Torna la Cassa integrazione per fine attività
E lavoratori erano in attesa della norma, che in realtà era stata varata
Per
tutti i lavoratori che rischiano il licenziamento, con l'azienda in procinto di chiudere, è arrivata una piccola boccata d'ossigeno. Il governo, come annunciato per rispondere alle ansie degli operai della Bekaert di Figline Valdarno (Firenze), ha reintrodotto la cassa integrazione (cig) per cessazione dell'attività. L'ammortizzatore, cancellato con il Jobs Act dal 2016, potrà essere usato dalle imprese in crisi anche per il 2019 e il 2020. La norma è contenuta nel decreto Urgenze, approvato dal Consiglio dei ministri giovedì.
LA CIG per cessazione serve a creare un periodo ponte per provare a salvare le aziende che decidono di abbassare le serrande o delocalizzare all'estero. Con questo strumento, in pratica, anziché dichiarare i licenziamenti e chiudere subito bottega, si potrà utilizzare una finestra di massimo dodici mesi durante la quale cercare un acquirente dello stabilimento e così mantenere tutti i posti di lavoro. Per attivarla, l'impresa e i sindacati dovranno raggiungere un accordo presso il ministero del Lavoro, con la presenza del dicastero dello Sviluppo Economico e della Regione interessata dalla crisi aziendale. Trovata l'intesa, lo Stato potrà erogare l'integrazione al salario dei lavoratori. Il requisito, come detto, è la sussistenza di “concrete prospettive di rapida cessione de ll ’ azienda e di un conseguente riassorbimento occupazionale”. Nel frattempo i lavoratori saranno coinvolti in percorsi di formazione e riqualificazione professionale.
Giovedì mattina, il ministro del Lavoro Luigi Di Maio aveva comunicato l'imminente ritorno della cassa per cessazio- ne. Poi, dopo il Consiglio dei ministri, l'intenzione non era stata ribadita nelle dichiarazioni ufficiali, generando il panico nei corridoi dei sindacati che reclamano a gran voce quella norma. Il ministero del Lavoro, però, rassicura sul fatto che la reintroduzione dell'ammortizzatore sociale ha trovato spazio nello schema di decreto approvato dal gover- no. Quindi le prossime crisi aziendali potranno essere affrontate con questo strumento, a partire da quella della Bekaert: la multinazionale belga produce fili di ferro per pneumatici e ha deciso di lasciare la Toscana per spostarsi in Romania; i licenziamenti scatterebbero il 3 ottobre, ma sembra che l'azienda sia disponibile a sfruttare la cassa per cessazione al fine di dare un po' di respiro ai 318 lavoratori.
PER LA CISL, comunque, l'intervento del governo non è sufficiente: “Non ci si deve limitare ad una semplice proroga - dice il segretario Luigi Sbarra - ma vanno previsti maggiori finanziamenti e maggiore elasticità applicativa”. Per la Uil, inoltre, andrebbe estesa anche alle aziende coinvolte da procedure fallimentari.
La cig per cessazione ha permesso fino alla fine del 2015 di affrontare molte crisi aziendali. “Con tutte le proroghe possibili – spiega Marco Massera della Uil – poteva arrivare a 24 mesi. Ai lavoratori andavano le politiche attive, nel frattempo si cercavano nuove prospettive industriali per la fabbrica”. In alcuni casi, però, diventava di fatto solo uno scivolo verso la pensione: i lavoratori finivano prima in cassa, poi passavano qualche anno in mobilità (che era più lunga per i lavoratori anziani del Sud) per poi andare a riposo. Per evitare questi abusi, il governo Renzi decise di cancellare l’ammortizzatore: l'esecutivo Pd riteneva inutile tenere attaccato il lavoratore ad aziende decotte e ha preferito che finissero subito in disoccupazione (con il sussidio lungo, massimo due anni) per spingerli a cercare un nuovo impiego con l'aiuto dell'assegno di ricollocazione.