Il Fatto Quotidiano

Da Casini al M5S: Matano al Tg1 piace a quasi tutti

È uno dei candidati alla guida del Tg1 in quota Cinque Stelle

- » CARLO TECCE

Alberto Matano piace perché si piace e pure perché ci crede: “Ho fatto tutti gli scalini e mi sono sudato tutto da vent’anni a questa parte, quindi non è arrivato niente all’improvviso, ma per gradi”, ha detto un paio di mesi fa, già in perenne ascesa nel totonomine di Viale Mazzini – stavolta per il Tg1 – tra la conduzione serale del telegiorna­le di Rai1, un programma su Rai3 inventato con Daria Bignardi, un libro tratto dal programma, un successo mediatico tratto dal libro e dal programma di scarso successo (il docu-drama Sono innocente – campionari­o di errori giudiziari – ha registrato una media del 4,4 per cento in prima serata).

ALL’IMPROVVISO il giovane Matano – classe ’72 di Catanzaro, studi in Giurisprud­enza, collaborat­ore del quotidiano dei vescovi A vv en ir e, scuola di giornalism­o di Perugia, un periodo di rodaggio al radiogiorn­ale del servizio pubblico – viene chiamato al Tg1 da Gianni Riotta nel 2007, durante la transizion­e che va dal claudicant­e governo di Romano Prodi all’imminente ritorno di Silvio Berlusconi e del centrodest­ra senza il solista Pier Ferdinando Casini. Matano sostiene che il destino un po’sussiste e un po’ va alimentato.

IL DESTINO di Matano – chissà se in senso biblico, cioè coincident­e con la volontà divina – si compie con Casini, all’epoca politico influente anche in Viale Mazzini e non semplice senatore ramingo. Il destino, per lunghi anni, ha officiato la permanenza nel medesimo partito – l’Unione democratic­i cristiani e derivati – di Casini e di Maria Teresa Fagà, detta Marisa, mamma di Alberto, ex responsabi­le nazionale per le pari opportunit­à dell’Udc; ex capo di Arcapal, l’agenzia calabrese per l’ambiente e di Ande, l’associazio­ne nazionale donne elettrici. Alberto è accolto dai colleghi del Tg1 con l’etichetta di “casiniano”, categoria consunta dal tempo, ma che la memoria – e la malizia – di chi frequenta Saxa Rubra rievoca per rallentare la placida camminata – no, non è una corsa – verso la guida del Tg1 su spinta di Vincenzo Spadafora, sottosegre­tario a Palazzo Chigi, che v i g i l a s u Viale Mazzini su mandato del vicepremie­r

Luigi Di Maio e perciò dei Cinque Stelle.

Matano incarna lo spirito d e mo c r is t i an o , che poi è un primordial­e istinto di sopravvive­nza: molti amici, molto onore. Ingresso al Tg1 con Casini, lenta conversion­e al renzismo e scoperta del Movimento tramite Spadafora. Matano sta bene ovunque. Va d’accordo con Mar i o O r f e o , con Campo Dall’Orto, con la Bignardi. Un giorno sindacalis­ta, un giorno mondano. Un giorno membro del comitato di redazione del Tg1, un giorno presentato­re del premio Biagio Agnes da Sorrento, simulacro del potere Rai. Un giorno con Maria Elena Boschi per celebrare l’uscita del suo saggio Innocenti sulle ingiustizi­e della giustizia e un giorno con i poco garantisti dei Cinque Stelle. Molti Matano per una qualità: funziona in diretta, buca lo schermo, in versione mezzobusto al Tg1 o conduttore estivo di Unomattina . Scalate le gerarchie del Tg1, Matano è travolto dalla popolarità nel 2013 con i collegamen­ti dal Festival di Sanremo e i rapidi duetti con Luciana Littizzett­o: “Ma che figo che c’è al telegiorna­le. Avete fatto fuori Giorgino?”.

“Il gran tronco di pino” (citazione) poi va a consegnare un mazzo di fiori a Littizzett­o a Che tempo che fa, introdotto da Maria De Filippi, sotto lo sguardo commosso di mamma Marisa in platea. Il caposerviz­io agli interni Matano assume così le sembianze del giornalist­a istituzion­ale. Quello che racconta con voce sottile il giuramento del presidente della Repubblica o dei governi d’Italia o illustra gli speciali sugli eventi mondiali.

Sempre in onda Dalla presunte spinte “casiniane” alla chiamata di Riotta fino al programma senza successo

VIALE MAZZINI l’ha costruito per diventare l’anti-Vespa. Vuoi la caratura differente, vuoi il destino – quel destino – beffardo, ma il vecchio Vespa è ancora imbattibil­e e Matano è inciampato nella notte del golpe in Turchia, quando l’imprevedib­ile cronaca gli ha cambiato il copione e confuso i testi.

Matano non è un esperto gestore di un telegiorna­le, neanche di un’edizione notturna – non s’è mai cimentato – però è un maestro nell’assecondar­e il destino: “Ciò che conta – ha risposto sul tema a Io Donna – è essere consapevol­i e sintonizza­ti con se stessi per non vivere vite che non ci apparte ng ono ”. Alberto lo sa, il destino l’ha scelto. Che si chiami Casini o Spadafora, non importa.

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