CSM, LE GARANZIE DEL VICEPRESIDENTE
Grava un alone di incertezza sull’elezione, a partire da oggi, del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, compresa l’eventualità (rara ma non unica: nel 2002 fu eletto, governando il centrodestra, un consigliere espresso dall’opposizione) che sia preposto un componente riferibile alla minoranza parlamentare... All’analisi del merito della questione è utile premettere qualche considerazione sulla sua genesi prossima.
L’elezione dei laici, da parte del Parlamento in seduta comune, lo scorso 19 luglio, alla prima votazione (richiedente l’altissimo quorum, di solito non raggiunto, dei due terzi degli aventi diritto al voto), si presta a due contrapposte considerazioni.
LA PRIMA, di ovvio segno positivo, indica che una saggia prova di efficienza è stata fornita dalle Camere riunite. L’altra, che potrebbe profilarsi come causa prossima dell’attuale incertezza, segnala, al contrario, sintomi di precipitazione (che il Movimento 5 Stelle ha tentato di arginare con una rocambolesca indizione di primarie da svolgersi nelle successive 8 ore e alla vigilia della seduta parlamentare), sotto un duplice aspetto: l’eccessivo anticipo ( oltre due mesi rispetto alla scadenza del Consi- glio in carica) e, correlativamente, lo scarso controllo incrociato – causato, appunto, dalla fretta – sulle candidature proposte dai vari partiti. Le conseguenze sono oggi evidenti e perniciose: è mancata l’accurata verifica preventiva, di cui si lamentano adesso le conseguenze, circa l’indipendenza dei candidati da interessi politici, economici nonché l’assenza di posizioni ideali contrastanti con l’indipendenza dell’ordine giudiziario e, per converso, il possesso di tali doti di autorevolezza ed esperienza da costituire il giusto viatico per ambire alla successiva vicepresidenza. In effetti, si tratta degli argomenti che, di volta in volta, vengono agitati in questi giorni a favore o contro i vari candidati le cui aspirazioni appaiono sempre più mobili e fluttuanti. Seppur sembri apprezzabile (anche se potenzialmente ingenua) la tendenza del Movimento 5 Stelle a non esercitare indebite influenze sulla componente togata, è da rilevare che a chiarire dubbi e meglio lumeggiare la personalità dei candidati potrebbero contribuire alcuni elementi rilevanti.
In primo luogo, dovrebbe essere rinverdita l’idea ( pubblicamente, ma infruttuosamente, propugnata dal gruppo di Magistratura Democratica a ll ’ insediamento del Consiglio del 1998) di rendere preventivamente conoscibili le candidature e di discuterle pubblicamente, corredandole dell’illustrazione delle idee e dei programmi del vicepresidente proposto su una pluralità di questioni essenziali.
Tra di esse si possono menzionare le seguenti: il ruolo del Comitato di Presidenza e la possibilità, oggetto di possibile modifica regolamentare, di estenderne la composizione ad altri componenti eletti oltre il vicepresidente, rispettando la proporzione costituzionalmente voluta tra laici e togati; i criteri per la composizione della Sezione disciplinare, la distribuzione degli affari tra i relativi componenti, la fissazione, secondo metodi predeterminati, del calendario delle udienze; l’incompatibilità tra l’appartenenza alla Sezione disciplinare e quella alla prima commissione, competente in materia di trasferimenti d’ufficio; l’atteggiamento da tenere in relazione a pronunce del Giudice amministrativo di annullamento di provvedimenti consiliari, in particolare in materia di incarichi direttivi e semi-direttivi; i rapporti con la Scuola superiore della magistratura e la preservazione delle prerogative consiliari in tema di formazione; gli orientamenti da assumere a tutela di singoli magistrati colpiti da dichiarazioni o iniziative lesive del prestigio loro e della stessa Magistratura; l’investitura dell’assemblea plenaria della funzione di formare annualmente le Commissioni referenti.
NAT URAL MENT E l’elenco potrebbe proseguire. Se ne potrebbe trarre spunto per evitare voti ciechi o figli di inconfessabili accordi politici, sì da rispettare sia il voto parlamentare sia quello di migliaia di magistrati, che di certo hanno il diritto di conoscere in tempo le ragioni che orientano i loro eletti a votare un determinato candidato alla vicepresidenza.