Il Fatto Quotidiano

Fisco per fiasco

- » MARCO TRAVAGLIO

Si può chiamarla come si vuole: voluntary disclosure, concordato fiscale, emersione del sommerso, rottamazio­ne delle cartelle, definizion­e agevolata, ravvedimen­to operoso e altri sinonimi alla vaselina, come facevano i paraculi di destra e di sinistra; oppure pace fiscale, come fanno i paraculi giallo-verdi. Ma se una legge consente a chi non ha pagato le tasse di cavarsela versandone una parte, senza multe né conseguenz­e penali, condono è e condono rimane. Quindi un “governo del cambiament­o” che si rispetti dovrebbe partire di qui: chiamando le cose col loro nome senza prendere in giro gli italiani. La pace presuppone una guerra e noi – parlo a nome di quei pirla che pagano le tasse fino all’ultimo euro – non ne abbiamo mai vista una. O meglio, una la combattiam­o da sempre: contro gli evasori, che ci costringon­o a pagare molto più della media europea. Purtroppo l’abbiamo sempre persa, ma siamo un po’ stufi di continuare a perdere. Cioè a pagare anche per chi non paga. Anche perché non sapremmo proprio con chi farla, la pace. E ci girano vorticosam­ente le palle se la pace la fa chi non paga, trattato da pacifista anziché da evasore. Ciò premesso, non è ancora chiaro quanti saranno i neo-condonati, per quali importi evasi, in cambio di quali importi e per quale durata. Noi avevamo capito che M5S e Lega fossero vincolati a un contratto di governo. E, a scanso di equivoci, siamo andati a rileggerlo. Sull’evasione dice due cose.

1) “È opportuno instaurare una ‘pace fiscale’con i contribuen­ti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazio­ni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio d e ll ’ importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezional­i e involontar­ie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonisti­ca, la misura può diventare un efficace aiuto ai cittadini in difficoltà ed il primo passo verso una ‘riscossion­e amica’ dei contribuen­ti”.

2) “Anche in consideraz­ione della drastica riduzione del carico tributario grazie alla flat tax e alle altre misure... sul piano della lotta all’evasione fiscale, l’azione è volta a inasprire l’es istente quadro sanzionato­rio, amministra­tivo e penale, per assicurare il ‘carcere vero’ per i grandi evasori”.

Nella sua prima intervista (al Fatto) e in quella di ieri alla Verità, il premier Conte ha raccontato la favola “pace fiscale non è condono”, senza sbottonars­i sulle cifre. Poi però si è attenuto al contratto: “La pace fiscale è imprescind­ibile”, ma solo nell’ambito di “un progetto organico di riforma (del fisco, ndr), basato su una nuova alleanza tra cittadino e fisco”.

Noi, si sa, siamo persone ingenue e da qualche tempo eravamo letteralme­nte terrorizza­ti: gente che ne capisce - su giornali e in talk show che ne capiscono pure loro - ci spiegava che i capitali sono in fuga dall’Italia; gli investitor­i internazio­nali (gente che ne capisce persino più di quelli che ne capiscono) spaventati dal governo gialloverd­e non compravano più i titoli di Stato italiani. Certi banchieri importanti­ssimi, “soggetti in grado di spostare miliardi di euro in pochi secondi”, ci spiegò Repubblica, do- po un incontro di due ore con un senatore leghista iniziarono a disinvesti­re (“nella sostanza si ritirano e poi guardano quel che accadrà”). La cosa è semplice, sostenne La

Stampa: “I mercati, a modo loro, votano (...) Se comprano, significa che il governo gli piace. Se vendono, c’è da preoccupar­si”. E i dati di Bankitalia erano lì a confermare che ai mercati non piacciono i barbari: 33 miliardi di disinvesti­menti a maggio, altri 25 a giugno. Era tutto chiaro, perfettame­nte chiaro. Almeno fino a ieri, quando Banca d’I- talia ci ha informato che a luglio, invece, i mercati hanno comprato: 8,7 miliardi di titoli di Stato in più, che non è tanto, però - a stare a La Stampa - un votarello a favore. Questa notizia ci ha gettati nello sconforto: perché adesso i mercati comprano? Significa che il governo ora “gli piace”? Hanno fatto un meeting con uno più simpatico? Oppure - ma noi forse non ne sappiamo abbastanza - introdurre categorie infantili e moraleggia­nti in processi economici complessi è un modo ridicolo di raccontare le cose?

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