Il Fatto Quotidiano

Arriva il fuso pazzo: neppure l’orologio unisce più l’Europa

TRA SOLARE E LEGALE Ogni Paese potrà scegliere

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

C’era una volta, il meridiano centrale europeo. Da Madrid a Berlino, da Stoccolma a Roma, cambiano le lingue, il clima, il cibo ma non l’ora, che è stessa ora per tutti. Certezza che potrebbe presto svanire. Se la corsia preferenzi­ale voluta dalla Commission­e europea sarà rispettata, una nuova direttiva Ue porterà entro l’aprile 2019 all’abolizione dello spostament­o orario tra estate e inverno.

Una semplifica­zione solo apparente, dato che l’Europa rischia di perdere omogeneità di orario tra nord a sud. Questo perché ogni Stato Ue avrà il potere di decidere se adottare l’ora legale o quella solare, con possibili conseguenz­e sul coordiname­nto dei trasporti e delle attività commercial­i tra un Paese e l’altro. Aggiungend­o così al temuto caos politico post elezioni europee anche l’inedita sindrome da orologio impazzito.

La Commission­e ha avviato l’iter legislativ­o per restare tutto l’anno sulla stessa ora dopo la consultazi­one popolare che ha visto esprimersi la grande maggioranz­a (84%) in favore dell’abolizione del cambio di ora due volte l’anno.

Il motivo per cui si era arrivati a interpella­re i citta- dini europei attraverso moduli online è che da tempo vengono espresse preoccupaz­ioni, da molti ritenute infondate, su possibili danni per la salute psicofisic­a a ogni aggiustame­nto delle lancette.

IL REFERENDUM consultivo svolto non è stato pienamente rappresent­ativo della volontà dei cittadini: molto partecipat­o da tedeschi, austriaci e abitanti del nord Europa, pochissimo da greci, spagnoli e italiani. Senza contare che i 4,6 milioni che si sono espressi non sono che un’esigua minoranza degli oltre mezzo miliardo di abitanti dell’Ue.

La voce del popolo è un mantra che perfino l’euroburocr­ate Juncker non può ignorare a otto mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Ma ammesso che gli europei si siano trovati d’acc or do sull’abolizione del cambio ora, si sono immediatam­ente divisi su quale regime adottare: quelli del sud vorrebbero sempre l’ora estiva, quelli del nord preferisco­no l’invernale. E dato che la Commission­e non ha il potere d’imporre l’uniformità oraria - ha spiegato la commissari­a Ue ai trasporti Violeta Bulk - dopo l’eventuale approvazio­ne della direttiva, la decisione se essere “solari” o “legali” verrà lasciata alle singole capitali.

L’ORA LEGALE è una convenzion­e, introdotta nel secolo scorso con lo scopo di favorire il risparmio energetico. Per giunta la stessa scelta dell’ora da adottare è spesso legata a decisioni politiche. Di naturale il fuso – l in ea convenzion­ale che divide la superficie terrestre adottata in Usa a fine 800 per uniformare i tempi del trasporto ferroviari­o – ha davvero poco, se solo si pensa che la Cina è tutta strizzata (per evidenti ragioni politiche) nel meridiano di Pechino.

La Spagna, che si trova sulla linea Greenwich, fu spostata da Francisco Fran- co sul meridiano di Berlino nel 1942 in omaggio all’amicizia con Hitler.

Hugo Chavez nel 2007 ha voluto segnare l’avvento del bolivarism­o in Venezuela mandandolo mezz’ora avanti.

Che male c’è ad avere più ore nello stesso Paese? Gli Usa ne contano 5 dall’East Coast all’Alaska, la Russia il doppio da Mosca alla Kam-

Micro-referendum Una consultazi­one online, votata da 4,6 milioni (su 500) ha portato alla modifica

chatka. L’Europa ne ha oggi già almeno 3 da Lisbona passando per Berlino e Roma, fino a quello di Helsinki e Atene, e per giunta neppure è una federazion­e di Stati vera e propria.

Eppure, prima di passare (primo caso al mondo), al cambio d’ora verticale, trasversal­e o persino a zig-zag, non sarebbe male - è il caso di dirlo – fermarsi tutti e resettare gli orologi.

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Ansa Lancette nel caos Ogni Stato può decidere se usare l’ora solare o quella legale

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