I crimini del monastero
Zenone, monaco ucciso (o forse suicida): era testimone dell’assassinio del vescovo Epifanio
Per risolvere un caso simile forse non basterebbe neppure Guglielmo da Baskerville, il frate francescano protagonista de Il nome della rosa, il best-seller di Umberto Eco, poi film di Jean Jacques Annaud con protagonista Sean Connery. Lo scenario, al netto dei credi, dei tempi e dei protagonisti, ha analoghi tratti torbidi. Non siamo nel Medioevo, ma nel Ventunesimo secolo, non nel Nord Italia, ma in Egitto. Ieri mattina il corpo senza vita di un monaco è stato trovato all’interno del monastero ortodosso di Deir al-Muharraq.
Per risolvere un caso simile forse non basterebbe neppure Guglielmo da Baskerville, il frate francescano, protagonista de Il nome della rosa, il best- seller di Umberto Eco, portato in sala da Jean Jacques Annaud con protagonista Sean Connery. Lo scenario, al netto dei credi, dei tempi e dei protagonisti, ha analoghi tratti torbidi. Non siamo nel XIV secolo, nel Medioevo, ma nel Ventunesimo secolo, non nel Nord Italia, ma in Egitto.
Ieri mattina il corpo senza vita di un monaco copto è stato trovato all’interno del monastero ortodosso di Deir al-Muharraq, nel sud del Paese. Le indagini ufficiali, per ora, parlano di una morte naturale, divise tra il suicidio e il malore fatale. Il monaco, di nome Zenone, è stato visto dai confratelli torcersi dal dolore all’interno della sua cella, prima di esalare l’ultimo respiro. Fitte allucinanti allo stomaco poco prima della preghiera. Nel momento dell’a ttacco fatale, il monaco Zenone era solo nella sua stanza, dunque nessuno avrebbe assistito alla genesi del malessere. Una ricostruzione, quella della polizia locale, che non farebbe una grinza, se il personaggio coinvolto non avesse un passato recente scomodo, o quantomeno sospetto.
Lo stesso Zenone, infatti, stando a una nostra fonte confidenziale, alla fine dello scorso luglio è stato testimone oculare di un efferato omicidio avvenuto sempre dentro un altro monastero. E proprio oggi, secondo altre fonti della sicurezza, avrebbe dovuto testimoniare su quel delitto. Con Zenone ci sarebbero altri cinque monaci coinvolti nell’inchiesta, tutti ostili all’abate ucciso.
IL LUOGO ERA DIVERSO: il monastero di Santo Macario, nel deserto a nord-ovest del Cairo. Zenone capitò nel posto sbagliato al momento sbagliato, ossia durante l’assassinio del vescovo Epifanio, ucciso con un tubo d’acciaio da due monaci del monastero. Fatali i colpi al cranio. Tanti e diversi i moventi dell’omicidio, nessuno confermato, dalla semplice antipatia tra i protagonisti all’interpretazione dell’uso dei social network per i monaci, passando per ragioni spinose e piccanti. Ci vollero due settimane per far emergere la notizia di quel tragico episodio, con le autorità copte, guidate da Papa Tawadros (Teodoro), poco inclini a far debordare il fatto fuori dell’ambito religioso.
I due presunti assassini, Wael Saad e Remon Rasmi Mansour, in attesa dell’esito del processo penale, sono stati espulsi dalla chiesa. Il primo, in particolare, l’autore dell’aggressione. Uno dei testimoni oculari dell’episodio era proprio Zenone, punito per aver collaborato alle indagini, perciò spostato nel monastero vicino ad Assiut. Qualche dubbio sulla sorte di
Segreti d’Egitto L’omicidio del prelato forse per un diverbio sull’uso dei social o per questioni private
Zenone, alla luce del drammatico precedente, resta. La polizia ha trovato dei medicinali nella sua cella, a consegnarli proprio i vertici del monastero. Una gestione sospetta, quasi si volesse indirizzare l’indagine verso il gesto volontario e cancellare qualsiasi ipotesi alternativa. Al contrario, la possibilità che il monaco Zenone possa essere stato ucciso premeditatamente è molto concreta. Testimone scomodo e, dunque, da eliminare.