Il Fatto Quotidiano

“Votare contro il premier ungherese non fermerà le destre populiste”

Lo studioso: “A questi partiti non interessa una rete sovranazio­nale”

- » ROBERTO FESTA

Matthew

Goodwin studia da anni i movimenti della destra populista europea. Nel suo ultimo libro in uscita a ottobre, National Populism. The Revolt Against Liberal Dem ocrac y, Goodwin racconta il sentimento di frustrazio­ne di ampi settori di opinione pubblica, il successo delle politiche anti-immigrati, il sempre più diffuso scetticism­o nei confronti dell’Europa. Gli abbiamo chiesto quali possano essere gli sviluppi per la destra dopo il voto del Parlamento europeo, che accusa il governo di Viktor Orbán di aver violato i principi della democrazia. Matthew Goodwin, il voto del Parlamento europeo rappresent­a una battuta d’arresto alla creazione di un movimento comune della destra populista europea? Direi, al contrario, che i nazional-populisti sono sempre stati essenzialm­ente delle organizzaz­ioni nazionali. Il loro interesse primario resta la nazione in cui operano, non creare una sorta di cooperazio­ne sovranazio­nale. Quindi, il voto su Orbán non dovrebbe incidere sulle sorti dei diversi gruppi populisti nazionali. Ma, al di là di diversi situazioni e interessi, possiamo immaginare punti di una strategia comu- ne in vista delle Europee del 2019?

Molti partiti della destra populista europea hanno già mostrato una strategia comune. Da un lato, si allontanan­o dal fascismo storico, che resta impopolare tra molti elettori. Contempora­neamente, i populisti esaltano la loro opposizion­e all’immigrazio­ne di massa e alle élite politiche tradiziona­li. Questa strate- gia, in anni recenti, si è arricchita di altri temi: l’Islam, il terrorismo, l’opposizion­e all’Unione europea. Ma l’obiettivo resta uno: dare priorità alla “nazione” e alla comunità etnica nazionale contro le minacce esterne.

Ai partiti della destra europea populista si è aggiunto, negli ultimi mesi “The Movement” di Steve Bannon. Pensa che possa giocare un ruolo nella politica europea?

Sì, ma attenzione. La gran parte dei partiti populisti europei era organizzat­a ben prima dell’arrivo di Bannon in Europa – e prima dell’elezione di Trump negli Stati Uniti. È diffusa oggi la tendenza a interpreta­re i populismi attraverso la lente di Steve Bannon. Ma molti di questi, dal Rassemblem­ent National francese alla Lega Nord ai Democratic­i svedesi, hanno iniziato la loro ascesa negli anni Ottanta e Novanta. Quindi, molto tempo fa.

Matteo Salvini è stato, in questi mesi, il politico europeo forse più vicino a Viktor Orbán. Ma Salvini guarda anche alle posizioni e allo stile di comunicazi­one aggressivo di Donald Trump. A cosa aspira, Salvini? Salvini è stato protagonis­ta nella crisi dei migranti. Forgia alleanze in Europa. Ed è sul punto di conquistar­e l’intera destra in Italia. È per questo che molti dei leader populisti lo osservano da vicino. Oggi è la concezione liberale dell’integrazio­ne europea a essere in pericolo. E Salvini gioca un ruolo centrale in questo attacco.

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Accademico britannico Matthew Goodwin insegna Scienza Politica nell’università del Kent

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