“Col Tap non esagerate”: per gli esperti di Oxford il gas sarà molto più caro
Il gas del giacimento azero di Shah Deniz, Mar Caspio, che dopo 3.500 chilometri e cinque nazioni dovrebbe alimentare il Tap ( Trans adriatic pipeline) per sbucare a Melendugno (Lecce), non arriverà in Italia nelle quantità previste e costerà caro. Lo afferma un rapporto dell’Oxford institute for energy studies, il titolo è “Non esageriamo: prospettive del Corridoio sud del gas al 2030”. L'Oxford institute ha tra i suoi finanziatori le maggiori compagnie del settore, comprese Bp (a capo del consorzio che ha in concessione Shah Deniz e tra i principali azionisti Tap), Snam (altro grande azionista Tap) ed Enel (cliente del nuovo gas). E infatti il ricercatore che firma il rapporto, Simon Pirani, autore di una lunga serie di pubblicazioni sull'argomento, avverte che la ricerca, basata su dati di autorità regolatorie, compagnie petrolifere, banche e Commissione europea, “non rappresenta necessariamente il punto di vista dell'Istituto”.
Gli 878 chilometri di gasdotto tra il confine greco-turco e l’Italia, 4,5 miliardi di dollari di spesa prevista, sono il proseguimento del Tanap ( Trans anatolic pipeline) che va dal Mar Caspio alla Turchia.
Per il governatore pugliese, Michele Emiliano, il Tap va fatto, ma non in prossimità del paradiso naturalistico di San Foca (litorale di Melendugno); per il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, “è superfluo, dato che i consumi di gas sono in calo”; per il premier Giuseppe Conte “è strat eg ic o ”; mentre per il vicepremier Matteo Salvini serve perché “l'energia costerà il 10% meno”. Affermazione, quest’ultima, smentita pochi giorni fa dallo stesso Viminale: “Questa amministrazione non detiene alcuna docum en ta zi on e” in merito alle previsioni di risparmi nelle bollette del gas, per effetto del Tap, hanno risposto al costituzionalista salentino Michele Carducci, che aveva richiesto un accesso agli atti per conto delle associazioni No Tap. Lo stesso dai ministeri di Affari esteri, Sud, Ambiente; il Mise non ha risposto. Il Tap rientra nel progetto del 2012 del governo Monti di fare dell'Italia un Hub del gas, cioè un centro di smistamento e vendita. Idea che, al di là di ogni altra valutazione, funziona se di gas ce n'è abbastanza e a prezzi convenienti.
QUANTITÀ. La Bp ha siglato contratti di fornitura con nove clienti europei, tra cui Enel, Edison, Hera, la tedesca E.On e la francese Gdf Suez: oltre 10 miliardi di metri cubi di metano l'anno (il 2% circa dei consumi europei) per 25 anni. Verrebbero dalla fase II dello sfruttamento del giacimento azero, 16 miliardi di metri cubi l'anno previsti. La Turchia è tra i principali clienti anche in questa nuova fase di produzione, le prime consegne di un contratto da 6 miliardi di metri cubi annui sono arrivate nel giugno scorso. Un miliardo di metri cubi è inoltre destinato alla Grecia e uno alla Bulgaria. Vuol dire che quanto rimane per l'Italia e gli altri Paesi europei sarebbe già il 20% meno del previsto. Inoltre, secondo le stime, la nuova produzione di Shah Deniz raggiungerà un picco di 16 miliardi di metri cubi annui entro il 2022, per declinare dal 2030, scendendo a circa 6 miliardi nel 2035. La società Tap, interpellata dal Fatto Quotidiano , conferma che il gas contrattualizzato è quello annunciato da Bp, con consegne a partire dal 2020. Se anche il gasdotto fosse pronto per quella data, quantità di metano vicine a quelle previste, stando alle stime di Pirani, si avrebbero per solo un paio d'anni. “In realtà ci sono altri giacimenti nell'area – spiega Pirani – ma non si sa quando saranno sviluppati e a chi andrà il gas”. L'Azerbaijan ha infatti aumentato i suoi consumi, così come la Georgia, e il gas del Caspio può essere venduto alla Turchia o, via Turkme-
L’approdo nella spiaggia pugliese
I costi dell’infrastruttura finiranno in bolletta. Il giacimento raggiungerà il picco di 16 miliardi di metri cubi nel 2022, per poi calare a 6 nel 2035