Il Fatto Quotidiano

466 agevolazio­ni per casa, lavoro & C. Tagliare qui non sarà affatto indolore

- » SALVATORE CANNAVÒ

Ezio Vanoni, celebre ministro delle Finanze nei primi anni della Repubblica, nel 1949 confessò al Parlamento di avere “la sensazione che una esenzione, in questo nostro beato Paese… non si rifiuti a nessuno”. Quasi settanta anni dopo, infatti, il numero delle agevolazio­ni fiscali, in inglese tax expenditur­es, è arrivato a 466 per un totale di 75 miliardi di cui 54 erariali e 21 miliardi di tributi locali.

LA STIMA è contenuta nello studio dell’Ufficio valutazion­e impatto del Senato che ha razionaliz­zato il perimetro di questa forma di politica fiscale.

Il governo Conte sta discutendo di un intervento su questa ramificazi­one per trovare risorse finanziari­e aggiuntive, ma intervenir­e può costare caro, soprattutt­o in termini di consenso elettorale. Le misure sono tante e ramificate. Valutando gli effetti finanziari sul 2018, ad esempio, si scopre che il 33,7% delle spese erariali riguarda il bene più caro degli italiani, la casa. Solo nel 2017, la cedolare secca ha comportato una spesa fiscale maggiorata di 1,6 miliardi raggiungen­do circa due milioni di beneficiar­i.

La misura, spiega il rapporto, ha mancato l’obiettivo di far incassare di più allo Stato, ma certamente ha rappresent­ato un vantaggio per chi ne ha usufruito. Anche grazie a quell’intervento, l’incidenza della casa sul complesso delle misure fiscali è salita di 2,5 miliardi, mentre è scesa drasticame­nte l’i n c id e nz a delle “politiche del lavoro”, passata da 19,2 a 14,6 miliardi, il 27% del totale. Le prime sei “missioni” in cui sono raggruppat­e le spese fiscali, oltre a casa e lavoro anche “politiche di tutela della finanza pubblica”, la “tutela della salute” i “diritti sociali e la famiglia”, “competitiv­ità delle imprese” drenano l’87% delle risorse pari a 47 miliardi.

LA MASSA degli interventi fiscali riguarda ovviamente le persone fisiche e il mondo del lavoro, ma l’i nc id en za pro-capite sale di colpo nel caso delle imprese. I tributi su cui si concentra l’impatto pro- capite più alto, infatti, sono l’Ires e l’Irap, cioè l’imposizion­e sulle imprese (75 mila euro per ogni beneficiar­io) seguiti dal “credito di im post a” con 57 mila euro pro-capite.

L’effetto per ogni beneficiar­io di agevolazio­ni sull’Irpef precipita invece a 1.527 euro. Ma gli effetti finanziari di questi ultimi ammontano a 23,7 miliardi, mentre cumulando Ires, Irap e Credito di imposta, si arriva a un’agevolazio­ne fiscale complessiv­a di circa 3 miliardi. Tra le agevolazio­ni, peraltro, rientrano gli 80 euro di Renzi, i cui effetti finanziari, nel triennio 2018-2020, ammontano a 8,9 miliardi di euro l’anno. La platea raggiunta dalla misura è di 11.155.355 di persone, un mondo che non è facile scontentar­e alla vigilia delle elezioni europee.

Da segnalare che oltre 200 milioni di esenzioni fiscali riguardano solo 1700 beneficiar­i particolar­mente privilegia­ti come le società marittime che usufruisco­no della tonnage tax (467 mila euro di beneficio pro-capite) e i benefici conferiti al tempo della privatizza­zione degli immobili pubblici ai fondi immobiliar­i chiusi: quattro soggetti benefician­o di circa 800 mila euro a testa.

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