L’Italicum, la Madia, la Buona scuola & C: tutte le leggi illegittime dei “competenti”
Le norme respinte dell’ultima legislatura
Il
Jobs Act è soltanto l’ultima vittima, in ordine cronologico, delle pronunce di illegittimità costituzionale con cui la Consulta è intervenuta negli ultimi anni. A finire male nel 2017 è stato l’Italicum, la legge elettorale che nel 2015 aveva introdotto un nuovo sistema elettorale per la sola Camera dei Deputati (in vista della riforma che avrebbe dovuto cambiare la natura del Senato e che poi fu bocciata dal referendum del 4 dicembre). Tra le questioni di legittimità costituzionale, sollevate da 5 diversi Tribunali ordinari, la Corte ha accolto quelle relative al turno di ballottaggio e alle disposizioni che consentivano al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio di elezione.
Anche la riforma Madia è stata dichiarata parzialmente illegittima il 25 novembre 2016 perché lesiva in alcuni punti chiave – quelli riguar- danti i dirigenti pubblici, l’organizzazione del lavoro, le società partecipate e i servizi locali - dell’autonomia delle Regioni. A fine dicembre 2016 è toccato alla Buona Scuola: la Consulta ha dichiarato incostituzionali i due punti riguardanti l’edilizia scolastica e agli asili, salvando di fatto l’imp ian to complessivo. Una delle prime censure di legittimità del 2018 ha travolto il decreto salva-Ilva varato dal governo Renzi che consentiva la prosecuzione dell’attività di impresa nonostante il sequestro disposto dall'autorità giudiziaria. La Corte Costituzionale ha ritenuto che il legislatore (anche) in quell’occasione avesse privilegiato le esigenze di iniziativa economica a scapito della tutela della vita, oltre che dell’incolumità e della salute dei lavoratori.
ANCORA alla Corte è toccato rimaneggiare, a tutela dei lavoratori, il Codice di procedura civile: ad aprile 2018 è stato dichiarato incostituzionale l’art. 92 nella parte in cui - a seguito del decreto del 2014 del governo Renzi - impediva in via generale al magistrato di compensare tra le parti le spese di giudizio. La previsione risultava partico- larmente afflittiva per i lavoratori costretti ad andare in giudizio per rivendicare i propri diritti, perché al rischio di perdere la causa si aggiungeva quello di dover pagare, in caso di soccombenza, le spese della controparte, ossia il datore di lavoro. Sonora bocciatura da parte della Consulta anche per il progetto di costituire enti unici regionali per il diritto allo studio, misura contenuta nella manovra 2017 e sulla quale aveva proposto ricorso la Regione Veneto. A maggio 2018 è stata decretata l’incostituzionalità anche del raddoppio surrettizio della durata di una manovra di finanza pubblica a carico delle Regioni a Statuto ordinario: è illegittima l’estensione al 2020 del contributo di 750 milioni di euro imposto con la legge di Bilancio nazionale del 2017.