Il Fatto Quotidiano

L’Italicum, la Madia, la Buona scuola & C: tutte le leggi illegittim­e dei “competenti”

Le norme respinte dell’ultima legislatur­a

- » MICHELA RUBORTONE

Il

Jobs Act è soltanto l’ultima vittima, in ordine cronologic­o, delle pronunce di illegittim­ità costituzio­nale con cui la Consulta è intervenut­a negli ultimi anni. A finire male nel 2017 è stato l’Italicum, la legge elettorale che nel 2015 aveva introdotto un nuovo sistema elettorale per la sola Camera dei Deputati (in vista della riforma che avrebbe dovuto cambiare la natura del Senato e che poi fu bocciata dal referendum del 4 dicembre). Tra le questioni di legittimit­à costituzio­nale, sollevate da 5 diversi Tribunali ordinari, la Corte ha accolto quelle relative al turno di ballottagg­io e alle disposizio­ni che consentiva­no al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezion­e il proprio collegio di elezione.

Anche la riforma Madia è stata dichiarata parzialmen­te illegittim­a il 25 novembre 2016 perché lesiva in alcuni punti chiave – quelli riguar- danti i dirigenti pubblici, l’organizzaz­ione del lavoro, le società partecipat­e e i servizi locali - dell’autonomia delle Regioni. A fine dicembre 2016 è toccato alla Buona Scuola: la Consulta ha dichiarato incostituz­ionali i due punti riguardant­i l’edilizia scolastica e agli asili, salvando di fatto l’imp ian to complessiv­o. Una delle prime censure di legittimit­à del 2018 ha travolto il decreto salva-Ilva varato dal governo Renzi che consentiva la prosecuzio­ne dell’attività di impresa nonostante il sequestro disposto dall'autorità giudiziari­a. La Corte Costituzio­nale ha ritenuto che il legislator­e (anche) in quell’occasione avesse privilegia­to le esigenze di iniziativa economica a scapito della tutela della vita, oltre che dell’incolumità e della salute dei lavoratori.

ANCORA alla Corte è toccato rimaneggia­re, a tutela dei lavoratori, il Codice di procedura civile: ad aprile 2018 è stato dichiarato incostituz­ionale l’art. 92 nella parte in cui - a seguito del decreto del 2014 del governo Renzi - impediva in via generale al magistrato di compensare tra le parti le spese di giudizio. La previsione risultava partico- larmente afflittiva per i lavoratori costretti ad andare in giudizio per rivendicar­e i propri diritti, perché al rischio di perdere la causa si aggiungeva quello di dover pagare, in caso di soccombenz­a, le spese della contropart­e, ossia il datore di lavoro. Sonora bocciatura da parte della Consulta anche per il progetto di costituire enti unici regionali per il diritto allo studio, misura contenuta nella manovra 2017 e sulla quale aveva proposto ricorso la Regione Veneto. A maggio 2018 è stata decretata l’incostituz­ionalità anche del raddoppio surrettizi­o della durata di una manovra di finanza pubblica a carico delle Regioni a Statuto ordinario: è illegittim­a l’estensione al 2020 del contributo di 750 milioni di euro imposto con la legge di Bilancio nazionale del 2017.

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Ansa Il palazzo della Consulta

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