Csm, battaglia sul n. 2 Ora pesano i veleni su Palamara (Unicost)
Oggi il voto per il vicepresidente. Fascicolo a Perugia che imbarazza il leader Unicost
Il responsabile giustizia del Pd ai tempi di Renzi potrebbe davvero diventare oggi vicepresidente del Csm. Sono due i candidati in lizza ma le chance del laico del Pd, David Ermini, superano quelle del laico fatto eleggere da M5s, il docente Alberto Maria Benedetti. Entrambi, fino a ieri sera, erano a pari voti: 11 a 11.
L’ago della bilancia saranno i capi di Corte, membri di diritto: il presidente Giovanni Mammone e il Pg Riccardo Fuzio. E pare che Ermini abbia più frecce al suo arco. I centristi di Unicost si sono allineati ad MI e hanno scelto di votare un uomo di partito. Dunque, il pressing di MI, soprattutto del suo ex leader, Cosimo Ferri, deputato del Pd, è riuscito. Dentro Unicost, sarebbe stato favorevole a Ermini invece Luca Palamara, consigliere uscente e leader influente.
PROPRIO PALAMARA, ex presidente Anm, è investito da un’ondata di veleni. Nei palazzi di giustizia romani si parla da giorni di un fascicolo che potrebbe imbarazzare il magistrato. Il Fatto ha verificato ed effettivamente la Procura di Perugia ha ricevuto dai pm romani un fascicolo, senza indagati e senza ipotesi di reato, nel quale sono esaminati i rapporti tra Luca Palamara e l’imprenditore Fabrizio Centofanti, arrestato per fatti diversi nel febbraio del 2018 con accuse che vanno dall’associazione a delinquere alle false fatture fino alla corruzione. Dal fascicolo risulterebbe che il pm Palamara, allora consigliere del Csm e quindi fuori ruolo, avrebbe continuato a frequentare Centofanti anche dopo la perquisizione, avvenuta dieci mesi prima dell’arresto nell’aprile 2017.
Un’indagine che potrebbe risolversi in nulla ma che imbarazza Palamara, uomo chiave nella partita in corso al Csm. Sono falliti tutti i tentativi dei togati di Autonomia e Indipendenza,
Pier camillo
Davigo e Sebastiano Ardita e dei quattro consiglieri di Area, capitanati da Giuseppe Cascini di far votare tutti i togati per un candidato che non fosse legato a doppio filo a un partito. Invece proprio Ermini, se non ci saranno sorprese, oggi sarà votato dai 10 togati di Mi e Unicost più il suo stesso voto. Per farcela ha bisogno di 14 voti ma, dalla terza votazione, basterà la maggioranza semplice. Quindi la domanda di tutti è cosa faranno i capi di Corte: Mammone è un ex consigliere Csm di Mi e Fuzio di Unicost. Seguiranno le loro correnti o si asterranno come suggerirebbe il loro ruolo? Per il laico vicino al M5S, Benedetti, ci sono sulla carta solo i sei togati di Area e Aei più i tre “prof” fatti eleggere da M5s (Benedetti, Gigliotti, Donati) più i due laici in quota Lega, Basile e Cavanna.
Solo un ripensamento di qualcuno di Unicost o il voto dei capi di Corte potrebbe far nominare Benedetti ma è improbabile. In questo quadro si inserisce la voce di un fascicolo che riguarda i rapporti tra Centofanti e Palamara.
Si dice che nel fascicolo ci sia un’i nformativa della Guardia di Finanza con la docum e nt a z io n e dei rapporti tra il magistrato e l'imprenditore anche dopo la perquisizione nei confronti di Centofanti dell’aprile 2017.
Nei racconti di corridoio, non nel fascicolo, poi si parla anche di una cena, precedente all’indagine romana su Centofanti, alla quale avrebbero partecipato anche il procuratore Giuseppe Pignatone e il ministro Roberta Pinotti, presenti anche Centofanti e Palamara. Una cena innocente e semi-istituzionale visto che c’erano anche altri personaggi con incarichi pubblici. Il Fatto ha chiesto lumi sulla presunta ce- na a Pignatone, Pinotti e Palamara ma nessuno ha voluto commentare.
Il fascicolo contiene gli accertamenti della Guardia di Finanza sui rapporti Palamara-Centofanti ed era assegnato a tre procuratori aggiunti: Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli. Nel corso dell’estate è stato trasferito a Perugia, procura competente sui magistrati romani, senza che fosse iscritto nessuno nel registro degli indagati e senza un'ipotesi di reato specifica. Sarà il procuratore Luigi De Ficchy, all'esito dell'indagine, a decidere se archiviare tutto senza nemmeno fare un'iscrizione di un reato o di un indagato. E a decidere se rimettere il fascicolo all'attenzione degli organi competenti su eventuali violazioni disciplinari. Compreso il Csm.
L’inchiesta In un’informativa si parla dei rapporti dell’ex pm con l’indagato Centofanti
LUCA PALAMARA Se esiste il reato di amicizia, sono da condannare. Lo conosco dal 2009 e l’ho frequentato con molti pm. Non ho mai chiesto a nessuno dell’indagine
LA STORIA in questione non può restare uno spiffero da usare per le lotte intestine nei corridoi del Csm e della Procura. Se non altro perché l'inchiesta è stata svolta anche da un consigliere del Csm appena eletto e leader di Area, come Giuseppe Cascini, e riguarda (anche se non è indagato) un consigliere del Csm uscente, Palamara, che a sua volta è il leader della corrente Unicost. “Io sono tranquillo – spiega al Fatto Luca Palamara – perché non ho fatto nulla di male. Conosco Centofanti dal 2009 e l'ho frequentato con molti magistrati e anche con ufficiali della Finanza. Se c'è stata una vacanza con lui non ci vedo nulla di male. Io ero fuori ruolo, al Csm, non alla Procura di Roma quando lui è stato perquisito dai miei ex colleghi. Non mi sono mai permesso di chiedere a nessuno nulla su quell’indagine”. Nulla da rimproverarsi per la scelta di continuare a frequentarlo dopo l’inizio dell’indagine prima dell’arresto? “Se esiste il reato di amicizia – prosegue Palamara – io sono da condannare. Dal punto di vista umano non lo ho scaricato dopo la perquisizione. Mi auguravo che riuscisse a dimostrare la sua innocenza. Con il senno di poi ho sbagliato ma con il senno di prima no. Certo mi dispiace molto che questa notizia esca in questo momento e ci vedo una manovra dietro. Mi tutelerò nelle sedi opportune”.