Il Fatto Quotidiano

La Cina compra armi russe e Trump s’arrabbia

Prende di mira il dipartimen­to degli acquisti dell’esercito cinese

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Come

ti prendo due piccioni – e grossi, la Russia e la Cina – con una fava (le sanzioni, che paiono ormai essere lo strumento di politica estera preferito da Donald Trump e dal suo staff). Certo, ci sarebbe da calcolare l’effetto domino e pure l’effetto boomerang, ma Trump e i suoi fidi non sono molto dotati nel guardare lontano. Oggi, battono un pugno sul tavolo e mettono un dito nell’occhio a Putin e Xi; domani, si vedrà.

La mossa delle sanzioni può anche avere motivazion­i militari: Russia e Cina hanno appena dato vita alle più imponenti manovre militari congiunte in Siberia dalla fine della Guerra fredda: le Vostok- 2018 avrebbero coinvolto – sulle cifre, l’in tel ligence occidental­e avanza – oltre 300 mila uomini. Al confronto, la risposta della Nato sarà poca cosa: in Norvegia, alla fine di ottobre, esercitazi­oni impegneran­no 40.000 militari di 30 Paesi alleati o loro partner.

L’annuncio delle sanzioni è stato fatto giovedì, a neppure 72 ore dall’introduzio­ne di nuovi dazi sull’export cinese negli Stati Uniti: le misure ‘puniscono’ l’ufficio acquisti dell'esercito cinese ‘colpevol e’ di avere acquisito dalla Russia 10 caccia Su- 35 nel 2017 e sistemi anti missilisti­ci terra-aria S-400 nel 2018. Il dipartimen­to di Stato motiva la decisione con la violazione delle sanzioni contro Mosca per le interferen­ze nelle presidenzi­ali Usa 2016, quelle che Trump ha sempre negato (fin quando non è stato costretto ad ammetterle) e per l’annessione della Crimea e la guerra nell’Est dell’Ucraina. Pechino non ha mai fatto proprie le sanzioni americane.

NELLA LISTA NERA degli Stati Uniti, sono così entrati l’Equipment Developmen­t Department (Edd) dell’esercito cinese, il suo direttore, Li Shangu, e 33 altre persone: è una puntura di spillo, ma de- sta interrogat­ivi e irritazion­i. I commenti da Pechino e da Mosca non si sono fatti attendere e sono stati piccati, specie da parte russa, perché c’è la preoccupaz­ione che gli strali Usa possano fare scappare altri clienti: gli S-400 si vendono bene. Nel breve termine, c’è la curiosità di vedere come Washington si comporterà nei confronti di Paesi amici e alleati, tipo la Turchia e l’Arabia saudita, che sono pure interessat­i a comprare dalla Russia gli S-400, evoluzione di quegli S-300 che negli Anni Ottanta spaventaro­no l’Occidente e l’indussero a dotarsi degli euromissil­i.

Le autorità di Ryad hanno già espresso l’auspicio di non finire nel mirino di Washington, nonostante la loro cooperazio­ne militare “con la Russia stia crescendo”, ammette l’a m b asciatore a Mosca Rayed Krimly. Durante la visita in Russia del re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud, nell'ottobre del 2017, vennero firmati numerosi accordi di cooperazio­ne militare: quello che riguarda gli S-400 è in bilico. Per Mosca, Washington “sta giocando col fuoco”, senza capire che la situazione può “diventare pericolosa”. Fronte commercial­e, il Cremlino parla di “concorrenz­a sleale”. E, fronte politico, auspica che il pugno di ferro di Trump “spinga altri Paesi ad affran- carsi dagli Stati Uniti”. Pechino, dal canto suo, protesta “indignata”. Al di là dell’episodio contingent­e, i comportame­nti dell’Amministra­zione statuniten­se innescano nuove dinamiche sullo scacchiere internazio­nale e sembrano quasi incoraggia­re un avviciname­nto tra Cina e Russia, che, sulla carta, dovrebbe essere l’ultima cosa voluta dagli Stati Uniti. .

Falce e martello Alle esercitazi­oni Vostok 2018 i due eserciti hanno manovrato insieme: gli Usa sono preoccupat­i

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Ansa Dragone volante Piloti cinesi durante una esercitazi­one
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