Il Fatto Quotidiano

Mario se n’è ghiuto e soli ci ha lasciato

Il saluto modello “Attimo fuggente”, il pianto dell’amica, la “solitudine del tecnico”

- » MARCO PALOMBI

C’è chi nella partita Consob vede solo uno scontro di potere. Fortunatam­ente però, persino tra quei ciniconi dei media, c’è chi riesce ancora a raccoglier­e poesia negli interstizi della vita.

BASTA immaginare la scena dell’addio di Mario Nava all’Autorità sulla Borsa descritta ieri da ll’Ansa sul la falsariga del “capitano, mio capitano” dell’Attimo fuggente: “Il suo discorso è stato interrotto più volte dagli applausi del personale, che ha apprezzato la ventata di novità portata da Nava, la sua disponibil­ità a interloqui­re e a coinvolger­e tut- ti, l’impegno a migliorare i rapporti tra i dipendenti dei diversi uffici (...) Tante le strette di mano e gli abbracci”. Mario se n’è ghiuto e soli ci ha lasciato.

Non solo a pplausi, però. Il Corriere della Sera ha trovato spazio pure per la malinconia: “Probabilme­nte Mario Nava, nel presentare le sue dimissioni, ha provato la solitudine del tecnico, nel nostro Paese una ricorrenza piuttosto che un’e ccezio ne”. Come avrà pianto, leggendo, Mario Monti.

Su Repubblica­invece - in un pezzo peraltro molto informato sulle bizzarrie, diciamo, della nomina del dirigente Ue - si trovano insieme solitudi- ne, lacrime e altissimo senso dello Stato: tutto fuso nella persona di Giulia Bertezzolo, funzionari­a brusselles­e che Nava ha innalzato a segretario generale dell’Autorità, “vista piangere e sospirare”: “L’Italia perde una grande risorsa”.

Se c’è l’eroe, dirà il lettore, ci sarà pure l’antagonist­a. E infatti c’è, anzi c’è un intero servizio segreto grillino infiltrato nell’Authority: l’ex presidente Consob, rivela Il Messaggero, è stato “tradito dalla combinazio­ne di un pressing interno a opera di un gruppo di dirigenti vicini ai Cinquestel­le (si dice ispirati da Marcello Minenna) e di un serrato attacco dall’esterno guidato dal senatore Elio Lannutti”. La Spectre.

I nostri meglio giornali, in realtà, non riescono a nascondere, dietro lo sdegno per la maleducazi­one dei barbari, la consapevol­ezza della sostanzial­e illegittim­ità della nomina. Si distingue, oltre all’im- maginifico M es s a g g e ro , La Stampa che denuncia “lo spoils system (sic) in salsa gialloverd­e” evidente, tra l’altro, dal fatto che nei pareri giunti a Palazzo Chigi “si argomentav­a la piena legittimit­à dell’incarico. Avallato anche da Brux el le s”. Sfortuna vuole che proprio ieri Il Sole 24 Oreabbia pubblicato (in piccolo) il parere demolitori­o dell’Avvocatura dello Stato e il carteggio in cui la Commission­e europea esprime pesanti dubbi legali sulla procedura e l’ambasciato­re italiano presso l’Ue Massari risponde che va tutto bene, mica la legge italiana vale per i funzionari europei...

È CHIARO, PERÒ, che il governo - pure se la nomina era un po’ così - non si doveva permettere: c’è “il timore che uno scontro politico possa rendere meno efficace” la funzione di “co ntrap peso” di Consob e “delle altre autorità indipenden­ti”( Il Sole). Meglio un presidente a rischio esposti e ricorsi: “Oltre che diritti - ci informa con prosa sincopata il CorSera - abbiamo delle responsabi­lità. Nei confronti dei cittadini italiani come dei nostri partner. Ed entrambi vorrebbero da un lato vivere dall’altro contare su un Paese affidabile”. Titolo: “Il valore incompreso della stabilità” (Che. Com’è noto. È assoluta. Soprattutt­o. Al cimitero).

Non muovetevi! Sì, la nomina era un po’ illegittim­a, però non va dimenticat­o “il valore della stabilità”

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