Terzo Valico, Toninelli ferma i fondi La furia leghista: “Violati i patti”
Archiviato lo scontro su Autostrade, è sulle grandi opere che esploderà la diversità di vedute tra gli alleati di governo. Un esempio di quello che potrà succedere lo si può vedere sul Terzo Valico, il collegamento ferroviario – e ssenzialmente merci – che dovrebbe collegare Genova e il porto alla Pianura Padana: 53 km che arrivano a Tortona, passando per Novi Ligure, per un costo di 6,2 miliardi.
NEI GIORNI scorsi il ministero delle Infrastrutture, o meglio il ministro Danilo Toninelli (M5S) ha bloccato i fondi per il sesto lotto, 791 milioni destinati al Cociv, il consorzio dei costruttori (Salini Impregilo, Condotte, e Gavio) commissariato dall’Anac dopo le inchieste di Genova e Roma sui subappalti truccati. I fondi erano previsti nel decreto su Genova. Per la verità erano entrati a sorpresa nell’ultima bozza, dalla quale però sono stati “e- spulsi” su input del ministro prima che il testo venisse inviato al Tesoro perché venissero trovate le coperture.
La decisione ha fatto infuriare il presidente della Liguria, Giovanni Toti, forzista a capo di una giunta a trazione leghista e pasdaran delle grandi opere: “Sarebbe devastante per il sistema ligure e per le aspettative dell’opinione pubblica”. È per questo che già martedì aveva chiesto di “ripartire da zero con il decreto”. È toccato al sottosegretario alle Infrastrutture in quota Lega, il genovese Edoardo Rixi, svelare il malumore verso gli alleati di governo: “Il Terzo Valico è un’opera fondamentale. Non si può tornare indietro. Pacta sunt servanda”. I patti sarebbero quelli con i 5Stelle. In realtà ai piani alti del ministero parlano senza mezzi termini di “man ina ” p er spiegare come sia finito quel comma nel testo sul quale non c’era nessun accordo politico.
Le lamentele di Toti e Rixi riguardano anche il miliardo destinato al Terzo Valico, già approvato dal Cipe, ma fermo perché Rfi, la controllata delle Ferrovie, stazione appaltante dell’opera, non ha dato il via libera. Il motivo dello stop è semplice: come previsto dal contratto di governo, appena insediatosi Toninelli ha avviato una struttura di missione con 14 esperti incaricati di redigere un’analisi costi-benefici delle grandi opere in cantiere. Quella che il predecessore, Graziano Delrio, ha sempre promesso e mai realizzato, accelerando invece l’avvio dei lavori. Quelli del Terzo Valico, peraltro, paiono meno avanzati di quanto si credeva (è stato concluso il 30% dei lavori).
L’ANALISI, che sarà fatta anche su altre opere come il Tav Torino-Lione o la Brescia-Padova (che Delrio ha autorizzato tre giorni prima di lasciare il ministero) dovrebbe chiudersi in tempi non lunghi. Che l’opera serva sono in tanti però a dubitarne. Nel 2014 fu Mauro Moretti, capo delle Ferrovie, a definirla inutile: “Da Genova a Milano è giusto che le merci vadano in camion. In nessun altro Paese per fare 150 chilometri si va con le ferrovie”. L’unica analisi costi-benefici ufficiale risale al 2002 e fu fatta dal Cociv. Prevedeva stime di traffico poi rivelatesi infondate. Quelle indipendenti, seppur con dati parziali, hanno mostrato un quadro assai dubbio sull’utilità della nuova linea. Ora tocca agli esperti del ministero, che dovranno pure valutare se la spesa già effettuata renda comunque antieconomico fermare i lavori. In caso di bocciatura, si valuteranno alternative più utili.