Il ritorno di Mara ovvero battere Barbara essendo più barbari di lei
Datemi uno sgabello e vi solleverò lo share. Lo sgabello non tradisce mai, è così fin dai lontani tempi dell’epifania di Alba Parietti, così è stato anche per il ritorno di Mara Venier, consumata artigiana della qualità, alla conduzione della sua decima Domenica in. Una vaga somiglianza con Loredana Berté non ha impedito a Mara di riprendersi il primato nella fascia postprandiale per eccellenza, là dove si può toccare il bolo con un dito. Segato d’imperio il nazional- populista Giletti, l’a nn o scorso Cristina Parodi aveva tentato di alzare di qualche centimetro l’asticella del costume, e gli ascolti di Rai Uno erano sprofondati di qualche metro. Eh, no, Barbara D’Urso e Domenica Livesi affrontano sul loro terreno: quello delle corna, dei figli segreti, del c’è sfiga, in diretta, per te. Per dire, i due fustini di trash si sono salomonicamente spartiti la Dynasty di Cellino San Marco e il ritorno di fiamma tra Al Bano e Romina Power, perfetta metafora dell’Italia 2018 (la stessa di quarant’anni fa, ma con quarant’anni di più). Mara si è assicurata Romina medesima, messa sotto torchio in favore di sgabello; da Barbara c’erano le gemelle Lecciso gemellate con le gemelle Kessler, anch’esse in auge proprio agli albori di Al Bano. Morale: per battere Barbara bisogna essere più barbari di lei. Varrà anche per la politica? Allora l’arrivo di Matteo Salvini in chiusura di Domenica Livenon farebbe una piega: se Al Bano è tornato con Romina volete che Matteo non torni con Silvio?