Corbyn si piega: dal Labour sì a referendum bis sulla Brexit
Scongiurare “la disastrosa Brexit dei c on se rv a to ri ” e, chissà, magari rimettere in gioco anche la scommessa di poter restare nell’Ue. Torna a risuonare la parola
Remainal c o n g r e sso del Labour a Liverpool, con l’a p p ro v azione plebiscitaria d el l’atteso documento che include l’opzione di far campagna per un secondo referendum sul divorzio da Bruxelles - seppure in subordine rispetto alla stella polare della richiesta di nuove elezioni cara a un leader tutt’altro che euroentusiasta come Jeremy Corbyn - in caso di bocciatura finale dei risultati negoziali del governo May.
L’uomo del giorno è sir Keir Starmer - ex procuratore della corona, ministro ombra per la Brexit, nonché voce pragmatica del gabinetto Corbyn - che si conquista l’ovazione di buona parte della platea illustrando la mozione di una svolta almeno potenziale del maggiore partito d’o pposizione del Regno. Un documento di compromesso che dice e non dice, evocando la battaglia per lo scioglimento della Camera dei Comuni e il ritorno alle urne di fronte a un esito della trattativa Tory con i 27 segnata da un no deal o da un’intesa di basso profilo, ma senza escludere - laddove la prima porta risultasse sbarrata - l’alternativa di un “voto popolare” bis.
Un voto che John McDonnell, cancelliere dello Scacchiere ombra ed esponente ortodosso del socialismo corbyniano, aveva cercato di ridurre a verdetto sui “termini della Brexit”, liquidando l’idea di ridiscutere il risultato del 2016. E che secondo il medesimo Corbyn, dovrebbe comunque essere preceduto da nuove trattative con l’Unione. Ma che Starmer spinge un passo più in là: notando come il testo messo ai voti ieri non tolga alcuna ipotesi da tavolo e non “escluda l’opzione Remain ” laddove davvero s’arrivasse a una ripetizione della sfida di due anni fa, riuscendo con il consenso a forzare la posizione fredda del segretario del partito.