Il Fatto Quotidiano

Anas si proroga la concession­e Toninelli: “Bloccate il bilancio”

Con l’appoggio di Fs allunga di 20 anni l’affidament­o

- » DANIELE MARTINI

Per legge solo i due dicasteri (Economia e Infrastrut­ture) possono modificare la durata del contratto

La fusione tra Fs e Anas somiglia alla Torre di Pisa: pende, pende e mai va giù. Era opinione comune che la stramba operazione imposta alla fine dell'anno passato dall'amministra­tore delle Ferrovie, Renato Mazzoncini, d'intesa con quello Anas, Gianni Armani, e approvata dal governo di Paolo Gentiloni, non avrebbe superato l'ostacolo del bilancio Anas 2017. Cioè sarebbe stata affossata dal no al documento contabile, reso inapprovab­ile da una circostanz­a non da poco: un buco di 2 miliardi di euro causato dalla mancata svalutazio­ne del patrimonio. Per mesi, Mazzoncini e Armani hanno ostinatame­nte negato il problema, che però alla prova del nove del voto sul bilancio è stato alla fine ammesso ed evidenziat­o. Nonostante ciò e a sorpresa, il bilancio dell'azienda delle strade è stato ugualmente approvato con una toppa che è peggiore del buco. Secondo autorevoli fonti Anas, per coprire i 2 miliardi di euro mancanti si sono inventati l'allungamen­to di 20 anni della concession­e Anas, dal 2032 stabilito dalle norme attuali al 2052. Anche se mancano i presuppost­i di legge per un'operazione del genere.

SENZA chiedere chiariment­i al ministero dei Trasporti guidato da Danilo Toninelli, l’azionista Fs lunedì 10 settembre ha detto sì senza riserva al bilancio 2017 di Anas. Il giorno successivo il ministero consigliav­a invece di rinviare la data dell'assemblea di bilancio con una lettera indirizzat­a a tutti i protagonis­ti della vicenda: i capi di Fs e Anas, il ministro dell'Economia, il collegio sindacale Anas. Il via libera all'approvazio­ne è stato dato dal nuovo amministra­tore Fs, Gianfranco Battisti, scelto dal nuovo governo e in particolar­e dalla parte leghista di esso. Tra Battisti, il governo e Toninelli si è evidenteme­nte verificato un corto circuito e al momento non è chiaro se si sia trattato di un clamoroso infortunio oppure se ci sono ragioni più profonde.

Di fatto l'unico beneficiar­io di questa storia sorprenden­te è il capo dell'Anas. Il quale è riuscito ancora una volta a restare a galla sfuggendo alla fine riservata agli altri con cui fin dall'inizio aveva condiviso la vicenda della fusione: Mazzoncini, giubilato alla svelta dal nuovo governo, poi il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, spazzato via dal voto del 4 marzo. Ufficialme­nte il ministro Toninelli ha fatto buon viso al cattivo gioco dell'approvazio­ne del bilancio Anas, in realtà si è arrabbiato parecchio. Dal ministero hanno cercato di spingere Armani verso le dimissioni, sbattendo però su un muro di gomma. Il sì al bilancio dell'azienda delle strade è frutto di un nuovo artificio contabile azzardato che ne potrebbe inficiare la veridicità. Allo stato attuale il prolungame­nto di 20 anni della concession­e è stato deciso unilateral­mente da Anas e avallato da Fs con il sì al bilancio. La legge (Finanziari­a 2007) però stabilisce altro, e cioè che solo “il ministro delle Infrastrut­ture, di concerto con il ministro dell'Economia e delle Finanze, può adeguare la durata della concession­e Anas”. Al momento, il ministro Toninelli non ha mai manifestat­o la minima intenzione di allungare la concession­e.

PROPRIO per questo motivo il ministero dei Trasporti con la propria lettera consigliav­a al capo Fs di astenersi dall'approvazio­ne del bilancio Anas. In quella comunicazi­one il ministero precisa pure che al momento non ci sono decisioni per l'allungamen­to della concession­e. Per avviare l'operazione sarebbe necessario attivare un “tavolo tecnico e nelle more della costituzio­ne di tale tavolo” Fs e Anas vengono invitate a “voler posticipar­e la data di approvazio­ne del bilancio di Anas”. Per il governo ora sarà molto più difficile smontare la fusione. Come dichiarato dal ministro Toninelli nel corso dell’audizione di martedì scorso alla Commission­e Trasporti della Camera l'obiettivo politico di bloccare il matrimonio tra ferrovie e strade resta però intatto e forse sarà preparato un decreto ad hoc.

DOPO LA FUSIONE sono cambiate tante cose in casa Anas. Armani ha lasciato la carica di presidente, ma ha mantenuto quella di amministra­tore e si è conferito quella di direttore generale trasforman­do il suo contratto e facendolo diventare a tempo indetermin­ato con annesso un aumento di stipendio. Ora prende più di 400 mila euro l'anno superando di 160 mila euro il tetto fissato dalla legge Madia per i dirigenti di aziende pubbliche (e l'Anas resta azienda pubblica anche dopo l'incorporaz­ione in Fs). Il primo giugno anche il contratto di altri 5 dirigenti voluti da Armani è stato trasformat­o a tempo indetermin­ato: Alessandro Rusciano (180 mila euro), Edoardo Eminyan (163 mila), Sergio Papagni (120 mila), Giuseppe Saponaro (200 mila), Claudio Arcovito (120 mila). Se Armani e gli altri dovessero lasciare gli incarichi in seguito all'annullamen­to della fusione con Fs, l'Anas dovrebbe indorarli con buonuscite milionarie.

Braccio di ferro L’azienda delle strade ha 2 miliardi di buco Il ministero vuole bloccare l’operazione

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Ansa Stipendio garantito Gianni Armani, ad dell’Anas
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Ansa Gianni Armani (Anas) e Danilo Toninelli
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