Olimpiadi verso Milano & Cortina
Tutti contenti? Il governo: “La candidatura a tre è morta”. Adesso Milano potrà fare la capofila e Appendino salvare la sua Giunta
Una candidatura è morta, ne è già nata un’altra. Senza Torino. E senza l’appoggio del governo, che significa tagliare fuori dalla partita il Movimento 5 Stelle che al Coni (e ai suoi progetti olimpici) non ha mai fatto sconti. Così il sogno di Giovanni Malagò di portare in Italia l’edizione invernale del 2026 prosegue, nonostante ieri il sottosegretario Giancarlo Giorgetti abbia dichiarato “morto” il progetto “Mi-To-Co”. Solo uno stop, per provare a ripartire su nuove basi: tocca a Milano e Cortina, che dovranno andare avanti con le loro gambe (e soprattutto i loro soldi). I Giochi dell’autonomia lombardo-veneta, che piacciono tanto alla Lega di Matteo Salvini e hanno ricevuto un mezzo via libera pure da Luigi Di Maio.
ADDIO “M I -TO - CO ”: la strana creatura a tre teste è stata uccisa sul nascere dai litigi fra le due grandi città, Milano che chiedeva di essere capofila, Torino che reclamava pari dignità. Lunedì il deputato M5s, Simone Valente, aveva anticipato la rottura (“impossibile procedere”), e così ieri Giorgetti ha liquidato il progetto: “Serviva una condivisione che non ho rintracciato”, ha spiegato in Commissione al Senato. “È mancato lo spirito olimpico: la candidatura così come è concepita non ha il sostegno del governo e quindi finisce qui”.
Partita chiusa? Neanche per sogno. Al Coni non ci stanno a ripetere la figuraccia di Roma 2024. Giorgetti non ha neppure finito di parlare che i governatori Zaia e Fontana già rilanciano: “Assurdo gettare tutto alle ortiche: se Torino si chiama fuori an- diamo avanti noi insieme”. Se lo aspettavano, dopo le dichiarazioni di rottura del M5s. E avevano già pronto il piano B. Nella testa del Coni il tandem Milano-Cortina della strana coppia Sala-Zaia funziona: il capoluogo lombardo può finalmente avere la leadership, con quasi tutti gli eventi e la gestione del brand; i veneti spalla di lusso, ospitando tutto lo sci di cui diventerebbero la capitale italiana (ci sono anche i Mondiali 2021). Tanti saluti a Torino e alla Appendino, che per il Coni vedeva come “guastafe- ste” con le sue pretese di parità e sostenibilità ambientale. Il sospetto di una “manovra” per far fuori la città governata dai 5 stelle viene subito a galla, agitato anche dal governatore Chiamparino (in quota Pd). Ma la macchina è in moto.
IL PRIMO AD APRIRE è proprio Giorgetti: “Se Lombardia e Veneto vogliono andare avanti, se ne faranno carico loro anche in termini di oneri. In caso di candidatura tridente il governo avrebbe messo le garanzie, così dovranno fornirle loro”. Il sottosegretario indica la via: un progetto tutto regionale, senza soldi dello Stato, che non crei guai all’alleanza gialloverde. Le regole del Cio, del resto, lo permettono: tecnicamente basta la garanzia degli enti locali, nella “Agenda 2020” si parla di “città/Regione/Paese ospitante”. E così i Giochi smettono di essere un problema del M5s, che su quei territori non governa e non sarà chiamato in causa nemmeno come esecutivo. Per Appen- dino è una sconfitta ma anche un po’ un sollievo viste le tante divisioni interne, infatti Torino si chiama subito fuori: “Per il Piemonte senza il sostegno economico del governo è impossibile partecipare”. Di Maio non pone veti: “Il Coni non ha avuto il coraggio di prendere una decisione chiara, creando una situazione insostenibile in cui come al solito si sarebbero sprecati soldi. Chi vorrà concorrere dovrà provvedere con risorse proprie”.
Il vicepremier attacca Malagò (anche se l’idea del tridente l’aveva suggerita proprio Palazzo Chigi), ma in ogni caso lascia intendere che non si opporrà: i 5stelle vogliono vederci chiaro sui fondi e vigileranno, per ora lasciano fare. Ancora più esplicito l’ok di Salvini: “Se i fondi li trovano loro e la spesa è limitata, perché no? L’importante è che l’Italia torni ad essere protagonista”.
Lo sarà già oggi, a Losanna, dove la delegazione Coni presenterà il nuovo dossier: il Cio è disperato (anche il Giappone si è appena ritirato) e lo accoglierà a braccia aperte. “La fiamma della speranza rimane accesa”, esulta Malagò. Grazie a Milano e Cortina, Lombardia e Veneto: due amministrazioni leghiste (che hanno già votato un referendum per l’autonomia), a capo delle prime olimpiadi regionali. I sostenitori dei Giochi non escludono neppure che Torino possa ripensarci e rientrare in gioco in futuro, con meno pressioni, insieme al governo. Forse se lo augurano: di qui al 2026 trovare tutti quei soldi (almeno 400 milioni, comunque pubblici), sarà un bel problema. Anche per Lombardia e Veneto, così ricche e indipendenti.
Costo zero Il piano B era già pronto da tempo ma ora i fondi saranno tutti regionali, senza soldi dallo Stato
Lombardia e Veneto possono andare avanti, ma se ne faranno carico in termini di oneri: le garanzie dovranno fornirle loro GIANCARLO GIORGETTI
Il Coni non ha avuto il coraggio di prendere decisioni chiare, creando una situazione insostenibile: si sarebbe sprecato denaro LUIGI DI MAIO