Manovra, prime intese: vacilla la linea di Tria
Il vertice Per gli alleati 10 miliardi a testa. Dal reddito minimo alle pensioni, misure legate all’Isee. E il condono si allarga
La
prima certezza è che Lega e 5Stelle si assegneranno circa 8-10 miliardi a testa per le varie misure; la seconda è che Giovanni Tria ha aperto a trovare le risorse necessarie, e quindi vacilla la linea di non far salire il deficit pubblico oltre l’1,6% che ha già concordato con Bruxelles. L’ipotesi è di arrivare tra il 2 e il 2,4%. Dopo tre ore di vertice sulla manovra arrivano le prime intese di massima. Ieri a Palazzo Chigi, Luigi Di Maio, Matteo Salvini e il ministro dell’Economia, insieme ai viceministri Laura Castelli (M5S) e Massimo Garavaglia (Lega) hanno messo a punto il quadro in vista della prossima settimana, quando il governo presenterà il Documento di economia e finanza che farà da base per la legge di Bilancio in autunno.
“Il ministro ha preso atto di qual è la volontà di Lega e M5S per la legge di Bilancio ed è di- sponibile a cercare soluzion i”, assicurano fonti della maggioranza. Tria tace. Ieri è stato fissato il quadro degli interventi.
I 5STELLE ottengono circa 10 miliardi, da dividere tra finanziamento dei centri per l’impiego, reddito di cittadinanza e pensioni minime da portare a 780 euro. Quest’ultima misura partirebbe subito a gennaio 2019, mentre per il reddito minimo si partirà a marzo, per evitare il caos negli uffici. Entrambe le misure, però, avranno delle condizioni, vista l’esiguità delle risorse. Portare tutte le pensioni minime a 780 euro mensili costerebbe oltre 13 miliardi, ma al momento ce ne sono solo 2 disponibili: lo schema è quello di parametrare il beneficio non all’assegno percepito ma al reddito fami- liare utile ai fini dell’Isee (l’indicatore della soglia economica equivalente), con soglia massima a 9.360 euro annui. Chi ha reddito zero avrà 780 euro pieni, altrimenti si arriverà alla soglia (tenendo conto dei figli a carico) con delle integrazioni. Si lavorerà sul red- dito Isee per adeguare anche il reddito di cittadinanza alla risorse disponibili, visto che sul piatto ci sono 8 miliardi e non i 17 preventivati.
Si ridimensionano in parte anche le misure chieste dalla Lega. La “flat tax” si riduce all’aumento a 65 mila euro del- la soglia di reddito a cui le partite Iva potranno beneficiare dell’aliquota del 15%. La stessa che si applicherà agli utili delle imprese che verrano reinvestiti in azienda (costo 1 miliardo). La riforma della Fornero passerà invece per la cosiddetta “quota 100”. Nelle intenzioni della Lega si potrà lasciare il lavoro a 62 anni e 38 di contributi, con il divieto di cumulare più assegni. Secondo quanto filtra costerebbe 5 miliardi, cifra assai inferiore agli 8 “cifrati” per la misura piena.
RESTA il nodo della “pace fisc ale”; o meglio il condono previsto dal contratto di governo e su cui la Lega insiste per trovare una parte delle coperture, da usare per rinviare di un altro anno gli aumenti automatici dell’Iva (12,5 miliardi). La proposta è di comprendere anche le cartelle esattoriali sui contributi non versati e non limitare la misura solo a chi ha dichiarato i redditi ma poi non ha versato le imposte perché in difficoltà. Solo in questo modo si potranno ricavare cifre considerevoli (circa 3 miliardi, che arrivano a 5 se si inglobano anche gli accertamenti). L’ipotesi avanzata ieri da Garavaglia, che non ha visto il muro dei 5Stelle, è di permettere anche a chi ha vinto un contenzioso tributario in primo grado, di evitare di proseguire il giudizio chiudendo la controversia pagando una piccola percentuale.
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