Il Fatto Quotidiano

Addio a Kuzminac, l’ultimo degli idealisti

Pur di rimanere fedele a se stesso e alla sua musica, il cantautore “si licenziò” dalla Rca

- » ENRICO FIERRO

“Goran, ma quante canzoni hai scritto?”. “Ma che domanda è? Sai che non lo so…”. Goran Kuzminac è fatto così, un artista puro, allo stato brado. Dovrei scrivere “era” fatto così, perché ieri Goran è morto a 65 anni, ucciso da un male infame, di quelli che non concedono spazio alla speranza. Ma un artista non muore mai, e lui voleva vivere. “Credo che morirò a 140 anni, ho ancora tante cose da imparare”.

CANTAUTORE di successo alla fine degli anni Settanta, Goran (serbo di Zemun dalla capoccia dura), si impone ai discografi­ci e al grande pubblico per la sensibilit­à della sua musica e la profondità dei testi. Suona con Francesco De Gregori, Angelo Branduardi, Antonello Venditti. Ha successo con Stasera l’aria è fresca, che nel 1979 vince Castrocaro. È l’Italia che ancora canta, nonostante tutto, gli anni di piombo al loro triste tramonto, e la “Milano da bere” alle porte.

Grande successo ha anche Ehi ci stai e Canzone senza inganni, cantata con Ron e Ivan Graziani. “Quando tutto succede all’improvviso – ha raccontato Goran in tante interviste – può dare alla testa, ma se sei giovane, il pericolo è ancora più grande. L’unica cosa che capivo fino in fondo era che non volevo fare canzoni ‘alla’Battisti o ‘alla’Renato Zero ecc., ma solo le mie”. Una caparbia “indipenden­za” che non piace alla rampante industria discografi­ca. Il contratto con la Rca vacilla, ma Goran continua a suonare e cantare. Concerti, produzioni per artisti importanti come Patty Pravo, canzoni composte per gruppi come I Nomadi, sperimenta­zioni artistiche, musiche per film e videoprodu­zio- ni. E soprattutt­o lo studio continuo che gli consente di affinare la tecnica del fingerpick­ing, per dirla sempliceme­nte e chiedendo scusa ai puristi, una sorta di arpeggio complesso che trasforma la chitarra in una orchestra.

Goran ascolta fino a sfinirsi i dischi di Tommy Emmanuel, tra i migliori chitarrist­i al mondo, e porta quel modo di suonare in tutte le sue canzoni. L’industria discografi­ca gli chiede altro, generi più vicini al gusto del pubblico. “Il vecchio e ‘illuminato’ direttore della Rca se ne era andato, e al suo posto era subentrato un ‘Commercial­e’. Dissi: ‘Chi segue gli altri non arriverà mai primo’, e me ne andai sbattendo la porta”.

IL SEGUITO è fatto di centinaia di concerti, produzioni di eccellenza con case discografi­che “minori”, ma solo apparentem­ente. Primo di Sequals è dedicata a Primo Carnera. “Attenzione che ogni pugno è una scommessa per la gente/ Quella gente che la vedi applaudire dritta in piedi/ Quando il pugile è sfinito,/ nell’orgoglio è ferito e cade”. Testo poetico per un cantautore considerat­o a torto un “fuoriposto”. Ai fan che gli chiede- vano perché non fosse mai in tv, Goran rispondeva: “Non telefono ai politici, ho un pessimo carattere, e sono l’ultimo degli idealisti”. E solo un “idealista” poteva dedicare, dopo una vita, anche la sua morte alla musica. Goran è già malato quando gira una clip della sua canzone Mordi la vita, prima che lei ti morda. Quattro minuti e le immagini di una vita. Goran bambino portato dalla ex Jugoslavia in Italia, la prima chitarra, Goran ragazzo, giovane padre scherzoso con le figlie. Il video scorre con la musica, perché “in fondo Icaro sta ancora volando, nessuno l’ha visto cadere giù”. E si conclude col sax che si ferma quasi di netto. Sull’immagine di un uomo ripreso di spalle mentre osserva un lago, è su una carrozzell­a, ma “Icaro nessuno l’ha visto cadere giù”. Come i grandi musicisti, che volano sempre e non muoiono mai.

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Come Icaro Già malato, Kuzminac girò un videoclip-testamento “Mordi la vita, prima che lei ti morda”

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