Lutti, separazioni, sfighe Gli ospiti della disgrazia
Il “male” esposto Non c’è solo Lory Del Santo che piange un figlio morto e chiede redenzione attraverso un reality
Quando Lory Del Santo, durante l’intervista televisiva a Verissimo, annuncia la morte del figlio, morte non naturale, dunque un suicidio, lo sgomento inenarrabile ha investito probabilmente molti di noi. L’irreparabilità di una tragedia così imperscrutabile avrebbe preteso un silenzio definitivo. Se ci lasciassimo tentare dal giudizio potremmo persino aggiungere: perché dirlo? Perché in un’intervista? Ma il rutilante ingranaggio del pietismo spinto è già un concept e sta solo provando i motori. Eccolo il caso umano. La soubrette dovrebbe partecipare al Grande Fratello Vip. Annuncio anche questo da far tremare le vene dei polsi. Il dolore è stato devoluto senza purificazione in un lancio di agenzie. Diventa il promo del format meschino (meschino nell’ufficiatura in loop della vita ordinaria e cafona).
Nondimeno, a un certo punto della storia letteraria (la più recente), qualcosa deve essere successo. Qualcosa che – dal nero Pasolini – abbia finito di celebrare i poeti e argomentato piuttosto, su tomi di critica pura, fenomenolo- gie chiamate Fabio Volo, Federico Moccia, starlette del web. Cosa è successo? Tra i poeti e il melenso, abbiamo infilato una terza rincuorante opzione: l’effettismo. Quindi autori portatori di casi umani.
PERCHÉ ABBIAMO bisogno di casi umani? Tra Pasolini e il melenso.
Il divertente conflitto tra voyeurismo e pruderie tuttavia ci ha stufato da un pezzo, era la novità escogitata da Costanzo, ma parliamo di mezzo secolo fa, la sua curiosità demoscopica era genialità. Non sappiamo cosa farcene oggi. Dai separételevisivi alle metaforiche terrazze intellettuali: anche lì, senza caso umano, ci si annoia a morte. Devitalizzato il talento, costretto in giudizio e in contumacia una qualsiasi forma di idea eversiva, la letteratura parla in sospiri mocciani (oggi il neologismo usa nuovi lemmi, ci sono i degni successori) o nel pietismo strategico e marchettaro. Non è l’autore a realizzarlo con partecipe considerazione, l’autore ha una certa innocenza in principio, l’operazione confessione “nuda e pura” la chiama disvelamento. È tutto molto greve e consapevole nelle intenzioni. Eppure nessuno sfugge alla seduzione peraltro caduca e esangue di finire in un mortaio dove filtrare le impurità e trattenere il grano buono. Piantare la gramigna, in luogo di erbe migliori. Il dolore diventa circense e pantomimico mentre nutre la noia dei suoi destinatari.
Sono loro stasera i migliori che abbiamo ( cit.)? I portatori di casi umani in tv. Le Lecciso al plurale
(ne basterebbe una per evocare scenari apocalittici), la solita D’Urso che raduna allegramente i panni sporchi di non meglio identificate celebrità, nel disordine mediocre a cui costringe la buonafede di un pubblico oramai imbonito. Mutandine da lavare in pubblico, è la specialità del suo salotto.
Fa un po’ specie. Sono loro stasera i migliori che abbiamo? I portatori di casi umani nelle lettere. Non la chiamiamo letteratura. La regola televisiva e onnicomprensiva, applicabile a tutti gli ambiti. Lutti, separazioni, sfighe personali. Trasformazioni taumaturgiche dell’autore in guru di qualcosa. Padre esemplare: diventa esemplarissimo e ogni cosa che dirà sarà sempre più esemplare. Il suo target in letteratura è: il padre esemplare. E ci scriverà altri libri sopra, probabilmente. Che rimanga un padre esemplare. Ripetere l’aggettivo all’infinito. Esemplare. Il caso umano è un concept. Il dolore, che scongiuri ogni altra avversità, ad esempio il talento. Tutto fuorché il talento, fine a se stesso. Il talento e nient’altro.
Il caso L’ex showgirl e attrice, oggi produttrice Lory
Del Santo ha detto in una intervista tv a Verissimo che suo figlio Loren, 19 anni appena, si è tolto la vita. Soffriva di “anedonia”, disturbo psichiatrico che non fa percepire il piacere Salotti e lacrime Il dolore diventa circense e pantomimico mentre nutre la noia dei suoi destinatari