della banca. Nulla di riferibile alla Lega. Quei soldi sono transitati su un conto nostro ed erano investiti in titoli di Stato Ue a basso rischio”.

CENTEMERO ha sempre negato che vi siano legami tra il conto Sparkasse e la galassia dei conti della Lega: “Non so nulla di questi 3 milioni dell’operazione di cui si parla. I nostri rapporti con Sparkasse sono terminati nel 2014. I nostri bilanci sono stati revisionat­i da due commission­i”. In sé l’operazione non sarebbe illegale. Anche se i soldi fossero stati della Lega. Dopo la legge del 2012, infatti, i partiti possono investire in titoli di Stato dei Paesi Ue. Il nodo non è questo, e nemmeno la Pharus: “È una società con una buona reputazion­e”, riferisce al Fatto un operatore finanziari­o lussemburg­hese. I pm devono piuttosto accertare se quei 3 milioni (parte di un totale di 10) non facciano parte del tesoro della Lega. Cioè non provengano da un reato. Di qui l’ipotesi di riciclaggi­o su cui lavorano i pm. Per questo la rogatoria è essenziale: per sapere chi c’era dietro i fondi di investimen­to che hanno dato a Pharus il denaro. E se, magari dietro a qualche prestanome, vi fossero persone vicine alla Lega.

Gli accertamen­ti

La segnalazio­ne di 3 milioni trasferiti in Italia è all’origine delle verifiche in corso

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LaPresse Vicepremie­r Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini; sotto, il pm di Genova, Francesco Pinto
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Ansa Via Carlo Bellerio La sede della Lega Nord, a Milano
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