“Mattarella, occhio al neo-presidente”
Il candidato è Garofoli Un gruppo di dirigenti intima a Mattarella di sostituire il dimissionario Nava garantendo “l’indipendenza”
Lostile ricordai pronunciamientoscon cuidu es ecoli fai militari dell’America Latina annunciavano i colpi di Stato. L’efficacia sembra invece avvicinarsi a quella del golpe del tenente colonnello Tejero, che nel 1981 riuscì a tenere in scacco la democrazia spagnola per un paio d’ore prima di essere consegnato alla memoria eterna del ridicolo. Per l’Italia è un inedito, almeno da quando si è esaurito lo strapotere sindacale nelle istituzioni pubbliche.
UN GRUPPO DI DIRIGENTI e funzionari della Consob, capitanati dal vicedirettore generale Giuseppe D’Agostino, ha firmato una lettera per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fumosa ma dal significato evidente: una pressione sul Quirinale in vista della nomina del presidente dell’Authority che vigila sui mercati finanziari. Con un particolare grottesco: non si sa se la lettera sia già arrivata al destinatario né se mai ci arriverà perché, nella fretta di pesare sulla scelta del successore di Mario Nava, i sagaci registi dell’operazione hanno pensato bene di far uscire la lettera in forma di bozza su alcune testate.
Il contenuto della lettera è grave. Gli uomini della Consob intimano a Mattarella che, in vista delle “nuove sfide a cui sono chiamate le vigilanze in un contesto aperto e complesso”, le sfide medesime “impongono stabilità dei vertici”. Come dire che ai funzionari della Consob piaceva Mario Nava e non è piaciuto che si sia dimesso a pochi mesi dall’insediamento. Non solo: “La tutela del risparmio ha bisogno di indipendenza e professionalità dei vertici”, scrive D’Agostino. Come dire che Nava e il predecessore Giuseppe Vegas indipendenti lo erano, ma adesso chissà Mattarella chi manda. La lettera finisce, in puro stile pronunciamiento , con gli ordini per Mattarella: “Confidiamo in Lei affinché tali esigenze siano salvaguardate”. Perché un serio dirigente come D’Agostino si lancia in un’iniziativa talmente improvvida da indurre il direttore generale della Consob Angelo Apponi a chiamarsene precipitosamente fuori? Perché gli uomini della Consob si muovono oggi in difesa dell’ indipendenza (non dicono da che cosa, si suppone dalla politica) e sono stati zitti nel 2011 quando il governo Berlusconi spedì a spadroneggiare sulla Consob il suo sottosegretario Giuseppe Vegas? E perché dopo il grave scontro istituzionale sulla nomina a ministro di Paolo Savona qualcuno pensa che non i partiti di maggioranza ma addirittura un gruppetto di dirigenti della Consob possano permettersi di richiamare all’ordine il Quirinale sulla nomina del presidente della stessa Consob?
LA SPIEGAZIONE STA nella delicata battaglia sotterranea in corso. C’è un sistema di potere parallelo, un vero e proprio partito della burocrazia, il cui ideologo e stratega è il giurista Sabino Cassese, che prima ha difeso strenuamente Nava fingen- do di ignorare le pesanti irregolarità della sua nomina. Poi, quando anche i burocrati amici di Palazzo Chigi e Quirinale si sono dovuti arrendere difronte all’indif end ibilitàd iN ava, è partitala strategia di contenimento.
L’OBIETTIVO È EVITAREche il governo nomini alla Consob un uomo gradito a Lega e Cinquestelle anziché alle cordate burocratiche legate a Pd e Forza Italia. Dietro il pronunciamientoc’è il nome di Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministero dell’Economia prima con Pier Carlo Padoan e oggi con Giovanni Tria che lo ha confermato. Consigliere di Stato, durante il governo Letta è stato segretario generale a Palazzo Chigi mentre sottosegretario alla Presidenza del Consiglio era Filippo Patroni Griffi, oggi avviato verso la presidenza del Consiglio di Stato. La guerra allo s po il s
system con cui la casta burocratica difende il suo dominio incontrollato avrà la battaglia decisiva sulla nomina di Garofoli alla Consob. E il governo Conte è in ritardo all’appuntamento: il nome da portare alla firma di Mattarella non è stato ancora trovato.
Raccolta di firme La lettera scritta dall’alto dirigente D’Agostino. Il dg Apponi si è chiamato fuori