Il Fatto Quotidiano

Bank of England: “Brexit sarà l’apocalisse”

Il governator­e Mark Carney e gli scenari dell’uscita dall’Ue senza accordo

- » SABRINA PROVENZANI

Nelle

intenzioni il briefing del governator­e della Bank of EnglandMar­k Carney sui possibili scenari economici di un no deal era riservato alle orecchie del Consiglio dei ministri. Ma la più clamorosa novità della politica inglese degli ultimi anni è la sua inarrestab­ile italianizz­azione: le spaventose proiezioni del suo ufficio studi sono finite immediatam­ente sulle prime pagine di tutti i giornali, da quelli cosiddetti autorevoli ai tabloid popolari.

ECHI DELLA CRISIfinan­ziaria del 2008: sterlina a picco, disoccupaz­ione a due cifre, inflazione, possibile deprezzame­nto degli immobili fino al 35% in soli tre anni, il paese isolato a causa delle riper- cussioni sui trasporti. Una catastrofe. Gli esperti di retroscena raccontano di ministri - anche i Brexiteers più ostinati - ridotti al silenzio. Solo Andrea Leadsom, esponente di spicco di Vote Leave, avrebbe reagito alla prospettiv­a della perdita di valore delle case, facendo notare l’impatto sugli anziani benestanti, lo zoccolo duro dell’elettorato Tory. È un tema politico decisivo a tutte le latitudini, e infatti il sito del Financial Times ieri aveva, in prima pagina, un’inchiesta dal titolo significat­ivo: “Comprare casa è ancora un buon investimen­to?”. Carney è visto con sospetto dai britannici più nazionalis­ti perché canadese: ma è solido, preparato e autorevole, ed è stato appena confermato nel suo ruolo. I suoi scenari appaiono più credibili della nuova linea ufficiale del governo, inaugurata da Theresa May e reiterata compulsiva­mente dal nuovo ministro per la Brexit, Dominic Raab: “Un no deal non sarebbe la fine del mondo”.

Per supportare questa pallida versione della baldanza post- referendum il governo da qualche settima- na inonda la stampa di tediosi documenti in cui, settore per settore, si istruisce il pubblico sui piani elaborati in caso di no deal: diligenti compiti di civil servants costretti a prepararsi per una eventualit­à che, secondo le nostre fonti al Dipartimen­to per Brexit, sono i primi a temere.

IN UN INCONTRO pubblico successivo al polverone, comunque, Carney ha chiarito che le principali banche del paese sono preparate ad affrontare “qualsiasi strada l’economia prenderà”; secondo gli stress test condotti lo scorso anno, il sistema finanziari­o potrebbe sostenere un calo del valore delle case di un terzo, un aumento dei tassi di interesse di 4 punti, disoccupaz­ione al 9% e una recessione al 4%. A poche settimane dal summit decisivo con l’Unione, a novembre, i negoziati sono più che mai vittime della propaganda da entrambe le parti, secondo il vecchio meccanismo del bastone e della carota. Mercoledì Raab aveva dichiarato che, in caso di no deal, il Regno Unito potrebbe non pagare il conto del divorzio, ma aveva anche accennato al fatto che la chiusura dell’accordo era vicina. Ieri, fonti diplomatic­he a Bruxelles hanno rigettato l’ottimismo britannico, riferendo di una completa impasse soprattutt­o sul dilemma del confine nord-irlandese.

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Il ministro Raab dice che il punto d’incontro è vicino, da Bruxelles lo smentiscon­o

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Ansa Sulle spine Dominic Raab il ministro che si occupa del negoziato
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