Altro che poveri, Manu resta dalla parte dei più forti
“Sradicare la grande p o v e r t à ” . Emmanuel Macron si dà una generazione di tempo per far uscire dall’indigenza gli 8,8 milioni di poveri che vivono in Francia.
Ma a 24 ore dalla presentazione dell’atteso plan pauvreté, pieno di annunci e belle parole, la Francia comincia già a dubitare. La somma di 8 miliardi di euro in 4 anni stanziata per un obiettivo così ambizioso appare insignificante. “Due miliardi l’anno è meno della metà di quanto è già stato concesso ai ricchi solo nel 2018, 4,5 miliardi di euro”, nota Louis Maurin dell’Observatoire des inégalités. ALe Monde, il sociologo Nicolas Duvoux definisce il piano anti-povertà “originale”, ma teme che “le scelte economiche e politiche portate avanti finora da Macron riducano, o annullino, la sua portata. La dimensione egualitaria è assente. La tendenza di Macron – dice – è di chiedere sempre tanto a chi ha poco”.
IL PIANO anti-povertà è il primo cantiere sociale del presidente dal suo ingresso all’Eliseo. Arriva, a pochi mesi dalle elezioni europee del 2019, dopo un’estate segnata dagli scandali e il calo catastrofico di popolarità del presidente ( scesa al 29%, per l’ultimo Odoxa). In un anno e mezzo invece è stata soppressa la tassa patrimoniale per i più ricchi, sono state tagliate le pen- sioni, ridotte le sovvenzioni sugli affitti ed è stato riformato il mercato del lavoro favorendo il precariato. Macron “era il presidente dei ricchi, ora diventa il presidente anti- poveri”, ha commentato Jean-Luc Mélenchon, leader del movimento di estrema sinistra La France Insoumise. In Francia 5 milioni di per- sone vivono con meno di 800 euro al mese. Sono poveri il 38% dei disoccupati e il 34% delle famiglie monoparentali. Quasi 4 milioni di persone, stando alla Fondation Abbé Pierre, che si occupa dei senzatetto, vivono in alloggi di fortuna. La legge per il “reddito universale d’attività”, promessa a sorpresa dal presidente nel discorso di giovedì al Musée de l’Homme, non arriverà in Parlamento prima del 2020. “E per quelli che sono per strada oggi che si fa?”, si preoccupa Samuel Coppens della fondazione Armée du Salut. Il quotidiano Libération fa notare che di “universale” il nuovo reddito annunciato “ha solo il nome”, poiché è sot- toposto a condizioni e sanzioni. Ma la critica è più profonda: “Macron – scrive il direttore Laurent Joffrin – lascia intatte le diseguaglianze che inquadrano la grande povertà. Si può essere al tempo stesso il presidente dei ricchi e il presidente dei poveri?”. Il “reddito universale” era stato difeso da Benoît Hamon durante la campagna per le Presidenziali del 2017.
ERA PERÒ una cosa diversa: il candidato socialista proponeva 600 euro al mese, per iniziare, a tutte le persone in difficoltà, ma senza condizioni. All’i n t er n o del suo nuovo movimento, Generation.s , fondato dopo la disfatta elettorale, si accusa ora Macron di aver in qualche modo “contraffatto” la proposta del socialista. Una misura che, da candidato prima e da presidente poi, Macron ha sempre criticato duramente. “Il reddito universale – ha scritto Hamon in un tweet– si impone nel dibattito anche tra quanti sghignazzavano del mio programma elettorale”.
Gli operatori delle associazioni sanno che bisognerà aspettare anni prima che il plan pauvreté appena lanciato abbia qualche effetto, se ne avrà. I francesi sono comunque scettici.
Da un sondaggio Elabe per BFMtvsi evince che il 79% di loro, ovvero 8 persone su 10, non crede che il presidente sia in grado di migliorare la situazione dei più poveri. Il 76% è inoltre convinto che la politica del governo è orientata a favorire i più ricchi.
I numeri
milioni di francesi vivono con meno di 800 euro al mese milioni secondo la ‘Fondation Abbé Pierre’, vivono in alloggi di fortuna dei francesi secondo un sondaggio di Elabe per BFMtv non crede che il presidente sia in grado di migliorare la situazione dei più poveri