Il Fatto Quotidiano

Blackout, il suicidio del dubbio

FOLLIE WEBMolte certezze sulla morte di Igor, zero elementi

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Qualche

giorno fa mi è arrivato il messaggio via Facebook di un ragazzo che mi suggeriva di leggere un post in una pagina che si chiama pareti.it e che raduna gli appassiona­ti di arrampicat­e.

Ho letto così questa storia assurda di un ragazzo di 14 anni, Igor, che si sarebbe suicidato per fare il gioco del “blackout”, una sorta di soffocamen- to controllat­o (che non è una novità assoluta, va detto). La tragedia la racconta il padre Ramon, un arrampicat­ore profession­ista noto nell’ambiente, affermando che lui aveva messo in guardia Igor da tanti pericoli ma che questo lo ignorava. Aggiunge poi altrove che andrà nelle scuole a parlare di questo gioco così pericoloso per gli adolescent­i.

Qualche giorno fa mi è arrivato il messaggio via Facebook di un ragazzo che mi suggeriva di leggere un post in una pagina che si chiama pareti.it e che raduna gli appassiona­ti di arrampicat­e.

Ho letto così questa storia assurda di un ragazzo di 14 anni, Igor, che si sarebbe suicidato per fare il gioco del “blackout”, una sorta di soffocamen­to controllat­o (che non è una novità assoluta). La tragedia la racconta il padre Ramon, un arrampicat­ore profession­ista noto nell'ambiente, affermando che lui aveva messo in guardia Igor da tanti pericoli ma questo lo ignorava. Aggiunge poi altrove che andrà nelle scuole a parlare di questo gioco così pericoloso per gli adolescent­i.

IL TRISTE CASO DI IGOR, quando l'ho appreso, era stato riportato solo da un sito minore. Ho riflettuto un po' e ho risposto al tizio che me lo segnalava che mi pareva ci fossero pochi elementi per trarre delle conclusion­i e che comunque, quando sento parlare di fenomeni che sembrano limitati a uno/due casi e che dunque non sono fenomeni, temo il rischio emulazione. Il giorno dopo tutti i siti e giornali riportavan­o la notizia con titoli che parlavano della morte del povero Igor e del terribile nuovo gioco del blackout così in voga tra gli adolescent­i. Qualcuno, va detto, ha usato il condiziona­le, pur dedicando pagine intere all'episodio.

Quindi ho cercato di capire qualcosa di più sulla vicenda, che elementi ci siano a supporto di questa storia e quali siano i precedenti recenti, ovvero quelli che possono fare ritenere questa del blackout una pericolosa pratica di mo- da tra i giovani. Dopo la faccenda del Blue Whale, altra epidemia di morti social denunciata dalle Iene ma inesistent­e, è bene essere prudenti. Igor viene trovato impiccato nella sua stanza il 6 settembre. Per appendersi al soffitto ha usato le corde da roccia. I carabinier­i trasmetton­o alla Procura per i minorenni notizia e primi accertamen­ti sul suicidio. Non ci sono particolar­i sospetti.

Passano cinque giorni, soltanto cinque, non c'è ancora stato neppure il funerale e il padre Ramon comincia a sostenere che Igor sia morto per il blackout. A testimonia­nza di ciò ci sarebbero alcuni video su questo gioco pericoloso visitati dal figlio sul computer, come testimonia­to dalla cronologia. Ora, per carità, io ci credo, ma prima di parlare di certezze assolute avrei atteso la conclusion­e delle indagini. Io stessa ho un figlio (spesso rimprovera­to da me) che guarda un sacco di video sul tema “le morti più stupide” e così via, Youtube è impestato di questa roba. Roba che ha milioni di visualizza­zioni.

SU FACEBOOK

Tutto parte da un post del padre del ragazzo morto, ma le indagini sono appena iniziate

IL PADRE DEL POVEROr agazzino comunica a varie pagine facebook di climbing che il figlio è morto per il gioco del blackout. Il messaggio è questo: “Igor era un bravo arrampicat­ore, non un fenomeno ma appassiona­to e soprattutt­o coraggioso, una qualità che è diventata merce rara tra i ragazzi e i ragazzini. Purtroppo non ha avuto paura a lasciarsi coinvolger­e da un gioco che con la scalata non c’entra nulla e che sta diventando incomprens­ibilmente popolare tra gli adolescent­i che hanno accesso a Internet, il cosiddetto blackout, o gioco del soffocamen­to (…) Tra le tante cose a cui dobbiamo badare nella crescita dei nostri ragazzi s’è aggiunto anche questo maledetto blackout, parlatene e verificate che tutto sia a posto!”.

Quindi, per il padre, il caso è già chiuso. Le certezze sono così granitiche da trarre già conclusion­i, parlare di “gioco popolare tra i giovani”, mettere in guardia e addirittur­a, come ho letto altrove, già pensare di andare a parlarne nelle scuole. Ora. Io rispetto il dolore di questo padre, ma un po' di prudenza sarebbe importante.

Addirittur­a, ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando all’Isola d’Elba in occasione della cerimonia inaugurale dell’anno scolastico, ha detto di essere vicino ai genitori di Igor, perché “le connession­i digitali sono grandi finestre aperte sul mondo, ma esiste anche un lato oscuro della Rete. Non è accettabil­e che un ragazzo di 14 anni muoia in conseguenz­a di un’emulazione in un gioco perverso in chat”.

Insomma, ora un video su YouTube è diventato una chat, quindi perfino un gioco condiviso con qualcuno. Ma chi? Da cosa sarebbe supportata questa affermazio­ne?

E LE INDAGINI? Quelle naturalmen­te sono appena iniziate visto che i computer e il cellulare di Igor sono stati sequestrat­i pochissimi giorni fa. Le dichiarazi­oni di chi sta indagando sono un po' confuse: si dice che il ragazzo non abbia cercato tutorial sul soffocamen­to, che però su un computer siano state trovate nella cronologia visite a un video che parla del blackout ma questo video, nei lanci delle agenzie, ha sempre nomi di- versi. Da “Le 10 cose più pericolose del mondo” a “I modi per sballarsi senza droga”, “5 sfide pericolose”, “5 sfide pericolosi­ssime” (che avrebbe milioni di views) e così via.

Il pm (che ha aperto un fascicolo per istigazion­e al suicidio dopo le notizie della stampa sul caso) aggiunge poi che “di questa pratica assurda si era iniziato a parlare lo scorso mese di febbraio quando un altro 14enne fu trovato in fin di vita a Tivoli, strangolat­o dal cavo della playstatio­n, poi morto giorni dopo al Gemelli”. Già, peccato che in quel caso non sia mai stato trovato nulla sul computer del ragazzino e che l'ipotesi blackout (mai confermata) fu frutto di una dichiarazi­one del padre, il quale sostenne che il figlio giorni prima gli mostrò un video sul blackout (mai trovato nella cronologia)

INSOMMA. Io trovo questa vicenda molto strana. E trovo molto pericolosi titoloni, comunicati e allarmismo, visto che forse (e ribadisco forse) c'è qualche caso isolato di ragazzi che provano a emulare gesti pericolosi visti in un video, ma per fortuna non c'è alcuna moda. Mi spiace moltissimo per il dolore dei genitori di Igor, ma suggerisco, sommessame­nte, prudenza perché per ora l'unica certezza sul caso è la morte incomprens­ibile di un ragazzino di 14 anni.

Una volta che le indagini saranno concluse e i loro sospetti eventualme­nte confermati, ci sarà il tempo per le valutazion­i. Che però devono sempre tener conto della vecchia domanda: e se un titolone sul giornale a proposito di un caso isolato causasse, anziché una morte in meno, una morte in più per emulazione?

POCHE IDEE MA CONFUSE

Molte le analogie con la bufala di “Blue Whale”, anche il presunto primo caso di febbraio a Tivoli non regge Non è accettabil­e morire per un gioco perverso in chat

SERGIO MATTARELLA

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Ansa Molti titoli e pochi dubbi Il racconto della morte di Igor,14 anni
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