Il Fatto Quotidiano

Addio a Scimone, il musicista che non scese a patti con la “tribù”

È scomparso all’età di ottantaqua­ttro anni prima di poter dirigere lo “Stabat Mater” di Rossini

- » PAOLO ISOTTA

A Claudio Scimone, scomparso d’improvviso il 6 settembre sulla soglia di compire gli ottantaqua­ttro anni, sono arrisi fama e successo ben più del riconoscim­ento del livello artistico e culturale. Questo era occultato, solo in piccola parte, dall’attitudine, dirò così, imprendito­riale, colla quale capeggiava I Solisti Veneti: ma far sopravvive­re u n’orchestra è di questi tempi arduo, e nessuno vorrà imputargli qualche manifestaz­ione di gusto più facile a paragone delle cose altissime da lui fatte nei cinquantan­ove anni dalla fondazio- ne dei Solisti e nel resto della sua attività. Alla base del mancato riconoscim­ento della statura di Scimone un equivoco che si fa sempre più corrivo e volgare: la “Musica Barocca”.

Oggi è quella più di moda; ed esistono non centinaia, migliaia di complessin­i che, richiamand­osi a una presunta “prassi esecutiva originale” (non sanno nemmeno l’italiano: dicono “originale” invece di “autentica”) ci affliggono con esecuzioni dilettante­sche nelle quali non esistono in- tonazione, fraseggio, non esistono le basi elementari della lettura musicale. E il concetto di “Musica Barocca” lo estendono come la pelle di zigrino: lo fanno incomincia­re all’incirca con Josquin e vi comprendon­o, poco ci manca, persino Beethoven: sovente eseguito, tuttavia, giusta gli stessi (non)principî dispensati a Vivaldi e Bach. Ma l’ignoranza e la decadenza dell’idea stessa di musica, oggi vigenti, rendono una sorta di obbligo religioso l’esecuzione “secondo la prassi esecutiva originale” e condannano all’ignominia quella che vi si discosti. Faccio un solo esempio: dell’ignominia fanno parte il Bach di Karajan di Klemperer, di Jochum, di Ri- chter… Vivaldi non è Bach, non è Scarlatti, sia Alessandro che Domenico, non è Händel, non è Caldara: ossia i sommi che insieme chiudono il Barocco musicale e aprono il Classico. Scimone per Vivaldi fece moltissimo, sia per quello di autentico valore (il venti per cento della sua produzione), sia per quello di serie B.

MA EBBE L’ENORME coraggio di sottrarre Vivaldi (oltre che Albinoni e Marcello, e Corelli) alla mafia della “prassi esecutiva”. Onde le sue incisioni dei Concerti di Vivaldi sono fra le pochissime a possedere un valore musicale autentico e a dare giustizia al buono del compositor­e. Quelle che affiancher­ei

Era cosciente di escludersi dalla ‘cultura’ ma ha lavorato a una sua idea di Barocco to dirigere a Verona lo Stabat Mater di Rossini, capolavoro che debbo anche a lui se oggi rispetto appieno di contro a mie ancor recenti diffidenze.

loro appartengo­no pure a un mondo scomparso: sono dei Virtuosi di Roma, sono de I Musici , e sono quelle di un grande direttore dimenticat­o, che negli anni Sessanta e Settanta diede fra le più raffinate rivelazion­i del Barocco italiano, Angelo Ephrikian.

Scimone, mio caro amico, sapeva bene di escludersi dalla “Cultura”: era troppo intelligen­te per non misurare le conseguenz­e delle sue scelte. Ma era un musicista di così alto sentire, forgiatosi con colossi come Mitropoulo­s e Ferrara, da non poter venire a patti con la sua coscienza. Ha lavorato guardando a una sua idea di musica, non sacrifican­do agl’idoli della multitudin­e e della tribù.

Era felice perché avrebbe dovu-

E PROPRIO nel nome di Rossini, ancor più che in quello del Barocco, Claudio Scimone verrà ricordato. Insieme col Guillaume Tell diretto da Lamberto Gardelli, le sue incisioni di alcune Opere tragiche del Cigno di Pesaro sono un modello stilistico, di eleganza musicale, di senso drammatico. Il Mosè in Egitto, l’Armida, il Maometto II, l’Ermione: magari questi capolavori, e gli altri purtroppo da lui non toccati, venissero eseguiti come lo faceva lui, invece che come fanno quasi tutti.

www.paoloisott­a.it

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Ansa Claudio Scimone

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