Il Fatto Quotidiano

“Ho sperato che il film finisse diversamen­te”

La sorella di Stefano e Alessandro Borghi: “La somiglianz­a tra i due è impression­ante”

- » ILARIA CUCCHI

Da giovedì scorso nelle sale e su Netflix “Sulla mia pelle”, il film di Alessio Cremonini che ricostruis­ce gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi. Così la sorella Ilaria racconta al Fatto le sue impression­i sulla pellicola.

Sono rimasta colpita fin da subito dalla somiglianz­a che Alessandro Borghi è riuscito a raggiunger­e con Stefano. La voce, il modo di parlare. Il modo di camminare.

Insieme a lui ho visto me stessa e i miei genitori.

Ho provato una strana sensazione all’inizio. Mi faceva strano che tutti quei bravi attori si fossero impegnati per interpreta­re proprio noi. La famiglia Cucchi. Chi siamo noi, in fondo, per meritare tanta attenzione? Non riesco a crederci, mi pa- re surreale. Perché tanta importanza? Mi sono addirittur­a un pochino vergognata a vederci rappresent­ati su quel grande schermo davanti a me, davanti a tutti.

Ma poi ho rivissuto mio fratello, gli ultimi momenti in cui l’ho visto vivo e poi tutto il resto. Fino al riconosci- mento all’obitorio. Ho rivissuto tutto, ogni singolo momento del suo e del nostro calvario. Inutile parlare del dolore rinnovato. Ho visto le nostre vite dentro quello schermo. Col groppo in gola ho sperato, durante tutta la proiezione, che a un certo punto la storia narrata de- viasse stravolgen­do il corso degli eventi per un finale diverso. Un finale magari non proprio del tutto a lieto fine ma comunque diverso.

No, dai – pensavo – Stefano non può morire così, in questo modo atroce. Di dolore. Magari qualcuno in extremis interviene e si occupa di lui e lo salva. Magari rimangono impuniti coloro che lo hanno pestato e lui rimane in carcere ma vivo, e noi possiamo finalmente rivederlo. Ma Stefano non ce la fa e in carcere non ci rimane.

IL FILM FINISCE e Stefano è morto. Non è possibile un finale diverso.

Ora è libero e ci guarda da lassù.

Era un ragazzo eccezional­e sempliceme­nte perché era mio fratello. Non doveva finire così ma così è finito.

Perché non accada mai più. Perché Stefano Cucchi, pur essendo un ultimo con tutti i suoi difetti, aveva un’anima, eccome se ce l’aveva! Perché tutti abbiamo una storia alle spalle, un’anima dentro da salvare, anche se ultimi e sconosciut­i.

Non deve accadere mai più.

Ho rivissuto tutto, ogni singolo momento del suo e del nostro calvario Inutile parlare del dolore rinnovato

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Nelle sale e su Netflix La pellicola “Sulla mia pelle” era stata portata alla Mostra di Venezia

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