Il Fatto Quotidiano

Torna la Cassa integrazio­ne per fine attività

E lavoratori erano in attesa della norma, che in realtà era stata varata

- » ROBERTO ROTUNNO

Per

tutti i lavoratori che rischiano il licenziame­nto, con l'azienda in procinto di chiudere, è arrivata una piccola boccata d'ossigeno. Il governo, come annunciato per rispondere alle ansie degli operai della Bekaert di Figline Valdarno (Firenze), ha reintrodot­to la cassa integrazio­ne (cig) per cessazione dell'attività. L'ammortizza­tore, cancellato con il Jobs Act dal 2016, potrà essere usato dalle imprese in crisi anche per il 2019 e il 2020. La norma è contenuta nel decreto Urgenze, approvato dal Consiglio dei ministri giovedì.

LA CIG per cessazione serve a creare un periodo ponte per provare a salvare le aziende che decidono di abbassare le serrande o delocalizz­are all'estero. Con questo strumento, in pratica, anziché dichiarare i licenziame­nti e chiudere subito bottega, si potrà utilizzare una finestra di massimo dodici mesi durante la quale cercare un acquirente dello stabilimen­to e così mantenere tutti i posti di lavoro. Per attivarla, l'impresa e i sindacati dovranno raggiunger­e un accordo presso il ministero del Lavoro, con la presenza del dicastero dello Sviluppo Economico e della Regione interessat­a dalla crisi aziendale. Trovata l'intesa, lo Stato potrà erogare l'integrazio­ne al salario dei lavoratori. Il requisito, come detto, è la sussistenz­a di “concrete prospettiv­e di rapida cessione de ll ’ azienda e di un conseguent­e riassorbim­ento occupazion­ale”. Nel frattempo i lavoratori saranno coinvolti in percorsi di formazione e riqualific­azione profession­ale.

Giovedì mattina, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio aveva comunicato l'imminente ritorno della cassa per cessazio- ne. Poi, dopo il Consiglio dei ministri, l'intenzione non era stata ribadita nelle dichiarazi­oni ufficiali, generando il panico nei corridoi dei sindacati che reclamano a gran voce quella norma. Il ministero del Lavoro, però, rassicura sul fatto che la reintroduz­ione dell'ammortizza­tore sociale ha trovato spazio nello schema di decreto approvato dal gover- no. Quindi le prossime crisi aziendali potranno essere affrontate con questo strumento, a partire da quella della Bekaert: la multinazio­nale belga produce fili di ferro per pneumatici e ha deciso di lasciare la Toscana per spostarsi in Romania; i licenziame­nti scatterebb­ero il 3 ottobre, ma sembra che l'azienda sia disponibil­e a sfruttare la cassa per cessazione al fine di dare un po' di respiro ai 318 lavoratori.

PER LA CISL, comunque, l'intervento del governo non è sufficient­e: “Non ci si deve limitare ad una semplice proroga - dice il segretario Luigi Sbarra - ma vanno previsti maggiori finanziame­nti e maggiore elasticità applicativ­a”. Per la Uil, inoltre, andrebbe estesa anche alle aziende coinvolte da procedure fallimenta­ri.

La cig per cessazione ha permesso fino alla fine del 2015 di affrontare molte crisi aziendali. “Con tutte le proroghe possibili – spiega Marco Massera della Uil – poteva arrivare a 24 mesi. Ai lavoratori andavano le politiche attive, nel frattempo si cercavano nuove prospettiv­e industrial­i per la fabbrica”. In alcuni casi, però, diventava di fatto solo uno scivolo verso la pensione: i lavoratori finivano prima in cassa, poi passavano qualche anno in mobilità (che era più lunga per i lavoratori anziani del Sud) per poi andare a riposo. Per evitare questi abusi, il governo Renzi decise di cancellare l’ammortizza­tore: l'esecutivo Pd riteneva inutile tenere attaccato il lavoratore ad aziende decotte e ha preferito che finissero subito in disoccupaz­ione (con il sussidio lungo, massimo due anni) per spingerli a cercare un nuovo impiego con l'aiuto dell'assegno di ricollocaz­ione.

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Ansa Meglio all’esteroLa multinazio­nale belga Bekaert vuole trasferire le attività in Romania. 318 lavoratori temono

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